VITTORIO VETTORI (Sacerdote)
Nato a Piscine di Sover 17.11.1910
Professione temporanea 9.9.1931
Professione Perpetua 9.9.1934
Ordinazione 18.7.1937
Morto 14.10.2010
Anni 99
E così, alla vigilia dei cento anni, il nostro caro padre Vittorio ci ha lasciato. Eravamo già pronti a festeggiare perché mai nessuno stimmatino aveva raggiunto la sua veneranda età. Lui che continuava a ripetere: “Ma quando mi chiamerà il Signore, ormai sono inutile qui, non vedo l’ora di andare in paradiso!” ora è stato accontentato. E sappiamo per certo che la sua anima è nelle mani di Dio come dice il libro della Sapienza: le anime dei giusti sono nelle mani di Dio.
Ho vissuto accanto a padre Vittorio per molti anni a san Leonardo, un uomo giusto, che sapeva stare al suo posto, in umiltà e semplicità, senza mai far chiasso e sussurrando nell’orecchio quando qualcosa non andava. La sua figura sobria e austera, la ricordavo fin dall’anno del noviziato, quando Lui, superiore della comunità di santa Croce al Flaminio da cui dipendeva la nostra casa di Grottaferrata, veniva in qualità si superiore a ricordarci gli impegni della vita religiosa e a vedere se ci trovavamo contenti. Già allora mi sembrava una figura di anziano sapiente, che sussurrava pensieri e riflessioni che non potevano mai uscire dal solco della tradizione di santa Madre Chiesa. Perché la dottrina era quella del magistero di Roma e non si poteva uscire dal seminato per avventurarci dentro alle nuove sfide dell’evangelizzazione anche se il Concilio ci chiamava a nuovi progetti e a nuovi stili di vita.
È stato un grande uomo di cultura padre Vittorio. Amava leggere molto, voleva conoscere; quando usciva qualche nuovo documento o enciclica del Papa, voleva subito il testo e lo leggeva tutto. E poi veniva a chiedere spiegazioni. Ma non erano spiegazioni; voleva convincere della bontà e della convenienza di quei testi che lui sentiva ispirati dallo Spirito santo perché venivano dalle più alte autorità ecclesiastiche. Fedele alla Chiesa ma non adulatore, ligio alle liturgie senza pesantezze inutili. Non era facile negli ultimi anni fargli presiedere la messa. Anche quando ha celebrato i 70 anni di ordinazione sacerdotale nel 2006 (al tempo io ero superiore della comunità) non fu facile convincerlo della festa che avevamo organizzato. Ma si adeguava e accettava.
È stato un religioso umile e disponibile, buono sempre anche se burbero nell’atteggiamento. Non ha mai posto obiezioni ai suoi trasferimenti. E non furono pochi: da Verona a Battipaglia, da Roma Santa Croce a Poggiomarino, da Pavia a Bellizzi, da Trento a Parma. Sempre disponibile e pronto all’obbedienza dei Superiori e soprattutto alle urgenze pastorali delle comunità in cui andava. Non esisteva nord o sud, comunità facili o difficili. La sua comunità ideale era sempre quella che gli aveva preparato l’obbedienza.
Arrivò a san Leonardo nel 1985 per “prepararsi alla buona morte” come lui amava ripetere. Sono passati 25 anni da allora e il suo ritornello era sempre lo stesso: “Ma quando viene a prendermi il Signore che io qui non ho più nulla da fare!” Il Signore però sapeva bene che erano ancora molti gli anni e le attività in cui sarebbe stato impegnato. Per molto tempo fu confessore scrupoloso e fedele qui al santuario di Lourdes, a presiedere la messa domenicale delle 8, presente perché non mancassero mai le candele davanti alla Madonna. Non sentiva il freddo all’inverno e il caldo d’estate, l’orologio guidava la sua giornata fatta di preghiera, di buone letture e di sguardi preoccupati alle persone che arrivavano ai piedi della Madonna. Ma dietro ad un cipiglio burbero c’era un cuore grande. Poche volte l’ho visto ridere di gusto ma c’erano le occasioni di serenità e allegria, soprattutto quando si ricordava qualche aneddoto del passato.
L’ultimo periodo è stato il più difficile. Era inquieto perché vedeva avvicinarsi l’ora dell’incontro con il Signore ma quest’ora non arrivava mai. La sentiva vicina, l’invocava ma poi, dopo ogni unzione degli infermi che riceveva, ritornava ancora in forma. In una delle ultime volte che l’ho incontrato non molto tempo fa qui a san Leonardo, come al solito gli ho chiesto: Don Vittorio, come va? “La va mal!” mi rispose, come faceva d’altra parte con tutti. Non si capiva mai bene il motivo per cui andava male, ma la vita era per p. Vittorio una valle di lacrime, in attesa della Vergine che gli mostrasse dopo questo esilio il suo figlio Gesù.
Grazie p. Vittorio della tua testimonianza di religioso e di prete. Non sei stato esagerato nelle tue omelie, non hai compiuto grandi imprese nelle comunità in cui sei stato, non hai lanciato grandi programmi di rinnovamento pastorale ma sei stato un religioso fedele e giusto, un prete di preghiera e di carità, un uomo che ci ha insegnato che per essere grandi basta restare fedeli a Dio e alla Chiesa. Riposa in pace.
P. Lidio