AI CONFINI DELL’ARGENTINA
Il Superiore Provinciale con il suo Consiglio accettò l’invito del vescovo dom Agostino de Palmas. La parrocchia di s. Antonio do Sudoeste, ai confini dell’Argentina, formata da 25 comunità rurali, non lontane l’una dall’altra, costituite da piccoli proprietari. Così era più facile occuparsene e sbrigare le attività pastorali.
Padre Narciso Jordão e Paciano furono le persone scelte per questa missione. Egli era nel Paraná, io in Morrinhos (nello stato di Goiás), uno scherzetto come 2000 km. Stavamo aspettando suor Wanda, italiana, dinamica e ricca di zelo pastorale. Abituato in comunità di 2 o 3 confratelli, soffrii molto un trasferimento tanto lontano.
Ma oggi devo dire che fu l’esperienza pastorale migliore.
In verità, Gesù ci chiama a scoprire la sua presenza nelle comunità ecclesiali di base e il nuovo modo di essere Chiesa.
Cominciammo con difficoltà, specialmente quando padre Narciso si ruppe l’osso vicino al tendine d’Achille, proprio durante la prima settimana. Gli consigliai di andare a São Paolo e di tornare a completa guarigione.
Arrivò l’inverno e io ero da solo al confine con l’Argentina. Durante la notte l’acqua si ghiacciava. Pareva di essere nella regione delle Alpi.
Ma non mi persi di coraggio. Comprai una damigiana di vino rosso e un sorso dopo l’altro, specialmente nel freddo della notte, mi riscaldavo in quella solitudine. Non avevo paura di uscire per visitare i malati e dare l’unzione degli infermi.
Padre Narciso, suor Wanda e io avevamo fatto un progetto di visita alle comunità in tre o quattro giorni, sullo stile di una piccola missione.
Si organizzava il consiglio della comunità con la presenza del coordinatore, dell'amministratore, dell'incaricato della liturgia e della pastorale familiare. Nasceva sempre un gruppo giovanile.
Ricordo che nella benedizione delle case, al momento del “Padre Nostro” si spargeva l'acqua benedetta, girando per la casa. Vedevo salame, formaggi stagionati… Che acquolina mi veniva in bocca! Ma pensavo che salame, riso e fagioli facevano parte del “Pane nostro quotidiano”. Ed era un bel menù!
E la passerella? Per attraversare i torrenti non c’erano ponti, ma un tronco d’albero. Che paura di scivolare!
Che vergogna! Specialmente quando vedevo che i bambini passavano di corsa e io mi attaccavo alla corda, che il papà tendeva da un capo all’altro.
I bambini mi insegnavano a non aver paura nelle difficoltà
E il broncio?
Dopo la visita alle comunità di tre giorni arrivai a casa con la sola voglia di riposo e di una birra. Padre Narciso voleva che gli dessi subito la relazione. Lui sì e io no. Rimanemmo imbronciati per due giorni. Alla fine lui venne a chiedermi scusa. “Non si può lavorare insieme, se siamo arrabbiati”. Facemmo pace.
Che esempio di perdono che ho ricevuto! Benedici, Signore, Padre Narciso.
Peccato che restammo assieme solo per un anno e mezzo. Il mio parroco Narciso venne trasferito a Itararé, suor Wanda a Roma come consigliera della sua Congregazione ed io a Barretos.
L'importante è aver sudato per il Regno di Dio.
Mi è rimasta la saudade! [1]