UMBERTO IL PAPÀ
Lui era violento, ma generoso, lavoratore e impegnato a mantenere una famiglia di otto figli.
Aspettava mia sorella Evelina per darle bastonate perché era andata alla Santa Messa, sebbene il parroco don Arturo Sambugaro la facesse uscire dalla porta posteriore.
Altro esempio: un giorno distrusse, nel senso letterale della parola, la bicicletta di mio fratello Aldo perché era uscito di casa senza la sua autorizzazione.
Nell'orto avevamo molte viti; non era possibile prendere l’uva, perché lui contava i grappoli uno per uno.
Ma grande era la nostra felicità quando andava a pescare e ci portava pesci e rane; o quando ci presentava i frutti della caccia: conigli selvatici, pernici, lepri ecc. Non mancava il cibo!
Un giorno ero fra le sue braccia, braccia forti e muscolose, e mi chiese se volevo più bene a lui o alla mamma. Io con opportunismo, dissi: «A te!». Oggi, con più esperienza, risponderei: «A tutti e due!». Ma nel mio cuore volevo più bene alla mamma. Come è difficile dire la verità quando hai paura e di fronte alla forza!
Più che la vendetta divina, lo ha chiamato a sé la misericordia di Dio.
Si ammalò. Incontrò un Padre Camilliano con il quale si aprì e si confessò. Cambiò vita! E non solo! Uno dei figli di papà Umberto si fece sacerdote: Paciano.
Oh, il mistero della bontà di Dio Padre!