SEMPRE LA FAME

Flash-back. Tempo di guerra: pane con­diviso, polenta e soffio (si soffiava e si mangiava: non c’era altro companatico!). Per mantenere la famiglia mio padre andava a pesca e a caccia, e lavorava alla ferrovia. Dopo il bombardamento io e il mio fratellino fummo ospitati lontano dalla città, presso una famiglia di campagna. Grazie a cinque mucche c’era latte sufficiente per tutti questi bambini orfani, una quindicina. Sembravamo vitellini affamati, ma il pane? Ricordo che guardavamo la stradina da dove giungevano le persone che portavano il pane. Che gioia quando apparivano con i cesti che amavamo tanto!

All’orfanotrofio andavamo da Pazzon al paese di Caprino per prendere verdura, frutta e offerte per gli orfani. Il popolo era generoso.

Per saziare la fame, valeva la pena di percorrere tre chilometri e ben carichi.

Nel tempo del Seminario Minore prendevamo olio di merluzzo (baccalà) che mi dava nausea  tutto il giorno e maccheroni una volta alla settimana. Quando il nuovo Economo collocò nel menù la pastasciutta, la gioia fu generale. Mancava poco che si alzasse in trionfo padre Guglielmo Chistè! Non mancava la preghiera per ringraziare e benedire i nostri benefattori. Io ero incaricato di cominciare: «Provvidenza di Dio» e gli altri rispondevano: «Non di solo pane vive l’uomo» (Mt 4, 4).

Sì, ma anche della bontà e generosità degli altri. “Ero affamato e mi avete saziato” (Mt 25).

Anche oggi nel mondo intero e nell’America Latina, esiste il problema della fame. È un assurdo e una vergogna! In Brasile, paese meraviglioso e ricco, c'è ancora gente che muore di fame. Questo anche secondo la relazione dell’Onu.

Domandarono a don Ivo Lorschoeder che cosa maggiormente desiderasse per il Brasile. Egli rispose: «La pace! Certo! Ma non c’è pace fin quando c’è il problema della fame. Il mio desidero è che nel mondo intero che non ci sia nessuno che soffra o muoia per mancanza di cibo».

 

“La giustizia e la carità, la civiltà dell’amore  portino tutti alla vera pace”.

Se non sarà così, avremo sempre gli stessi problemi, e forse anche di peggiori.

“... E voi mi avete dato da mangiare” - (Mt 25, 35).