5 LUGLIO 1973: IL BRASILE

Dopo due anni di seminario arrivò la proposta di andare in Brasile.

Scrissi nel mio diario: “Vado in Brasile per pormi al servizio secondo il carisma stimmatino: missionario apostolico a servizio dei Vescovi. Sarò sempre pronto a ritornare quando la situazione lo consigliasse”.

Pensai, pregai e decisi.

Il Superiore Provinciale accettò. Prima di partire partecipai ad un corso di preparazione interprovinciale a Roma, con altri Stimmatini, ospite del collegio messicano.

Partecipavano anche quattro preti degli Stati Uniti, quattro brasiliani e quattro italiani. Ciascun gruppo mostrava le caratteristiche del proprio paese.

Una cosa semplice, ma che manifesta tutte le caratteristiche. Gli americani ad esempio arrivavano agli incontri sempre all'inizio dell’ora; gli italiani: più o meno. I brasiliani: dopo un’ora. Mai prima.

Fu là che bevvi il primo bicchiere della deliziosa caipirinha. [1]

Ho trovato il corso molto valido. Fin da quei tempi ci sforzavamo di realizzare la “incultura­zione”, argomento molto attuale al giorno d’oggi.

Aereo o mare? Il mio compagno P. Pio Nicolis preferì la nave, io l’aereo per arrivare in fretta.

Salutai la mia nuova mamma, quella che mi salvò dal bombardamento. Lei pianse, ma mi disse: «Vai con Dio, figlio mio».

Due pullman di parenti, confratelli e amici, mi accompagnarono all’aeroporto di Milano.

Devo ringraziare tutti per il sostegno che mi hanno dato.

Era un volo speciale, di giorno. Non c’erano molti passeggeri. Una suora era là, in fondo. Con lei ho scambiato alcune idee. Ho ricevuto la prima lezione di portoghese, sul potere della comunicazione, specialmente sui notiziari dei giornali e della TV. Del Brasile si parlava solo di indios e affamati. Anch’io andavo in Brasile con questa mentalità. Nel mezzo delle meravigliose nuvole color argento, pregammo: «Padre nostro, che sei nei cieli…», abbracciando dall'alto il mondo intero.

Arrivati all’aeroporto di Viracopos, i confratelli erano là che ci aspet­tavano. Dopo gli abbracci di benvenuto mi portarono a casa per mangiare i maccheroni italiani.

Ricordai i giornali… stavo scoprendo i contrasti del grande Brasile: ricchezza e povertà, lo spirito di ospitalità, di amicizia e di allegria, purtroppo anche la dittatura.

E la famosa saudade (= nostalgia) che manifesta l’amore per la propria patria.  

Benedici, Signore, il “nostro” Brasile.


 

[1] Caipirinha: bevanda alcolica composta di pinga, limone e zucchero.