OCEANO INDIANO - 18.11.1932

Siamo ormai entrati nell'immenso oceano Indiano; sempre mare, una monotonia continua, noiosa, unita a un caldino da gelare. Ma intanto che solchiamo il grande oceano, dirò una parolina sui nostri carissimi vicini di cabina. Di fronte abbiamo due giovani greci, due matturlani indiavolati, che ci danno non poco fastidio con le loro stranezze. Gridano, cantano, fanno boccacce, tutto: sono terribili. Di fianco tre quattro indiani musulmani, ma quieti.

A parte post (disgraziatissimamente) tre tedeschi: marito, grosso e brutto, moglie, peggio di lui, un bambinetto piccolo, biondo, nervosetto, capriccioso quant'altri mai. Piange e strilla ogni momento e in un modo strano e tanto antipatico, che è un martirio sentirlo. L'abbiamo definita la nostra musica di bordo. La mamma gli fa delle boccacce e gli dice delle brutte parole per spaventarlo, ed egli strilla di più; il padre fa altrettanto, ma con argomenti più persuasivi, aggiungendo cioè alle parole un po' di accompagnamento a... chitarra.