Capitolo II
SEMINARISTA
Nel 1795 Gaspare diede l'addio a San Sebastiano. Vi era rimasto dieci anni della sua giovinezza: i più cari, i più belli: dagli otto ai diciotto.
Dopo il secondo anno di filosofia gli era capitato di perdere il suo carissimo professore e maestro spirituale P. Luigi Fortis, che, abbandonando la scuola, era corso nel Ducato di Parma per partecipare fra i primi, al alcuni tentativi di ricostituire la Compagnia di Gesù. Fu per Gaspare una perdita dolorosa, ma un altro personaggio doveva entrare nella sua vita, e, diremmo, in veste ufficiale: il suo parroco Don Francesco Girardi. Vi entrò due volte, per decisioni importantissime, e in modo proprio formale, a segnare al giovane le vie della volontà divina.
La pietà e devozione di Gaspare si manifestava sempre più bella e più sentita, e un giorno l'arciprete lo accostò rivolgendogli questa domanda: "Come mai tardate tanto a decidervi per lo stato ecclesiastico?". Per Gaspare fu una sorpresa e una dolce rivelazione insieme. Egli ci aveva pensato e già ne aveva trattato col P. Fortis, ma rimaneva ancora incerto, ritenendosi indegno. Di fronte a una così esplicita e diretta manifestazione del volere divino domandò ancora un po' di tempo per rinchiudersi in un corso di esercizi spirituali, ma la sua decisione era già segnata.
Finito il secondo anno di filosofia, nel novembre del 1795 si iscrisse al primo anno di teologia nel seminario vescovile.
Rimase ancora in famiglia (caso frequente allora) presso la madre, e per tutto il primo corso seguitò a vestire da secolare. Nel seminario aveva l'appuntamento della scuola, quello dei vari corsi di esercizi spirituali, delle accademie e altro; aveva le buone amicizie coi professori e coi compagni migliori, ma non avendovi la dimora stabile, andava esente da tutti gli intralci che avrebbe potuto trovarvi il suo fervore e la sua pietà singolare. Il seminario di Verona passava allora un periodo di stanca e di declino. I mali effetti dello spirito rivoluzionario si risentivano anche nel ceto ecclesiastico, e le vocazioni al sacerdozio calavano paurosamente. Nel 1805 i chierici del seminario di Verona erano ridotti a poche decine, mentre prima si contavano a centinaia. Vanno messe in rilievo le circostanze in cui la Provvidenza mantenne il Bertoni negli ultimi quattro anni della sua formazione sacerdotale. Egli che nella Chiesa di Dio doveva dare frutti così belli e straordinari, fu da Dio coltivato come pianta di serra. L'ombra materna, la quiete della vita in famiglia favorirono assai il pieno sviluppo delle sue buone qualità. D'altra parte, se Dio gli risparmiò il contatto con compagni meno fervorosi e meno studiosi di lui, permise per lui prove familiari tali, da riuscire cento volte più dolorose e trafiggenti, e quindi tanto più formative e costruttive, per quelle anime che, come la sua, sanno penetrare gli intenti del Padre celeste.
Proprio in quegli anni il sig. Francesco Luigi rendeva più rotte e più acute le sue relazioni con la moglie e col figlio. Convenzioni e riconciliazioni frequenti, da lui mai mantenute per il suo carattere troppo instabile, misero a soqquadro i beni di famiglia e ridussero all'incertezza la stessa vita quotidiana. Più di qualcosa di tutto questo doveva essere noto ai compagni di scuola, e quindi Gaspare, di fronte ad essi, doveva sentirsi non poco umiliato. I suoi privilegi della vita in famiglia erano annullati da quelle umiliazioni.
All'inizio del secondo anno di teologia, l'ultimo giorno del 1796, Gaspare si vestì da chierico. Sei giorni dopo, nell'Epifania del 1797, riceveva la Tonsura, iscrizione ufficiale nelle file del clero. Il primo aprile e l'undici giugno 1797 riceveva in due volte i quattro Ordini Minori.
Intanto erano giunte a Verona (1-6-1796) le truppe della rivoluzione francese. Il loro portamento tracotante, irreligioso e scostumato non poteva certo guadagnarsi le simpatie dei veneti, gente quieta, religiosa e patriottica.
Gaspare aveva ricevuto da quindici giorni i primi due ordini minori (ostiario - lettore) quando dovette assistere al moto insurrezionale delle Pasque Veronesi (17 - 22 aprile 1797) proprio nella settimana più gioiosa dell'anno. Non possiamo pensare che abbia partecipato ai moti nelle vie, ma certo nel suo cuore di giovane deve avere fremuto contro l'empietà trionfante.
Quella fiammata deve avere scaldato anche lui, concorrendo a temprarlo.
Gli altri avvenimenti guerreschi di quell'anno e del seguente dovevano giungere a ricacciare lontano, per breve tempo le truppe rivoluzionarie, e intanto la paterna Austria stendeva (21 - 1 - 1798) la sua ombra su quella che era stata la Repubblica di Venezia.
Ma un altro avvenimento, di ben più vasta portata e di ben più dolorose conseguenze per tutta la cristianità concorse a scolpire e a fare vibrare l'animo del seminarista Bertoni. Nel febbraio 1798 Napoleone faceva arrestare a Roma Pio VI, e trascinatolo in Francia lo fece languire nelle prigioni di quella Repubblica per diciotto mesi, fino a quando vi morì nell'agosto del 1799, a Valenza nel Delfinato.
Da più centinaia di anni non si era verificato un fatto simile; la cristianità, nonostante il generale languore e perturbamento, ne fu profondamente colpita, ed i seminaristi di Verona non furono certo tra gli ultimi. Il Bertoni si sentì radicare sempre più profondamente nel cuore quella ferma devozione al Vicario di Cristo, che costituisce una delle più belle caratteristiche della sua vita.
La rivoluzione, in dieci anni di cammino, era giunta a perpetrare una tale nefandezza: ad opprimere la Chiesa nel suo vertice, nel suo Capo supremo! Peggio ancora avrebbe fatto qualche anno dopo, con Pio VII, tenendolo prigioniero non diciotto mesi, ma cinque anni. L'opposizione delle anime rette e sante alle novità rivoluzionarie era loro imposta da fatti così atroci. Intanto Gaspare era stato promosso al Suddiaconato il 9 marzo 1799 e venne consacrato diacono il 12 aprile 1800. L'ordinazione sacerdotale era prevista per il 7 giugno di quello stesso anno. Non avendo egli ancora compiuti i 24 anni, i Superiori si diedero ogni premura per ottenergli dal nuovo Papa eletto a Venezia, le necessarie dispense per il difetto di età (16 mesi e due giorni). Di chierici come quello ne avevano pochi sotto mano, e quindi desideravano di averlo presto sacerdote. L'interessato non aveva detto una parola per questo, ed anzi attendeva trepidando. La Provvidenza volle tener conto anche di quelle trepidazioni, e si incaricò di rendere inutili tre buoni mesi delle ottenute dispense. Gli avvenimenti guerreschi imposero a Mons. Avogadro una frettolosa fuga dalla città, e così l'ordinazione annuale, invece che il 7 giugno, si poté tenere solo il 20 settembre. Il Bertoni celebrò la sua prima Messa il 24 settembre 1800 (allora si usava attendere qualche giorno dalla ordinazione alla celebrazione) in una cappellina della campagna al Gombion dove dimorava il padre, e propriamente non nella cappella della famiglia (che c'era ed ancora adesso sussiste) ma in quella di una famiglia amica. Sorprese del carattere paterno? Impossibilità momentanea? Non possiamo sapere.
Comunque la variazione concorse ad aumentare il numero degli amici e devoti, che assistettero a quel primo sacrificio offerto dal Servo di Dio. Fu un giorno di pace georgica e celeste insieme. Don Gaspare vide i suoi due genitori riuniti nella comune letizia, e si può dire che per il suo futuro ministero fu quello un ottimo auspicio.