Alessandro Grigolli (1881-1969)

Nacque a Zevio (VR) nel 1881. Compì la sua formazione presso le scuole degli Stimmatini in Verona.

Fu ordinato sacerdote nel 1904. Iniziò la sua attività apostolica al Patronato operaio delle Stimate (1904), dove poté dimostrare i suoi svariati talenti tra una schiera di artisti in erba, specialmente tra i giovani della scuola di scultura. Si prestò anche ad allestire scenografie per il teatro e per la chiesa.

Nel 1910 fondò la prima missione degli Stimmatini in Brasile dove dimostrò anche doti di architetto.

Intelligenza ricca e versatile, fu sempre un ricercato predicatore e, quando lo richiedevano le circostanze, si dimostrò buon intenditore di pittura, architettura e musica.

Don Alessandro fu lo stimmatino che per tratteggiare l’immagine del suo venerato Padre poteva, per la sua età, rifarsi ai primi ritratti e di preferenza a quello di Angelo Recchia ritenuto il migliore (1921).

Trascorse gli ultimi anni di vita in Italia, dove morì santamente nel 1969.

 

 

Ritratto (1963) - Padre Alessandro Grigolli ha disegnato un venerabile Fondatore benedicente.

Il padre Alessandro dovette essere per l’età uno dei giovani chierici che aveva davanti solo il ritratto di Angelo Recchia.

Caratteristica di questo ritratto è il gesto benedicente della mano.

Lo sguardo del sacerdote è rivolto a te che lo fissi. La benedizione che tu senti e accogli intimamente proviene più dallo sguardo e dal cuore che dal gesto della mano. È la benedizione di chi ti conosce, di chi ti ha seguito paternamente e di chi ora si compiace di te.

I patriarchi benedicevano i loro figli prima di morire per trasmettere ad essi una eredità che doveva passare di generazione in generazione.

La benedizione del padre Fondatore sembra un segno di compiacimento per quanto i suoi figli stanno facendo per realizzare la missione ad essi affidata.

L’originale si trova nella casa di Cadellara di Colognola ai Colli

 

 

Disegno autobiografico (1962) - Colpisce immediatamente in questo disegno la figura del sacerdote che posa estatico in mezzo ad un movimentato gruppo di ragazzi.

Mentre ciascun ragazzino è vivacemente intento ai fatti suoi, tanto da far sentire il vociare confuso della compagnia, spicca al centro il volto meravigliato e riconoscente di don Gaspare. Sembra che qualcosa divida quei giovanissimi dal sacerdote.

Don Alessandro, l’autore del dipinto, a quel tempo viveva a Cadellara insieme agli aspirantini delle medie a cui faceva scuola di disegno. Nonostante tutto riusciva a comunicare in modo meraviglioso con loro, specialmente quando faceva quelle lunghe prediche molto belle.

Un dramma o un cruccio credo fosse per lui, un po’ sordo, doversene stare spesso a sentire un coro continuo e indistinto di voci bianche. "Noi siamo i ragazzi di don Gaspare! Corriamo come il vento…" (Bruno Facciotti)

Ed allora ecco quel gesto interiore di guardare in alto per lodare estasiato il Dio della vita e della musica.

È una comunione che va aldilà delle facoltà sensitive e che solo i santi colgono e trasmettono.