28 Gennaio

 

 

SILVIO TOMASI (sacerdote)

 

NATO:

Motta di Costabissara, VI - 21.5.1937

Temporanea 25.9.1954

Perpetua 22.5.1958

Ordinazione 24.6.1962

Morto a San Leonardo 28.1.2020

Anni 82

 

 

 

Silvio nasce a Motta di Costabissara (Vicenza) il 21 maggio 1937, da Ernesto e Busolo Maria. Entra a Cadellara il 1° settembre del 1948. Nel 1953-54 fa il Noviziato a Cadellara con P. Luigi Dusi; 1ª professione il 25.9.1954; la professione perpetua il 22.5.1958; il presbiterato il 24.6.1962. È stato prossimo alla morte dopo l’incidente del 13 gennaio 1963, mentre era prefetto dei postulanti e insegnante. Nel 1965 è viceparroco a S. Benedetto in Valdonega, e l’anno dopo viceparroco alla SS. Trinità. Nel 1967-68 è superiore a Via Mameli e incaricato dei Fratelli. Nel 1968-70 è superiore a Malosco e maestro dei novizi. Dal 1970 al 1976 è consigliere provinciale e prefetto dei chierici a S. Leonardo. Nel 1973-74 è in ZAI, Via Leida, con i chierici che fanno esperienza di lavoro. Di nuovo è maestro dei novizi e poi superiore nella Casa di Accoglienza alle Stimate, in vicolo Terese, e insegnante di religione. Nel 1980 si laurea in Diritto Canonico e diventa ufficiale del tribunale regionale Triveneto. Dal 1982 al 1988 è parroco alla SS. Trinità di Verona, dove prosegue la ristrutturazione della chiesa e fa costruire le opere parrocchiali. Poi fino al 2000 è a S. Agata in Roma, procuratore generale, Vicario generale dopo la morte di P. Mutterle, rettore della chiesa, e difensore del vincolo presso la Rota Romana. Nel 2000-2004 è Direttore del Convitto ed economo a Udine, dove promuove la messa a norma di tutto il complesso ottenendo i finanziamenti regionali. Dal 2004 al 2010 è a Gemona, dove ristruttura e dirige la casa di Accoglienza e funge da parroco a Montenars. Dal 2010, dopo una operazione al cuore, è alle Stimate, Rettore della chiesa, mantenendo gli impegni di Postulatore generale e collaboratore nel Tribunale ecclesiastico sia Triveneto che a Roma. L’avanzare negli anni non lo ferma, ed è confessore presso le Suore del Baldo a Casa Betania e in Casa Madre, presso le Suore della Misericordia e le Canossiane. Dovunque è stato l’uomo dei contatti, della “familiaris conversatio cum proximis”, pieno di umanità e di spirito evangelico. Nei molti incarichi che gli sono stati affidati ha dato il meglio di sé, con competenza, preparazione, fiducia nei collaboratori, con quel sano buon umore che lo ha accompagnato fino alla fine. Grazie, P. Silvio, per la tua testimonianza.

A settembre P. Silvio va a Roma per l’ultima volta, perché sente che si stanca più del solito. Si rende conto che cala di peso e si fanno sentire dolori intestinali insoliti e persistenti. Il sospetto della presenza di un “brutto male” gli fa pensare e parlare spesso della concreta possibilità di essere alla fine. Il sospetto diventa certezza a metà dicembre con l’arrivo dei risultati della tac, e la costatazione che non si può operare né ricorrere a terapie, data la estrema debolezza a cui è arrivato. È impressionante la serenità che comunica a tutti nel parlare chiaramente della sua situazione, accettando subito la prospettiva di una fine vicina. Fin che può concelebra in chiesa seduto, poi con gli studenti in cappella, poi deve accontentarsi della comunione quotidiana in stanza. Anche a tavola viene finché ce la fa, nonostante riesca solo ad assaggiare qualche cosa. Non gli manca lo humor, il richiamo a ricordi lontani. La sera del 26 dicembre 2019 durante il Vespro della Comunità riceve l’Unzione degli Infermi dal Superiore Provinciale Silvano Nicoletto, con l’imposizione delle mani di tutti i presbiteri. Risponde al telefono e fa buon viso alle visite. Ma il male procede, visibilmente. La sera del 16 gennaio cade in camera con la rottura del femore. Il giorno dopo viene ricoverato in ospedale, ma i medici indugiano a decidere se operarlo, date le condizioni generali; poi si rassegnano e il 24 passa direttamente a S. Leonardo, nella stanza da poco lasciata da fr. Quinto. Aveva chiesto di andare a S. Leonardo, quando si è reso conto che serviva un’assistenza specialistica. Ha accolto visite fino al giorno 27, edificando per la serenità e l’abbandono. Il Signore lo ha chiamato nella notte, alle prime ore del 28 gennaio 2020. Il funerale verrà celebrato venerdì 31 gennaio 2020, alle ore 16.00, nella Parrocchia della SS. Trinità in Verona, dove fu parroco dal 1982 al 1988. Verrà tumulato nella nostra tomba degli Stimmatini al Cimitero monumentale di Verona, presso la rotonda dei “Beneficis in Patriam”, accanto ai tanti confratelli deceduti negli ultimi 25 anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inglese  

 

 

28.1.2020 Comunicazione del superiore Generale Rubens Miranda

 

Cari confratelli, buongiorno. Vi comunico che questa mattina, alle ore 2,25 del 28 gennaio 2020, si è santamente addormentato nel Signore Padre Silvio Tomasi. P. Silvio è nato a Costabissara (Vicenza), il giorno 21 maggio 1937, si è unito alla nostra Congregazione da adolescente. Dopo gli studi regolari in filosofia e teologia, si è laureato in Diritto Canonico e si è specializzato anche in altre aree di conoscenza, al fine di servire meglio la Congregazione e la Chiesa.
Per tutta la sua vita, sempre con la massima generosità e profonda preparazione ha esercitato la funzione di parroco, maestro dei novizi, consigliere provinciale e generale, postulatore generale della nostra Congregazione e altre Congregazioni religiose, addetto presso il Tribunale della Rota Romana e come Rettore della Chiesa di Sant'Agata a Roma e, attualmente, della Chiesa delle Stimmate a Verona.
P. Silvio, che aveva una grande facilità di comunicazione ed era sempre molto sollecito, gentile e accogliente, riuscì a conquistare una moltitudine di amici ovunque andasse. Scoprendo, dopo gli esami medici effettuati lo scorso autunno, che il cancro si stava diffondendo nel suo corpo, con serenità e pazienza ha sopportato tutte le difficoltà e i dolori causati da questa malattia. Quando l'ho visitato a Verona, subito dopo Natale, per stare con lui in quel momento speciale e difficile della sua vita e per dargli l'unzione dei malati, poiché era consapevole che la fine della sua vita si stava avvicinando, la sua fede, la sua serenità e la sua irremovibile fiducia in Dio, Nostro Signore, mi hanno edificato molto. Ringraziamo il Signore per la vita e per la testimonianza religiosa e sacerdotale di don Silvio. Possa il Signore ricompensarti, caro Silvio, per tutto il bene che hai fatto, specialmente per il suo generoso e delicato servizio alla Congregazione e alla Chiesa. Riposa in pace, buono e fedele servitore.
Essendo in Brasile, non potrò essere presente al funerale venerdì prossimo a Verona, ma vi sarà il Vicario Generale, P. Claudio Montolli, e P. David Kalyosi, Consigliere Generale.
Il Padre Generale

 

 

Funerale omelia di Giampietro De Paoli

"Esultai quando mi dissero: andremo alla Casa del Signore"

(Salmo 121; Rm. 8,28.31-39, Mt 5, 1-12)

La Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato credo ci sia familiare: le beatitudini, che aprono il bel discorso della Montagna, dal Vangelo di Matteo ed il bel testo di Paolo ai Romani, che è un inno all'amore, Fondamento di ogni speranza. 

Il cammino tra noi di padre Silvio si è concluso. Affidiamo questo nostro fratello alla misericordia di Dio, quella misericordia di cui tutti abbiamo bisogno, che colma i vuoti del nostro vivere, e ci accoglie nel nostro morire: un abbraccio che ci introduce nella casa del Padre, che realizza ogni nostro desiderio d'amore nella pienezza di quella vita che non ha tramonto. 

Le ultime settimane di p. Silvio sono state cariche di fatica; aveva piena coscienza della gravità della situazione, che si rivelava sempre più irrimediabile, ma si poneva, nello stesso tempo, davanti alla realtà che sempre più chiaramente si manifestava. Sempre più esplicito emergeva un sereno atteggiamento di abbandono fiducioso. Non si è lasciato morire, ma ha scelto di vivere l'approssimarsi del suo morire. 

Aveva presente la realtà che stava vivendo e che lo circondava: accolse con riconoscenza le frequenti visite dei confratellie delle persone che volevano manifestargli la loro vicinanza, il loro affetto, dirgli il loro grazie. Ma - il più delle volte - dopo qualche minuto, chiudeva gli occhi, in un abbandono che lo apriva al dialogo con il Signore. Ha sempre avuto una memoria pronta, e questa memoria lo ha accompagnato fino in fondo. Chi gli ha fatto visita (anche negli ultimi giorni) ha colto in don Silvio una permanente lucidità. 

Tra le veloci annotazioni delle ultime settimane di vita, ne riprendo una, coinvolgente: «Vogliamo noi conoscere Gesù? La conoscenza di Cristo comporta non il sapere tutto su di lui, ma l'entrare nella sua vita per parteciparla e farne l'esperienza. Per conoscerlo esperienzialmente bisogna impegnarsi ad imitarlo in tutto e allora, le nostre allergie alla sofferenza, al non essere apprezzati, la paura di essere tenuti in poco conto, tutto questo resistere è resistenza alla conoscenza esperienziale di Gesù. Quando soffriamo, sia fisicamente che spiritualmente, dobbiamo pensare (e fare) come gli apostoli, che andavano fieri di poter soffrire qualcosa per il nome di Gesù. Fieri di sentirci annoverati come collaboratori della redenzione del mondo». 

Don Silvio annota ancora: «Quando celebriamo la Messa, nella consacrazione ripetiamo le parole di Gesù, che ha detto: Fate questo in memoria di me: il sangue di Gesù è sparso su noi e su tutti, ma bisogna che il nostro sangue passi dal nostro cuore sulle nostre fragilità, sui nostri difetti, per diventare per noi redenzione». 

Qualche annotazione ancora, su alcuni passaggi della sua vita, sempre preziosa, fino alla fine.  

Ricordo il suo volto di ragazzo quando ci incontrammo nella scuola apostolica di Cadellara: era il 1948. Ci accolsero, per quel primo anno, il p. Armani, Direttore, p. Tolameotti, padre spirituale, p. Berlanda, insegnante ed economo e fratel Abraham. 

Con noi c’era un gruppo di Novizi, per noi erano quasi preti ormai, anche se avevano solo pochi anni di più. Iniziammo lì il nostro cammino formativo, per passare poi a Sezano e infine a S. Leonardo, accanto al Santuario in costruzione.  

Quattordici anni che ci formarono culturalmente e spiritualmente, aiutati da altri sacerdoti, ai quali siamo sempre riconoscenti, p. Longo Fausto, p. Mario Moser, p. Ignazio Bonetti, p. Cappellina: anni di impegno e di gioia nel maturare delle tappe, la professione religiosa, e poi l'ordinazione sacerdotale. Anni belli nei quali i nostri formatori ci insegnarono ad amare un cammino spirituale ricco di vita e di attesa per il nostro futuro da missionari. 

Appena sacerdote, don Silvio divenne educatore. Continuerà ad esserlo lungo tutta la sua vita, anche se altri onerosi compiti di responsabilità si susseguiranno (direttore di opera, superiore di comunità, maestro dei novizi, consigliere generale, parroco, procuratore per cause di beatificazione, avvocato rotale, etc.). 

All'inizio del suo sacerdozio don Silvio sopravisse ad un grave incidente nel quale persero la vita tre giovani sacerdoti. Dei cinque in macchina, che al mattino della domenica si portavano in vari paesi per aiutare nel ministero, ne morirono tre, e uno, don Silvio, ebbe una lunga degenza, segnata anche da quella che sembrava essere un'estrema unzione, ma alla fine si ritrovò in salute. Nella sua scherzosità non mancava di sottolineare come fosse stato giudicato immaturo per il Cielo! 

Vorrei or toccare qualche aspetto del suo cammino spirituale.

Nella sua sensibilità cercò ed accolse istanze da diverse fonti, Inizialmente - da buon vicentino - la sua devozione fu indirizzata, alla Madonna di Monteberico: aveva ricevuto anche dai padri Serviti, il nome di uno dei sette santi Fondatori. Portava con sé il ricordo della tenerezza mariana imparata fin da bambino. 

Poi, ad undici anni entrò tra gli Stimmatini e qui fu aiutato ad approfondire la sua formazione alla scuola di san Gaspare. Ne divenne fedele discepolo. Studiò, come tutti noi, la spiritualità di san Gaspare, ma poté nutrire sempre più questa spiritualità per la familiarità che ebbe con i suoi educatori. Furono maestri importanti per lui don Mario Moser, padre spirituale, morto ancor giovane), il p. Stofella, studioso e biografo del Bertoni e studioso della sua spiritualità, padre Nello Dalle Vedove, anche lui studioso e biografo del Bertoni (una biografia del santo in sei grossi volumi, oltre libro giovanile sulla dottrina del santo abbandono). Don Silvio fu vero figlio del Bertoni: una ricchezza interiore che rese fecondo il suo cammino di religioso e di prete.

Ebbe modo di fermarsi e approfondire l'insegnamento di sant’Ignazio di Loyola. Una volta prete volle partecipare al mese di esercizi spirituali ignaziani. La scelta contribuì a reimpostare la sua vita spirituale, in profondità ed essenzialità: una spiritualità ricca di preghiera e di dialogo con il Signore, nutrita dalla meditazione della Parola di Dio e dalla testimonianza dei santi. 

Nelle ultime settimane di vita ci ha lasciato anche questa annotazione, con una scrittura non diventata incerta: «Vogliamo conoscere Gesù? Per conoscerlo esperienzialmente bisogna desiderare di imitarlo in tutto e allora le nostre allergie alla sofferenza, al nostro non essere apprezzati, la paura di essere tenuti in poco conto, tutte queste resistenze sono resistenze alla conoscenza esperienziale di Gesù. Quando soffriamo, sia fisicamente, sia spiritualmente, dobbiamo pensare come gli Apostoli che andarono fieri di poter soffrire qualcosa per il nome di Gesu».

Come prete aveva sempre avvertito chiaramente la necessità di condividere il servizio sacerdotale per trasmettere il messaggio evangelico. 

Si incontrò e seppe nutrirsi ad un'altra scuola di vita sacerdotale, la spiritualità del Prado, legata al Beato Chevrier: una spiritualità apostolica di comunione, vivificante specialmente per i sacerdoti, ma anche a laici e suore: «Dobbiamo rappresentare Gesù Cristo nella mangiatoia, Gesù che soffre nella Passione, Gesù che si lascia mangiare nella santa Eucaristia».

La conoscenza di Cristo e la condivisione del suo donarsi è la chiave di tutto! Una spiritualità che sfocia in fraternità, che si costruisce nella imitazione di Cristo, nella forza vivificante della Parola, nella evangelizzazione e nella prossimità con i poveri. Vivere il dono di sé, come servizio. Una spiritualità che può essere riassunta così: Gesù Cristo, la sua Parola e il dono di sé per la evangelizzazione dei poveri.

Don Silvio ha saputo affrontare con serenità e fiducia nel Signore anche nelle ultime settimane della sua vita, mentre il male consumava il suo corpo, ha conservato la lucidità e perfino la battuta scherzosa.  

Sentiva avvicinarsi il momento dell'andare al papà, alla mamma al fratello che l'hanno preceduto, sapeva che le sue membra - che si stavano consumando - avrebbero lasciato posto allo splendore della gloria, a quel "tuffarsi nell'Amore" (in Dio!), come diceva papa Benedetto. 

Oggi noi siamo, uniti alle sorelle, ai nipoti, e quanti si sentono vicini a don Silvio, siamo qui per affidare all'amorosa misericordia del Padre questo fratello, e insieme, ringraziamo il Signore per l'aiuto che questo fratello ci ha dato con la sua serenità, il suo sorriso, la sua esperienza, il suo amore. Lo ringraziamo in tanti, qui raccolti per questo saluto e per la preghiera. 

Ringraziamo il Signore del dono che in don Silvio ci ha dato, la sua amicizia, il suo affetto:

- lo ringraziamo noi Stimmatini, in particolare coloro che lo hanno sentito vicino come fratello, che più a lungo ne hanno condivisa la vita,

- lo ringraziano le persone che lo hanno incontrato come maestro, nella scuola, come padre nel confessionale, nel dialogo fraterno, nei momenti difficili del loro vivere; tante persone che egli ha incontrato nel lavoro apostolico nella parrocchia della santissima Trinità;

- lo ringraziano tante coppie di sposi che don Silvio ha accompagnato all'altare, alle quali ha dato conforto e speranza, tante coppie alle quali ha consentito di ritrovare nuova serenità; lo ringraziano tutti coloro ai quali è arrivata la sua parola di amore e di fiducia; lo ringraziamo insieme per il dono che è stato per noi, per la fede con cui ci ha accompagnato, per la speranza che ha messo nel nostro cuore, per il "si" che abbiamo imparato a dire, per l'amore di Dio in cui ci ha insegnato a credere. Grazie  

Signore per la misericordia con la quale accogli oggi questo nostro fratello, grazie per avercelo donato come testimone e segno trasparente del tuo paterno amore.

 

(0melia in SS. Trinità Verona, S. Messa fun. D. Silvio Tomasi - 31.1.2020.- Ore 16.00 D. G. Depaoli).