VERSO PECHINO - 7/8 dicembre 1932
Padre Abeloos ci mette in treno, ci istruisce e via. Basta mare, basta piroscafo, basta esporsi a dei balli indiscreti e impertinenti: e con ragione e vantaggio pure materiale: in treno si spende meno, si fa più presto, si è più sicuri: avventurarsi in un mare cattivo come è quello tra Shanghai e Tientsin, su un guscio di uovo, come sarebbe stata la nave che ci avrebbe condotti, non è certamente l'ideale, né la cosa più bella di questo mondo. Insomma siamo andati per treno, e ci abbiamo impiegato due soli giorni, mentre per nave se ne avrebbe impiegati quattro e si avrebbero avuti molti imbrogli per i signori bauli.
Il treno era discreto: si tratta della linea principale e più bella della Cina; era però un po' sporchino anzi che no. Forse la pulizia non sembra il forte dei cinesi. Vanno alla buona, sputano, si scatarrano alla vostra presenza, si soffiano il naso con le dita con un gusto squisito, anche in seconda classe, ruttano sonoramente come segno di benessere, accompagnano lo sbadiglio con un lungo versaccio della bocca per dimostrare ai vicini che i polmoni sono pieni di aria buona. E tutte persone bene educate, persone che viaggiano in seconda classe, persone che possono spendere un po'. Sono costumi.
Il percorso del treno è bello, molto diversivo, si vede tutto, si può farsi una minuscola idea della Cina. Campagne immense, tutte coltivate, in riso, coi canali intersecati in ogni maniera, canali che servono pure di strade, in essi barche di ogni forma e dimensione, il laborioso contadino che voga lentamente: campi coltivati con grande simmetria, li direste geometrici, con le linee verso l’oriente, seminati in papaveri; piccoli gelsi, come dei cespugli dove il baco da seta farà il suo bozzolo indisturbato; alberi pochi, nella campagna niente, solo presso le case e le tombe. Sembra un po' strano e dà l’idea del deserto vedere le colline, i monti, i campi senza alberi; non ce ne sono, chi sa perché. Dovunque gran polvere di color giallo, specialmente dove non ci sono i canali siamo nella stagione invernale durante la quale non piove mai. Le città, i paesi, i villaggi sono fatti tutti di fango, sembrano molto primitivi: case costruite con un impasto di paglia e fango, case che durante il periodo delle piogge vengono quasi completamente distrutte; ma il buon cinese non se ne cura, non si spaventa, la rifà di nuovo, allo stesso modo prevedendo che sarà indubbiamente di nuovo distrutta. Come faranno a vivere là dentro non so, essi non hanno tante esigenze come noi, un po' di fango per farsi la casa, un piatto di miglio o di riso per mangiare, un’imbottita per coprirsi e per dormire, e basta: d’altra parte i loro antenati hanno sempre fatto così. Per tutta la campagna, disseminate qua là con qualche albero vicino, vedete un’infinità di tombe.
Tutte le famiglie seppelliscono i loro morti nel proprio campicello, in tombe tutte separate, con la tavoletta degli antenati vicino, con la quale tavoletta il tardo nipote potrà senza nessuna fatica risalire la sua ascendenza anche oltre i mille anni, non esagero, né è difficile a capirsi quando si pensi che il culto degli antenati forma in Cina una parte preponderante nella vita religiosa del suo popolo.
Arrivammo a Nanchino di notte. Passammo in battello l'immenso fiume Azzurro e di là prendemmo un vagon lit che ci porterà senza altri incomodi fino a Pechino. La gente è tutta vestita in cotone, mi spiego, imbottita più o meno grottescamente con le vesti lunghe e con i calzoni di un taglio veramente parigino. Ogni tanto si vede qualche ricco cinese nella sua signorile portantina, col suo seguito fedele, tutto vestito di seta coi più bei colori. Sono piccolissimi residui di quello che doveva essere al tempo dell'impero: ora per sé non si potrebbe, perché contrario alle leggi della repubblica, ma l’eccezione viene sempre a confermare la regola. Una cosa impressiona e commuove il cuore, la mancanza assoluta di segni cristiani; nulla ho visto nel nostro percorso che desse l'idea o indicasse la presenza di un po' di cristianesimo. Tutta è pagana la Cina, è pagana fino alle midolla. Oremus.
Ci dispiacque molto anche dover trascorrere la festa dell'Immacolata in treno senza messa, senza niente, solo le nostre povere particolari preghiere. La nostra buona Mamma Celeste ci benedica lo stesso dal Cielo.