ROBERTO ONGARO (sacerdote)
Nato a Cereda Valdagno il 21 giugno 1943
Entrato a Cadellara 1 settembre 1954
Prima professione 25 settembre 1960
Professione perpetua 22 giugno 1964
Ordinazione a Cereda il 20 aprile 1968
Morto a Udine 15 settembre 2007
Anni 64
P. Roberto, il 18 agosto scorso, neppure un mese fa, celebrava una santa Messa presso il capitello delle Poscole, la contrada di Cereda che l’aveva visto nascere e crescere. Era un sabato sera e celebrava la messa prefestiva. Il vangelo di Luca quella domenica parlava dei segni. “Quando vedete una nuvola salire dal ponente, subito dite: Viene la pioggia e così accade; quando soffia lo scirocco dite: ci sarà caldo, e così accade…”. Gesù invitava i suoi discepoli a leggere i segni dei tempi. P. Roberto, commentando quel brano, ebbe a dire che un segno importante della sua vita era stato quel capitello dedicato alla Madonna perché durante la sua infanzia si ritrovava, nel mese di maggio, a recitare il rosario ogni sera con la gente della sua contrada. Quella sera si ritrovò con quasi tutta la contrada, una cinquantina di persone in tutto, volti certamente diversi da quelli di oltre mezzo secolo prima, ma con gli stessi valori che avevano accompagnato la sua crescita. Per capire p. Roberto bisogna proprio risalire a quel tempo, a quella fede che aveva respirato in famiglia, a quella preghiera che mamma Maria gli aveva insegnato e che ogni sera pazientemente recitava con lui per affidarsi a Dio, sempre provvidente, e alla Madonna di Monte Berico a cui tutta la famiglia era devota. Basta dire che ogni sabato dopo l’8 settembre, la comunità di Cereda si ritrova al santuario della Madonna di Monte Berico. P. Roberto è stato chiamato alla vita che non finisce proprio in quel giorno, sabato scorso, mentre alcuni dei suoi familiari con gran parte della comunità di Cereda, erano al santuario della Madonna ad affidare le loro vite e quelle dei loro cari alla protezione della Vergine santa.
Quei valori che p. Roberto aveva imparato da bambino, l’hanno accompagnato per tutta la vita.
Il legame con il suo paese natio e con la sua gente fu sempre forte.
Una data particolare merita di essere sottolineata, il 20 aprile del 1968 quando fu ordinato prete. Fu un’ordinazione sacerdotale che restò scolpita nel cuore della gente che ebbe il privilegio di assistere a quell’avvenimento. Infatti Cereda, piccolo paesino della vallata dell’Agno, si vide improvvisamente al centro dell’attenzione del mondo religioso di tutta la diocesi di Vicenza, perché quel giorno erano tre i giovani che venivano ordinati nella chiesa di Cereda dedicata a s. Andrea: don Bruno Marangon, diocesano, p. Silvio Pronovi, frate minore, e p. Roberto stimmatino. In quella stessa occasione p. Camillo Disconzi, oggi missionario in Costa d’Avorio che ci è vicino con la preghiera, veniva ordinato diacono. Questo legame con la comunità che l’aveva generato alla fede rimase forte per tutta la vita e la numerosa rappresentanza qui di Cereda lo testimonia anche in questo momento.
La vita non è stata facile per p. Roberto nonostante il suo carattere esuberante lo facesse apparire sempre allegro e ben disposto. Il papà Bepi morì ancora giovane, ad appena 57 anni, e non molti anni dopo anche mamma Maria fu chiamata dal Signore. Perdite che hanno ferito profondamente il cuore di p. Roberto anche se il legame con le famiglie del fratello Silvio e della sorella Gianna si rinsaldò ancora di più e colmarono il bisogno degli affetti familiari che in lui furono sempre grandi.
P. Roberto tuttavia ha dato il meglio di sé stesso nelle comunità parrocchiali che l’hanno visto impegnato prima a Battipaglia come vice parroco per alcuni anni e poi come parroco prima a Trento per 6 anni, poi a Milano s. Croce per 14 anni ed infine a Pavia per altri 8 anni. Vita intensa e piena di impegni, di incontri, di contatti con ogni categoria di persone, di attenzione per chi era nel bisogno, di collaborazione con chi l’accompagnava nel suo ministero.
Tra le tante cose che meritano di essere sottolineate una in particolare va citata ed era il suo amore per la liturgia. Aveva imparato questo amore ancora giovane quando fu studente a Roma e frequentò l’Anselmianum, una delle scuole di teologia più prestigiose della capitale. P. Roberto amò profondamente le chiese dove fu parroco come fossero le sue spose. Ne curava l’ordine, l’arredamento, il buon gusto. Voleva che le cose fossero fatte bene, amava le celebrazioni solenni perché sentiva in quel momento di poter lodare e benedire il Signore in modo davvero importante.
Sapeva trovare anche la giusta ironia per la sua passione per le vesti liturgiche particolari con cui talvolta si vestiva. Andando a casa della sorella, mi sono trovato con tutti i suoi familiari a guardare le foto di archivio che si tengono sempre in casa. Tra queste anche una foto che lo ritraeva con la ferula e con la cappa di ermellino bianco, seduto sul tronetto della chiesa di S. Croce a Milano. Un’immagine in cui si intravede il sorriso appena accennato per queste vesti che avevano il sapore di una tradizione gloriosa del passato ma che in lui trovavano ancora un interprete voglioso di mettere in evidenza tutti i segni della chiesa che la potevano rendere degna sposa di Cristo.
Fu confratello importante anche per la vita della nostra Provincia italiana del S. Cuore. Fu consigliere provinciale una prima volta dal 76 al 79, poi ancora dal 97 al 2000 e quindi vicario provinciale dal 2000 al 2006, impegni che l’hanno sempre visto attento e partecipe della vita della congregazione che sentiva profondamente cara e che amava con tutto sé stesso. Le sue conoscenze nel diritto lo facevano sembrare talvolta pignolo nel cercare le formule migliori per le regole e i vari direttori che in occasione dei capitoli provinciali si dovevano formulare ma tutto questo era segno di un grande attaccamento alla sua famiglia religiosa.
Il suo ultimo periodo lo trascorse a Udine, come superiore della comunità in un momento difficile di passaggio di gestione di quest’opera imponente rappresentata da una prestigiosa scuola media e superiore e da un collegio che può ospitare fino a 150 convittori. La sua passione apostolica tuttavia restò sempre viva tanto che si era preso incarico di una parrocchia della città, quella del Redentore dove ufficiava regolarmente tutte le domeniche.
“Vieni servo buono e fedele, ricevi il premio preparato per le fatiche apostoliche che hai sostenuto”. Devono essere state queste le parole che il Signore gli ha rivolto quando ha bussato alla porta della sua vita. Noi lo accompagniamo con la preghiera perché il suo servizio ministeriale e la sua passione pastorale abbiano a tener viva nel popolo di Dio la fiammella della fede, della speranza e della carità.
(P. Lidio Zaupa, compaesano).
Dall'ordinazione al 1971 fu prefetto degli aspiranti a San Leonardo.
Poi studiò liturgia a Roma per un anno.
Dal 1972 al 1975 fu coadiutore a Battipaglia.
Dal 1975 al 1982 fu parroco dello Sposalizio di Trento.
Dal 1982 al 1996 fu parroco a Santa Croce di Milano.
Dal 1996 al 2004 fu parroco a Pavia quando fu chiusa la nostra casa.
Dal 2004 fu superiore a Udine