LA MALATTIA MORTALE…

Sacco di… io sono… un niente.

São Paulo: 7.11.96. Di nuovo dal medico del cuore. Ero stanco per il viaggio. Stavo riprendendomi da quella debolezza molto forte, direi “mortale”. Tutto a causa della medicina “meticortém” 20 mg, antibiotico per l’operazione della cataratta dell’occhio sinistro. Mi pareva di morire e fu così per una settimana. Non riuscivo a restare in piedi, scrivere e perfino pregare. Cominciai a delirare. L’infermiera e la nipote Leila mi curarono… Volevo andare in bagno ogni 15 minuti, incosciente, e a volte volevo fare pipì nel cassetto.

Che miseria fisica! Ma una volta sperimentai (ricordo nel 1984 … l'operazione per il cancro:  plaf, plaf) il niente della persona umana.

Ma ebbi la forza di affidarmi alle braccia di Dio Padre. Posi la mia miseria nell’infinita pienezza del suo Amore, per Cristo e nello Spirito Santo.

Allora succede il miracolo della VITA.

“In verità vi dico che se il chicco di grano non cade in terra e non muore resta solo, ma se muore produce molto frutto”.

Ancora una volta: «Kyrie eleison! Perdono, Signore, e grazie».

 

“Frate Francesco si trasformò nel cantore della novità più assoluta: «Dio è. Chi sei tu? E chi sono io?».

Accettando volentieri che “Dio è, io non sono”, superò la distanza. In questo momento la presenza e la distanza si fondono… Dio era per lui un’eterna novità…

Un essere essenzialmente pasquale”.

(Dal libro “Fratello d’Assisi” di Ignazio Larrañaga).