MAL DI MARE - Venerdì 25 novembre 1932

Mare mosso, piove. Che gioia, che contentezza per gli stomaci deboli. Le suore sono quasi tutte col mal di mare. Vederle sul ponte, accoccolate sulle sedie a sdraio, far certe boccacce... con quel che segue. Anche le Canossiane sono tutte in letto, meno una, che insieme alla superiora (anzianotta anzi che no, con un paio di occhiali color caffè annacquato sul naso, quattro grinze sulla fronte, cinque sei peli con qualche neo sul mento, gambe poco salde, quando cammina sembra una campana, un po’ asmatica, ma ottima suora, con parecchi anni di Cina sulla gobba), che insieme alla superiora corre da un letto all'altro a ricevere e a dare, ma senza dubbio, più a ricevere che a dare.

 

Sabato 26 novembre 1932.

Giornata brutta, noiosa. Mare agitato, tempo piovoso: nulla di nuovo, solo un'insieme di cose che non permettono di far niente: si dorme o si pisola, aspettando bel tempo.

 

Domenica 27 novembre 1932.

Bella giornata: si vede Sumatra, isola immensa. Siamo entrati ormai nello stretto: domani saremo a Singapore. Una notizia: sulla lista di bordo dove sono elencati tutti i nomi del passeggeri, vi figura anche il mio. Pessonica Fh.Tar., un po' deformato, ma non importa. Mi dimenticavo di dire che vicino a noi a tavola, vi sono alcuni indiani, bei pezzi d'uomo, allegri, ridono tanto di gusto, che vi fanno passare il mal di mare solo a sentirli. Non mangiano mai carne, specie di bue; dicono sempre al cameriere: «No bif, no bif». E quest'oggi ci hanno voluto spiegare perché non mangiano carne, e con tanto fervore da sembrare che ci volessero convertire.

Essi non uccidono gli animali né mangiano le loro carni, perché credono alla trasmigrazione delle anime nei vari corpi di animali, alla metempsicosi. Temono di inquietare l'anima di qualche parente o di qualche nemico, che li perseguiterà poi per tutta la vita.