LO SCHIAFFO
Prima di sette anni mi hanno portato in ospedale, di notte e con l’ambulanza, che era una carrozza tirata dal cavallo Ciri del nostro carissimo vicino Marino.
Può darsi sia stato a causa dell’appendicite, non ricordo. Ma ricordo che nella stanza dei malati c’era un bambino di nome Gilberto, in trazione, per non rimanere con la gamba corta.
Immaginate lo scricchiolio dell’apparecchio quando Gilberto si muoveva! E quanto dolore!
Ma a me interessava che finisse quel rumore. Scesi piano sotto il letto e gatton gattoni arrivai là.
Afferrandolo e guardando bene la sua faccia: “Paff!”, gli diedi uno schiaffone! Non replicai l’argomento. Gilberto non ebbe il tempo nemmeno di piangere.
Io raggiunsi l’obiettivo: il rumore finì per sempre.
Morale della storia: io sono riuscito egoisticamente a far tacere Gilberto, ma non c'era un altro modo? Forse serviva una maggior manutenzione all’apparecchio? O più attenzione al paziente?
Oggi ricordo la parola di Gesù: «Venite, benedetti dal Padre mio…, perché ero malato e mi avete aiutato».
(Mt 25, 34-36).
Diedi uno schiaffo a Gesù. Perdono, Signore!