VISITA ALLA CITTÀ DI PECHINO
Arrivato da Tientsin P. Pancheri, abbiamo potuto prenderci il lusso di visitare un po' la città. Prima era impossibile per la semplice ragione che eravamo soli. La prima visita fu a Mons. Monteigne, tanto buono ed affabile: non c’era nessun servo, lui stesso venne ad aprirci. Lì vicino c’è la cattedrale, il Pee T'ang di Pechino, grande e bella di stile gotico. Lo stesso giorno visitammo pure l'università cattolica retta dai Benedettini americani. Il fabbricato è recente, tutto in stile cinese, maestoso e molto grande. Il P. Cancelliere si degnò, dopo averci offerto il te alla cinese, accompagnarci ai vari gabinetti di studio; insieme con lui v'era pure un sacerdote italiano, che occupa la cattedra di italiano, cattedra istituita dal governo cinese proprio in questi giorni, e si dice con l’intenzione di offrire agli studenti la comodità di poter continuare o perfezionare i propri studi negli atenei d'Italia, di studiare l'organizzazione del Fascismo e d'importarla qualora piacesse nella propria nazione. Gli studenti dell'università sono, si può dire, tutti pagani, saranno più di 500. Bellissimi ed interessanti sono i vari gabinetti scientifici, c’è perfino la macchina che produce i pidocchi, proprio i pidocchi, i pidocchi genuini. E sapete perché? Per una cosa molto importante e che segna anche una nuova scoperta, per ricavarne il siero contro il tifo. Ma andar a cercare proprio i pidocchi? Si non c’è remissione, proprio i pidocchi. E ringraziare quello che ha fatto simile scoperta, perché prima il tifo faceva tra i missionari della Mongolia numerose vittime, e adesso il pericolo sembra al tutto scongiurato, basta una semplice iniezione e tutto è fatto. Vi sembra poco?
No, no, crescano pure e si moltiplichino anche i pidocchi, che il Signore non li ha creati inutilmente. Ben s’intende però che non crescano e si moltiplichino sulla mia schiena, tanto più che adesso c’è la macchina che ci pensa. Tra una cosa e l’altra, dopo aver visto tutto, anche la cappellina completamente cinese, in una profusione di stucchi di colori e di dorature bellissime, siamo giunti in ultima analisi nella... cantina!
Tutti i salmi finiscono in gloria, va bene, ma andar a terminare in cantina questa è un po’ grossa davvero; e che ci volete fare, bisogna aver pazienza, non tutte le cose si possono terminare come si vuole.
Interessante è pure la visita ai palazzi imperiali, ai vari giardini, palazzi e giardini una volta privatissimi, nessuno poteva mettervi piede se pur non fosse chiamato dallo stesso imperatore. L'abitazione dell'imperatore si chiamava “Città Proibita”: consiste in tanti grandi padiglioni innalzati simmetricamente, con il coperto tutto di maiolica, abbelliti da pitture ed incisioni caratteristiche, con colori molto vivi. Ad ogni angolo vedete il dragone che era un segno dell'imperatore, anche per terra su una lastra di marmo, e nessuno poteva passare sopra quella lastra, solo il figlio del Cielo, l'imperatore. Ora tutti vi passano e ci son passato anch’io, senza essere imperatore.
Meraviglioso è il tempio del Cielo. Si trova fuori delle mura della città circondato a sua volta da tre giri di mura, in mezzo a boschi di abeti, boschi sacri ben s’intende. Vi poteva sacrificare solo l'Imperatore dopo il digiuno prescritto quattro volte all'anno o nelle grandi circostanze dell'impero. Nemmeno l'imperatrice vi poteva mettere piede per lei v'era un appartamento speciale entro il primo recinto di mura. L'altare è posto all'aperto, simile all'altare ebraico, con tre giri di scalini dove prendevano posto i tre ordini differenti di mandarini e grandi dell’impero. Ora tutto è in dimenticanza, nessun segno di culto. L'ultimo sacrificio fu offerto dal primo presidente della repubblica nel 1924 se non erro, poi niente più. L'ondata repubblicana ha abolito tante cose, ha tolto un’infinità di usi, tutto ciò che sapeva di impero. Ora tutto decade, tutto va in sfacelo, anche ciò che potrebbe e dovrebbe sembrare una gloria di questo popolo infelice. Tutto è confusione e disordine in questa povera Cina. Tutte le pagode imperiali, i templi magnifici, per i quali si profuse una quantità immensa di oro e di bellezze, che venivano ufficiati dai bonzi stipendiati dall'imperatore, tutto va in rovina, tutto cade, ciò che v’è di buono viene asportato. Il diavolo vede perire le sue statue, i suoi simulacri orribili, cadono i suoi templi, ma lui disgraziatissimamente non cade ancora, regna in questi cuori pagani, domina questa società di miscredenti, di avviliti, la Cina è ancora sua. Oh! Venga il Cristo e lo scacci, lo detronizzi, e Lui regni sempre, sempre.