LA CITTÀ DI SHANGHAI
È immensa con tutte le bellezze e le bruttezze delle grandi città. La visita più importante per un cattolico è la visita al quartiere di Zi-ka-wei, quartiere quasi tutto cattolico, dove i Gesuiti profondono la loro mirabile attività in mille maniere a vantaggio dei poveri trovatelli e delle povere trovatelle. Un paese di scuole, di laboratori, di arti e mestieri: avete la tipografia, la libreria, scultura, pittura, lavori in cesello, trovate il fabbro, il falegname, il calzolaio, lo studente, tutto, perfino una piccola fonderia di campane. Un buon Gesuita ci fece vedere tutto: fu qui che per la prima volta sentimmo studiare i bambini cinesi, gridano tutti, cercando di superarsi a vicenda, un gusto sentirli. Non molto lontano si trova il famoso osservatorio, tutto in mano di scienziati Gesuiti: gentilissimamente un Padre parigino, (il P. Gherzi, italiano, non c'era al momento), ci fece veder tutto, spiegandoci minutamente. Quanti strumenti, quante macchine. È qui dove si trova il famoso sismografo, strumento sensibilissimo, che segna le scosse e i terremoti, e così pure quello che segna il percorso dei tifoni, che lo preannuncia e ne segue tutte le fasi: quando il bollettino segna il tifone nessuna nave si azzarda ad uscire dal porto, anche se è grande, perché non c’è remissione nemmeno per lei, la fa ballare e la sommerge. Abbiamo fatto visita al console italiano, non so come si chiama, non mi ricordo più. Ci accolse gentilissimamente: speravamo di vedere anche e principalmente il ministro Ciano e la figlia di Mussolini... ma, per casi eventuali siamo stati... orbati da tanto desiro. Le vie della città sono abbastanza sporche, nessun europeo va a piedi: c’è troppo sudiciume e troppa gente. Andare in tram poi o in carrozzella vi costa un altro impiccio, l’impiccio delle monete: ve ne occorre una valigia. Per un giro in tram vi domandano circa 47 48 tountsel, grandi più delle nostre palanche di una volta: tutti spiccioli, la carta non la prendono, per quattro ce ne voleva un duecento, e sono pesanti, occupano posto, ingombrano: per godere un po' di comodità bisognerebbe avere un piccolo somarello, il quale da buon somaro vi seguisse per tutta la città. Avevamo come nostra guida il P. Abeloos, un fiammingo, con una barba lunga lunga e bianca, sigaro in bocca o pipa ogni momento. «Bisogna fumare, ci diceva, bisogna fumare». Un bel tipo, pratico di ogni cosa, buono tanto tanto.