PIETRO VERONESE (sacerdote)
NATO:
PROFESSIONE PERPETUA:
25.9.1959
MORTO:
Battipaglia, SA – 17.2.2004
ETÀ: 65 anni
Verso le ore 4.00 del giorno 17 febbraio 2004 P. Pietro Veronese è morto. Aveva 65 anni e mezzo. Una quindicina di anni fa, dopo le analisi del sangue, gli fu diagnosticata una epatite C: non si sa come l’abbia contratta. Da allora la sua attività ha incominciato lentamente a rallentare. La malattia, nonostante tutte le cure mediche dei medici dell’ospedale di Eboli, degenerò in cirrosi epatica che portò progressivamente p. Pietro a deporre nelle mani di altri tutti i suoi incarichi, riducendolo ad una inattività quasi totale. Per il suo amore al Meridione d’Italia, dove aveva consumato quasi tutte le sue energie fisiche e spirituali, aveva manifestato un forte desiderio di rimanere in Battipaglia e di non essere trasferito a S. Leonardo (Verona). Per questo fu assistito notte e giorno da una famiglia amica. Due giorni prima della morte era stato ricoverato d’urgenza a Eboli, ma dopo alcune ore fu dimesso perché non c’era più nulla da fare. Negli ultimi tempi il padre provinciale, P. Aldo D’Andria, e P. Michele Curto e P. Francesco Guida lo hanno visitato ogni giorno, portando anche il conforto dei Sacramenti. La lunga e straziante malattia lo aveva purificato e, scuola di Dio, gli aveva insegnato l’unica cosa necessaria: fare con amore la volontà di Dio. La salma è rimasta esposta per un giorno nel santuario della Madonna della Speranza per dare a tutti la possibilità di una preghiera e dell’ultimo saluto. Le esequie sono state presiedute dal Vicario della Diocesi di Salerno e concelebrate da P. Antonio Piccirillo, Vicario Generale, da moltissimi confratelli, dai sacerdoti della Forania, alla presenza della sorella Ines, dei nipoti, dei sindaci di Poggiomarino e di Battipaglia, degli studenti della nostra Scuola Cattolica e di una grande folla di fedeli. Prima di portare la salma al cimitero, in corteo ci si è portati all’Opera Bertoni per ascoltare le testimonianze degli insegnanti e degli alunni, e per un’ultima preghiera.
P. Pietro Veronese era nato a Verona da Silvio e Stella Gasparetto il 26 agosto 1938. Il padre, disperso in guerra e prigioniero in America, tornò quando egli frequentava la terza elementare. Fino allora la famiglia era vissuta tra molti stenti ed in povertà reale. Pierino era vivacissimo. Dopo una prima ribellione, accettò la proposta del suo parroco di farsi sacerdote ed entrò fra gli Stimmatini. Furono anni di studio intenso e di crisi superate con generosità. Emise la professione perpetua il 25 settembre 1959 e il 21 giugno 1964 fu ordinato sacerdote nel nuovo Santuario della Madonna di Lourdes di Verona, aperto al culto in quell’occasione.
Fu inviato all’Opera Bertoni di Battipaglia come prefetto degli Aspiranti e poi a Udine con il compito di Vice Rettore del Collegio. Per le difficoltà e le incomprensioni nel suo nuovo compito, lasciò improvvisamente la comunità e trascorse un proficuo anno a Roma, S. Agata, impegnato in un corso di aggiornamento. Fu quindi assegnato a Poggiomarino nel 1971 dove ricoprì la carica di Superiore e, dal 1976 al 1979, quella di parroco. L’ambiente sociale e religioso stimolò in lui iniziative d’avanguardia che suscitarono discussioni e reazioni tali che i Superiori lo “promossero” e lo mandarono a Battipaglia per fondare la Scuola Cattolica, dove fu gestore e insegnante. Ricoprì anche la carica di Vicario Provinciale e di parroco dell’Aversana. Fu lavoratore infaticabile e sacerdote zelante che per il bene dell’opera a lui affidata e per le anime sapeva spendersi senza risparmiare le forze, soprattutto nelle confessioni. Subì anche calunnie infamanti che superò grazie alla fede e all’aiuto di persone e confratelli che gli furono vicinissimi. Ai suoi collaboratori, ai giovani e ai ragazzi della scuola, con severità illuminata dall’amore, insegnò a non rassegnarsi mai e ad essere protagonisti, o – come amava ripetere – ad “essere locomotive trainanti e non vagoni trascinati dagli altri”. Quando giunse la chiamata della sofferenza, la affrontò con caparbietà e pazienza, arrivando a dare esempi di fede incrollabile, soprattutto nei momenti prossimi alla disperazione. Si affidò alla Vergine Maria, madre da lui teneramente amata ed invocata. Ha lasciato un ritratto di sé stesso in un opuscolo, intitolato Le confessioni di un prete, che sarà divulgato appena possibile. «Servo buono e fedele entra nella gioia del tuo Signore».