LA SPADA DELLA PAROLA DI DIO
2102 Bisogna proprio riconoscere che il sapere di quest’uomo era molto vasto, profondo e del tutto singolare se faceva accorrere in massa all’ascolto i pagani che, generalmente, disprezzavano la semplicità dei cristiani; e qui vi erano allora parecchi ingegni vivaci, e uomini colti e dotti, come lo stesso S. Zeno attesta nei suoi sermoni. E basta leggerli, questi sermoni, per convincersi che non vi era argomento di sapienza divina od umana, di natura speculativa o pratica, che egli non conoscesse a fondo e di cui non parlasse da gran maestro. Per la sua conoscenza di Dio, della sua natura imperscrutabile, delle sue perfezioni, del suo operare, della scienza, della volontà e della potenza divina, egli ci sembra più angelo che uomo.
E con quanta acutezza e serietà ragiona sulla distinzione delle Persone divine, proprio nel momento in cui si dovevano confutare gli eretici! E quanto è elevato e acuto il suo parlare della derivazione di ogni creatura, soprattutto di quelle razionali, da Dio, che è principio e fine di tutto, e della creazione di ciascuna di loro e del governo della divina Provvidenza!
2103 Né si mostra maestro meno esperto quando tratta del cammino della creatura razionale verso Dio, e delle azioni che la conducono alla sua beatitudine o le sbarrano la via. Che dire della sua riflessione sui principi delle azioni umane e le tendenze alla virtù o al vizio: il principio esteriore che ci muove verso il bene, cioè Dio stesso, che con la sua legge ci istruisce, ci aiuta con la grazia sua e di Gesù Cristo, il quale, come uomo, si è fatto per noi Via perché possiamo raggiungere Dio? Chi ha descritto in modo più sottile e chiaro il mistero della sua incarnazione, del parto divino della Vergine Madre, delle vicende gloriose della sua vita, della sua morte salvifica e dei suoi Sacramenti, che ci conferiscono la sua grazia, soprattutto il Battesimo e l’Eucaristia, di cui egli descrive con meravigliosa eloquenza i riti e gli effetti?
2104 Con quali sentimenti, con quale vivacità egli ci parla del fine della nostra vita immortale che noi raggiungeremo risorgendo per virtù di Cristo!
La sapienza divina di questo uomo ammirevole ci appare come se fosse una regina maestosa corteggiata e servita dalle sue ancelle: le scienze più nobili e le arti più belle che formano il lato più gentile del pensiero umano.
Nelle sue opere compaiono belle affermazioni filosofiche, cenni di scienza della natura, grandi intuizioni culturali e tratti piacevolissimi di eloquenza. Il suo stile nervoso, acuto, e nello stesso tempo pacato, ornato e vivo, stringato e al contempo fiorito e colorato, lo rende simile ad Ambrogio o, come dicono altri, egli è l’«Apuleio cristiano», erudito, denso e sintetico.
La sua lingua latina: pura, colta, nobile, elegante, affine a quella dei più grandi autori e nella quale vengono dette molte cose con un tale spirito ed una tale grazie che non esiste una forza di ingegno o di arte capace di esprimerle in modo più acuto e più dolce.
2105 Che ne pensate di questa spada di spirito e fuoco? Ci sarà qualcuno abbastanza coraggioso da pararsi davanti quando quell’uomo forte la impugna e la agita in aria? Io son certo che voi la pensate come quell’antico maestro di arti guerresche che disse: “Nessuno osa offendere una persona se si sa che è superiore nel combattere”; e perciò fa bene a prepararsi alla guerra chi vuole la pace.
Per questo io ho ben detto che S. Zeno per avere la seconda vittoria in pugno non doveva far altro che mostrarsi armato. Chi poteva resistere a quella freccia scelta e piegare la rettitudine di quella santità? Quale scudo si poteva opporre al taglio acuto e doppio di quella spada di sapienza divina?