LINO VINCO (Sacerdote)
Nato a Lugo di Verona 23.9.1939
Professione temporanea 25.9.1958
Professione perpetua 25.9.1961
Ordinazione 4.12.1966
Morto a Negrar Verona 13.4.2010
Con vivo dolore vi comunichiamo che il giorno 13 aprile 2010 alle ore 1.30, circa, è deceduto P. Lino Vinco di anni 70. Da poche settimane era rientrato in Italia dalla missione Sudafricana ove era vissuto dal 1965, a seguito dell’aggravarsi della malattia che lo aveva colpito oltre un anno fa. Al suo rientro le metastasi si erano ormai diffuse ovunque nel corpo ed avevano gravemente compromesso il fegato e le attività epatiche.
Da qualche giorno era stato cautelativamente ricoverato all’Ospedale di Negrar (Verona).
In questi giorni era stato amorevolmente assistito, oltre che dai nostri confratelli, anche dalle sorelle Sr Rosaria, Raffaella e Sr Salesia rientrata appositamente dal Togo. Ci lascia un patrimonio di bontà, dedizione missionaria, attenzione alle vocazioni locali e un grande abbandono ai piani del Signore.
Lo affidiamo ai suffragi dei confratelli tutti.
P. Giovanni Zampieri, Segr. Prov.
Il 15.4.2010 al funerale a Lugo ha parlato Gianni Piccolboni:
Eulogy for Fr Lino Vinco: 15 April 2010
Poco dopo la mezzanotte, alle prime ore del giorno di martedì 13, quando tutto intorno era silenzio e pace, Padre Lino se ne andava in punta di piedi dalla scena di questo modo, pronto ad iniziare il suo nuovo giorno vicino a Dio. Era accompagnato da un confratello stimmatino P. Giuseppe Carpene che gli teneva la mano e che gli sussurrava, Gesù Giuseppe Maria spiri in pace con voi l’anima mia
In tutte le giornate precedenti le sorelle, amorevolmente vicine, gli suggerivano preghiere e giaculatorie che terminavano: cuore di Gesù pensaci tu.
Ora siamo in tanti qui, insieme bussiamo alle porte del cielo chiedendo per lui un posto vicino al cuore di Dio.
In questa chiesa era stato battezzato e ha ricevuto poi i sacramenti della vita cristiana e ha celebrato la santa messa. Questa chiesa viva, adesso dice: Missione compiuta. Riconsegniamo al Signore la sua vita. Il Signore risorto, splendente di luce lo accoglie alle soglie del paradiso: Bene servo buono e fedele entra nella gioia del tuo Signore.
Noi siamo qui per vivere con fede e amore cristiano questo momento del distacco.
Momento duro per chi rimane e glorioso per lui che se ne va. Con la sua partenza è come se una grande biblioteca vivente se ne andasse.
Ci sono delle persone che quando le incontri ti lasciano un’impronta, un ricordo bello e ti colpiscono il cuore. Sono coloro che vorresti poi aver vicino per condividere idee o progetti o sogni, con le quali ti senti a tuo agio e ci stai bene assieme. Uno di questi era Lui, Padre Lino Vinco.
Ho vissuto con lui per 30 anni in Sud Africa, dove abbiamo lavorato, sognato e anche animosamente discusso progetti ed iniziative.
Vissi un anno con lui quando ero giovanissimo proprio prima di entrare nel noviziato degli stimmatini e quando P. Lino era ancora studente di teologia. Allora era un giovane di grande fantasia e brioso ed aveva un grande amore e desiderio di partire per le missioni. E ci ha aiutato ad dilatare il nostro cuore (tutti i miei compagni di classe sono stati coinvolti nel mondo missionario). Era bravo in tanti campi eccetto che nel calcio. Diceva che essendo molto alto i comandi del cervello impiegavano troppo per raggiungere i movimenti del piede e quindi sbagliava i tiri e addirittura il pallone.
Giovanissimo, 25 anni appena compiuti, nel 65 parte per il Sud Africa. Deve ancora terminare gli studi in Teologia e così frequenta il seminario di Pretoria e viene ordinato sacerdote in Missione, e poi tutti i suoi anni di ministero sono stati spesi laggiù. E qui si è prodigato oltre misura, ha dato tutto quello che poteva dare.
Di carattere allegro, estroverso e sempre pieno di notizie o di storielle, sapeva intrattenere ed interessare.
Ha adoperato i suoi talenti per far assaggiare ai poveri e agli ultimi il dono dell’amore di Dio. Le strade di Padre Lino avevano il profumo del passo di Dio.
Così lo vediamo al fianco degli anziani, delle famiglie bisognose, degli ammalati o meno abbienti.
Con il suo fare schietto sincero e genuino si sapeva attirare l’attenzione, la stima e l’amore di tantissimi. Ne sono prova i numerosi messaggi di apprezzamento ricevuti dall’Africa in questi due ultimi giorni, gente che dall’altra parte del telefono a 10 mila km di distanza aveva la voce rotta dal pianto soffocata in gola per il dispiacere di una così grande perdita. Abbiamo perso uno su cui potevamo contare, così padre Victor, dalla cattedrale di Pretoria, così sr Gaudenzia,
A Novembre ci sarà a Pretoria la celebrazione dei 50 anni della presenza stimmatina in Sud Africa. Contavamo su di lui. Era lui che aveva la continuità storica con i primi missionari, contavamo che ci ri raccontasse gli inizi e le difficoltà le gioie le avventure e i sogni dei primi missionari. Ci guarderà da lassù ma la sua presenza sarà percepita profondamente.
Uno dei suoi ultimi campi di apostolato è stata la comunità parrocchiale di Gaborone in Botswana.
C’era la chiesa da costruire. Oltre che a costruire la chiesa di mattoni si è prodigato a costruire con pietre vive la comunità parrocchiale. Organizzò una missione parrocchiale straordinaria coinvolgendo laici, preti suore chierici, una settantina di persone con visita alle famiglie incontri di zona. È senz’altro tra le opere più belle dove ha espresso il suo zelo di pastore e guida. Resterà memorabile.
Gli piaceva lavorare nelle zone rurali, tra i più poveri, e quando intravvedeva la possibilità di introdurre la presenza della chiesa cattolica in un villaggio ci si buttava a capofitto. Impresa non facile sia nei tempi dell’apartheid come anche ai tempi d’oggi.
In una diocesi in grande espansione demografica con migliaia e migliaia di immigrati africani, il vescovo di Pretoria gli aveva affidato l’incarico di individuare e di negoziare con le competenti autorità, aree per il culto e per le opere cattoliche. Incarico che svolse con entusiasmo.
Dovendo prendere le consegne del suo lavoro, un giorno mi portò nei villaggi lontani per insegnarmi la strada e presentarmi ai vari leader di comunità.
Lontani e sperduti nella savana sudafricana, incontriamo per strada una famigliola che andava a piedi… Ci fermiamo e con il pretesto di chiedere informazioni stradali li salutiamo. Non appena lo videro lo riconobbero: lo conoscevano e con una gioia indescribile gli si gettarono al collo.
Se qualcuno aveva la voglia di andare con lui nei suoi spostamenti giornalieri non sapeva se avrebbe mangiato o quando avrebbe mangiato, di solito c’era da aspettarsi solo la cena, al ritorno di sera. Si dimenticava facilmente del pranzo e si dimenticava che aveva qualcuno assieme che magari aspettava di fermarsi per un panino.
Si faceva cuore dei problemi degli altri, specie di quelli che contavano poco e ce la metteva tutta per trovare soluzioni.
Per lui era meraviglioso parlarti dell’Africa. Conosceva bene la storia dei bakgatlha, il gruppo etnico presente sul territorio dove sorse la nostra prima missione cattolica, e conosceva le leggende varie che animano la loro cultura e tradizione orale. Aveva pionieristicamente aperto il dialogo con i guaritori tradizionali raggruppandoli in una associazione con l’intento di scoprire e valorizzare la loro atavica idea di Dio. Voleva scoprire il buono il bello il meraviglioso di ogni cultura e di ogni uomo.
Amava le montagne e amava le escursioni alpinistiche cercandone l’avventura. Se ne intendeva di botanica e di minerali. Era appassionato di rocce che raccoglieva qua e là quando si presentavano le occasioni. E con gioia ed entusiasmo accompagnava i visitatori sulla collina sovrastante la missione di Mmakau per mostrare i resti delle antiche abitazioni e spiegava la sistemazione delle abitazioni e poi con fierezza mostrava le rocce musicali, quelle rocce che sotto le sue mani emettevano un suono melodioso.
Non sempre invece gli riuscivano bene le raccolte di funghi. Una volta infatti ci ha fatto passare qualche ora di apprensione dopo aver consumato i suoi funghi di incerta credibilità.
Aveva la saggezza dei tempi lunghi di Dio, ma questo non gli impediva di essere un solerte seminatore di bene, di speranza.
Era dedicato al massimo: Un confratello del Sud Africa ieri mi ha mandato il suo profilo: P. Lino, una figura cara a tutti noi. Dopo l'operazione aveva un atteggiamento sereno. Nonostante segni evidenti di debolezza fisica aveva un impegno senza sosta per la gente e in particolare per i catechisti. Era sempre presente agli incontri di formazione dei suoi catechisti. Speriamo che le sue parole e il suo generoso impegno pastorale aiuti tutti noi per una testimonianza personale e di gruppo, di intima vita spirituale e di puro, generoso impegno pastorale.
Gli stava molto a cuore le vocazioni e la formazione dei candidati alla vita religiosa e sacerdotale.
Quando gli stimmatini 25 anni fa iniziarono il loro primo noviziato, scelsero lui come primo formatore, chiamato maestro dei novizi.
Precedentemente era stato scelto dal Vescovo per aiutare la formazione di un altro istituto religioso locale dove si distinse per le sue buone doti di educatore.
Caro Padre Lino, abbiamo voluto ricordare assieme alcune cosette della tua vita, forse un po’ insignificanti, tu eri di una spessore umano e cristiano ben più elevato e qualificato. Ti sentiamo ancora in mezzo a noi e ti vediamo con i tuo sorriso limpido e rasserenante.
Grazie per essere stato un uomo di principi sani, coerente. Ci hai comunicato l’amore per Dio, per la chiesa, per le missioni, per i poveri per gli ultimi.
Ringraziamo il Signore per averti messo sul nostro cammino e ti ringraziamo anche a nome di tutte le comunità che hai lasciato in Africa; per i tuoi 45 anni di lavoro missionario. I cattolici della nostra zona missionaria sono presenti qui in Spirito, e ti ricorderanno domani sera in ogni comunità parrocchiale con una funzione speciale per celebrare il dono della tua vita spesa per loro.
Finisce così la nostra avventura umana e missionaria, i nostri progetti di evangelizzazione, della catechesi e degli interventi sociali.
Addio alle festicciole quando ci intrattenevi e facevi anche il clown, ti travestivi per intrattenere grandi e piccoli e cantavi Nella vecchia fattoria o la Vispa Teresa o ci facevi qualche giochetto di prestigio E le belle risate che facevamo quando ci raccontavi delle tue avventure con la lingua inglese, ostica, appena arrivato in sud Africa, quando volevi chiedere in prestito ad un tuo amico la bicicletta e invece di dirgli: «Per caso hai una bicicletta da imprestarmi?» tu invece gli dicesti, dopo esserti preparato per bene a memoria la frase in inglese: Per caso sei una bicicletta?
Avevi sempre qualcosa di creativo di magico di sorprendente di imprevedibile.
Adesso non hai più bisogno di biciclette per muoverti e né di lingue strane per comunicare. Perché parlerai la lingua comune: la lingua di Dio: la lingua dell’amore.
Però, P. Lino, hai lasciato un posto vuoto, tra noi qui e laggiù in Sud Africa. Di comune accordo ti eleggiamo nostro promotore vocazionale. Ci contiamo. Ci devi mandare qualcuno a lavorare nel posto che hai lasciato e nel progetto di lavoro a Ga Rankuwa lasciato incompiuto.
Ora te ne vai da campione. Entra nel cuore e nella luce di Dio. Gli altri confratelli missionari che ti hanno preceduto ti aspettano, San Gaspare Bertoni, la Madonna che tanto hai amato e per la quale hai costruito grotte simili a quelle di Lourdes e ne hai abbellito il santuario a Jonathan, i tuoi genitori, tua sorella sr Teresa e tutti quelli che per mezzo del tuo ministero sono morti nella pace di Dio, sono lì ad aspettarti per accompagnarti e presentarti al Signore. Ti lasciamo nelle loro mani.
Grazie per il tuo stile, l’ottimismo e per la fiducia che inspiravi, per essere stato un seminatore di Dio, ed un missionario doc con l’aggiunta della g finale. Garantito.
Ciao Padre Lino ed un abbraccio da parte di ciascuno di noi.
Un breve tributo a P. Lino Vinco.
Non posso essere presente al tuo funerale. Siamo stati insieme per 53 anni, a cominciare dal settembre 1952, quando entrammo ignari del gran piano della provvidenza, a Cadellara. Siamo cresciuti insieme: piuttosto diversi, ma sempre insieme. Poi nella primavera della nostra professione religiosa un appello: chi vuole andare in Africa? Io avevo già chiesto di andare in Brasile, ma i superiori non pensarono che ero fatto per quel continente. Tu venisti a chiedere a ciascuno di noi di andare giù nell’Africa del Sud insieme. E io ho abboccato. Deve essere stata la decisione più bella e giusta della nostra vita. E poi sempre insieme.
Ma di te devo dire che mi ha sempre attirato - e un po’ anche disturbato – la tua impulsività e ingenuità del rischio. Essere missionario per te era anche avventura. Era scoprire qualcosa di nuovo. Era meravigliarsi del nuovo e del diverso. E per questo ti mettevi dentro in mille iniziative. Saperi fare anche da pagliaccio per divertire i bambini e far ridere i grandi. Hai fatto vedere che ci eravamo veramente innamorati dell’Africa. E questo ti è servito per tenerti su, anche quando cominciarono per tutti noi le defezioni, i tradimenti, gli insuccessi. Hai continuato ad amare l’Africa perché l’avevi sposata.
Gli altarini e le nicchie che facevi a Via Dedi (a Lugo), come bambino sognatore, sono diventate chiese e cappelle. Migliaia di gente è passata per le tue mani di sacerdote e missionario. Il tuo largo sorriso che captava facilmente tutti, rimarrà nelle memorie di tutti noi.
Con te mi va via un pezzo della mia memoria. Eri tu che mi ricordavi con mille particolari le tante storie passate del nostro lungo cammino insieme... che io mi sono dimenticato.
Ti ringrazio, Lino, e continua a dirmi “Su, col tempo!”. In questa America, così diversa dalla nostra Africa ho veramente bisogno della tua memoria.
Abbiamo passato oggi tre ore a camminare nel bosco lungo il lago Folsom: parlavo e pensavo solo io, ma avevo la chiara impressione che mi ascoltavi e ridevi spesso.
Riposa nella luce del tuo Signore che hai servito nella gioia!
Giancarlo
Sacramento 13 aprile 2010.