CADELLARA
Addio ai miei progetti di pastorale parrocchiale.
Ancora una volta fui trasferito nel nostro seminario stimmatino di Cadellara, paese vicino a Verona.
I Superiori, secondo gli orientamenti del Concilio Vaticano II, volevano formare un team di formatori.
Io rappresentavo la mamma, che consola e illumina. Organizzavo anche giochi in allegria e nell’aiuto reciproco.
Padre Carlo Zanini rappresentava il papà, superiore severo ed esigente. Lui dava i compiti e i castighi, che la mamma addolciva con affetto, ma non contro le decisioni del papà.
Padre Giuseppe Sabbatelli, o homem do dinheiro, curava l’amministrazione e non lasciava mancare niente perché potessimo realizzare, nel miglior modo possibile, la nostra missione di educatori.
Il dialogo e la comprensione ci dirigevano. È andata bene.
Tra noi tre si creò una profonda amicizia nel reciproco rispetto delle qualità di ciascuno.
Le squadre di calcio giocavano con entusiasmo, battibecchi e gioia. Però vicino al campo c’era una pergola di uva. Non serviva a niente vietare. Alla fine anch’io andavo a prendere qualche arsìmo. [1]
Una compagnia di 40 adolescenti che fu difficile dimenticare.
Quando loro andavano in ferie, mi sentivo triste nel silenzio del seminario. Non tutti si fecero preti, ma quando torno in Italia, tutti mi ringraziano del bene ricevuto.
Benedici, Signore, i giovani!