SINGAPORE - 28 novembre 1932.
Lo stretto è magnifico, le sponde un incanto, Singapore, lì in mezzo a delle bellissime isolette. La nostra nave vi ancorò a mezzogiorno. In nessun porto trovammo, come qui, tanti poveri indigeni, che vengono col loro snello sandalino a far le capofitte in mare per guadagnare qualche soldo: ce n’erano una trentina sotto la nostra nave; un vecchietto per farsi veder bravo, si gettava in acqua col sigaro in bocca, e quando ritornava a galla si godeva a mandar fuori nuvole di fumo dal naso e dalla bocca, con una certa aria di trionfo, che faceva ridere davvero.
Siamo scesi a terra insieme a un monsignore, Mons. Fraser, canadese, che si trova in Cina dal l902: molto buono e gentile. Parla molte lingue anche l'italiano; una persona esperimentatissima della vita di missione; viene spesso con noi, tanto più che a Shanghai scenderemo insieme alla procura dei Lazzaristi. Prima ancora di scendere ci si presentò un giovane balbuziente del luogo: «Ve-ve-venire co-con io, io fare guida». Va bene, andiamo. Prese un’automobile di piazza, ci fece salire, ma lo chauffeur non voleva partire finché il giovane balbuziente rimane su io non parto perché siamo in troppi. Ci penso io, diceva, monsignore, andiamo, parti. macché quel diavolo non voleva partire a tutti i costi, dico diavolo, perché era così brutto, così nero e così terribile, che se non era il diavolo, era suo figlio. Finalmente dopo aver litigato ancora un po' col disgraziato balbuziente si mosse e via. La città è bella, sembra al tutto cinese, la gente è più di metà cinese, le botteghe hanno le insegne tutte in caratteri cinesi, i costumi sono in maggi or parte cinesi: gli uomini con la veste lunga e le donne con i calzoni, e con i piedini, cappelli di paglia larghi, larghi a cono. Vedete delle magnifiche ville cinesi, con i loro graziosi giardini all'intorno, ed anche i cimiteri cinesi, che sono molto differenti dagli altri, per i loro rialzi di terra con le lapidi degli antenati e l'altarino degli incensi. Singolari poi sono qui i pizzardoni, hanno le ali, cioè un coso dietro le spalle che serve a dar i segnali, una cosa strana sul serio, si girano sulla persona e tutto è fatto. Abbiamo visitato una pagoda, grande, con un Buddha immenso, alto circa 10 metri, con due orecchione madornali, pacifico e tranquillo, col suo sorriso in bocca, sorriso di felicità. C'era presente anche il bonzo, rimase silenzioso, ci guardò e basta. Sull'altare bruciavano gli incensi, mentre alcune devote facevano le prostrazioni al dio facendo gesti speciali con le mani, in cui tengono i bastoncini d’incenso. Dietro all’altare, come in una cripta, si vede Buddha che dorme, vegliato da altre statue indicanti non so che. Un Buddha grande, lungo disteso; vi erano due tre giovani cinesi che imploravano qualche grazia, gettando per aria dei trucioli di legno, che a seconda della posizione che prendono, servono ad indicare la favorevole od avversa volontà dell'idolo. Una meraviglia di questa bella città sono i suoi stupendi giardini: un Paradiso terrestre. Vedere il giardino botanico, con i suoi mille fiori di tutti i più e variati e più bei colori; e siamo d’inverno, la primavera deve essere un incanto: i ruscelletti che lo bagnano con i fiori di loto, i fiori di Buddha; si dice infatti che egli già nato da un fiore di loto fecondato dalla rugiada; gli alberi d’ogni genere, si vede la palma, il cocco, il caucciù, la mimosa, la canna, tutto, in un’armonia di uccelli. In un altro bellissimo giardino si vede una quantità di scimmie, libere, selvagge, che saltano da un albero all'altro, che scendono presso il passeggero che offre loro qualche ghiottoneria: fanno boccacce, gridano, si rincorrono, si morsicano, fuggono coi piccini in braccio, cioè attaccati sotto il ventre: uno spettacolo interessantissimo. Peccato che siete così lontani, che...
Ripartimmo alle quattro pomeridiane: siamo presto in Cina. Deo gratias.