Salvatore Nobili
Il professore Salvatore Nobili era il direttore della fabbrica dei mosaici in Vaticano.
Gli fu affidato l’impegno di fare il ritratto di don Gaspare Bertoni per essere distribuito agli Impiegati della Congregazione dei Riti in occasione dell’introduzione della Causa di beatificazione (1906).
Il suo lavoro costò lire 300.
Il ritratto è eseguito da un esperto delle curie romane; come da un pittore di corte un po’ estraneo allo spirito del nostro Fondatore.
Don Gaspare parve rappresentato nella posa di un "diplomatico che con la penna alzata sta per vibrare una protesta".
Bertoniano del febbraio 1912.
Non piacque, anche se dei precedenti modelli si erano mantenuti molti particolari: la posizione seduta dello studioso al tavolo di lavoro, lo sguardo puntato su un immaginario interlocutore, la presenza del crocifisso.
Di nuovo, sul tavolo una grossa corona del rosario.
Il volto sembra riprodurre bene quanto ha lasciato scritto il primo biografo di don Gaspare Bertoni, il sacerdote Gaetano Giacobbe: «La fronte aveva ampia, gli occhi vivacissimi. Ben complessionato. Sanguigno e quindi il scintillare dell’occhio e il bel color del viso». E conferma quel passo biblico: «La sapienza dell’uomo ne rischiara il volto» (Qoelet 8, 1).
Il ritratto di Salvatore Nobili, dove don Gaspare è rappresentato ancora nel modo tradizionale seduto al tavolo di lavoro, si prestava ad essere facilmente ritoccato in meglio.
Uno stimmatino di persona, o una mano più abile, modificò abbondantemente quel ritratto: il gesto, il volto, l’atteggiamento. La mano destra non impugna più una penna, ma indica con dolcezza il crocifisso; la dolcezza viene accentuata dalla posizione del capo leggermente inclinato sulla sinistra e dal volto (nuovo!) illuminato da un diffuso sorriso delle labbra e degli occhi.
L’atteggiamento è di chi umilmente insegna ciò che ha studiato e sperimentato da lungo tempo: una lezione di imperturbabile santo abbandono in Dio, specialmente nella sofferenza, appresa dal Crocifisso.