FERDINANDO PIVATELLO (fratello)
NATO: Legnago 11.10.1936 da Luigi e Ida Amelia Quagliato
ENTRATO: 12.10.1966 in Via Mameli
PRIMA PROFESSIONE: 29.6.1972 in San Pietro di Legnago
PROFESSIONE PERPETUA: 8.12.1975 a Santa Croce in Milano
MORTO: 26.9.2017 a Milano
ANNI: 80
Carissimi Confratelli la notte scorsa - 26.9.2017 - fratel Ferdinando Pivatello è andato in Paradiso verso le 23.30. Era presente un nostro infermiere che ha avvisato subito P. Lidio Zaupa. Gli ultimi giorni di fratel Ferdinando sono stati sereni: un lungo sonno l’ha accompagnato fino alla morte sopraggiunta la notte scorsa.
Si sta organizzando il funerale in santa Croce probabilmente per venerdì pomeriggio ore 14.45 ma è ancora tutto da confermare. Vi terremo informati.
P. Lidio mi comunica: «L’ho visto l’ultima volta ieri verso mezzogiorno quando sono stato all’Istituto per una buona oretta fino a che è arrivato il cambio di un nostro volontario. In questi ultimi giorni è funzionato un team di assistenza di volontari durante il giorno e un infermiere di notte. L’avevo visto sereno, dormiente. Sono stato a pregare con alcuni salmi e alcuni passi del Siracide perché aveva la Bibbia sul comodino. Poi gli ho dato l’assoluzione in articulo mortis e l’ho lasciato».
Riposi in pace. Preghiamo per lui e per i famigliari.
Milano 27 settembre 2017
Fr Ferdinando Pivatello
Alle 23.30 di martedì 26 settembre 2017, fr Ferdinando Pivatello è entrato nella luce del Signore. Si trovava all’Istituto Tumori di via Venezian a Milano dove era entrato definitivamente lo scorso 7 agosto. Era da un anno che fr Ferdinando soffriva di un tumore alla vescica che lentamente l’ha portato alla morte. Fino all’estate 2016 la sua vita era stata più che dignitosa nel senso che la malattia non l’aveva colpito più di tanto. L’ultima sua fatica era stato il pellegrinaggio fatto a Lourdes nei mesi di giugno e luglio 2016. Poi, ai primi di agosto 2016, era stato ricoverato all’Igea, una clinica non lontana da santa Croce, dove si era scoperto che il suo male camminava più velocemente del previsto.
L’ultimo anno fr Ferdinando l’ha passato con diversi ricoveri, soprattutto all’Igea ma era passato anche dal Policlinico e ha concluso all’istituto Tumori la sua esistenza terrena. Anche durante la malattia comunque non aveva lasciato il suo lavoro di sacrista attento e operoso nella chiesa di santa Croce che conosceva fin nei minimi particolari e la curava con competenza e autorevolezza. Era stato durante la solenne veglia Pasquale che “aveva voluto rubare la scena” come amava ripetere lui quando, durante la preghiera del Padre nostro, era caduto sull’altare mentre stava sistemando un vaso di fiori. Ma come se nulla fosse, si era poco dopo rialzato e aveva ripreso il suo lavoro senza dare troppo peso a questo incidente. Che purtroppo annunciava che il suo male stava rapidamente camminando. Dopo giugno la sua vita è stata un continuo entrare e uscire dall’ospedale. Nell’ultimo periodo, dopo il 7 agosto, si era formato un team di volontari coordinati da Evelyn Cremati che lo assisteva in modo continuativo durante il giorno mentre durante la notte c’erano due infermieri che si alternavano nell’assistenza. Soprattutto Nazareno, giovane infermiere ospite presso il pensionato Bertoni di via Cicoganara, aveva dato la sua disponibilità per essere vicino a fr Ferdinando. È stato lui per quasi tutte le notti ad essere presente e quando non poteva, si faceva sostituire da un altro amico infermiere.
La scorsa notte del 26 settembre 2017, è giunta dall’istituto Tumori la telefonata che annunciava la sua morte. La notizia si è diffusa velocemente in parrocchia e tra le comunità stimmatine che hanno manifestato la loro vicinanza e la loro fraternità religiosa.
La salma giungerà in parrocchia giovedì nel pomeriggio dove alle 18 e alle 21 ci sarà la preghiera del Rosario in sala biblioteca dove sarà allestita la camera ardente.
Il funerale sarà celebrato nella chiesa di santa Croce venerdì 29 alle ore 14.45. Quindi la salma sarà tumulata nel cimitero Maggiore di Milano dove gli Stimmatini hanno la tomba di famiglia.
Riposi in pace.
P. Lidio e Comunità di santa Croce
Testimonianze inserite nell'omelia del parroco Lidio Zaupa:
Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa di nuovo ritornerà. Così dice il libro del Siracide. E tu caro Ferdinando, ritorni alla terra, a quella di Milano che hai conosciuto bene, ma il tuo spirito sale verso il cielo. Abbiamo letto il Vangelo della Risurrezione, l’incontro di Gesù risorto con Maria di Magdala. Gesù la chiama e le dice: Maria! E lei risponde: Rabbunì! Oggi Gesù ti ha chiamato e ha detto: Ferdinando! E tu hai visto la luce, stai contemplando il suo volto.
Ci sono mille ricordi che ci accompagnano in questo momento. Ricordi dei tuoi confratelli, dei tuoi parenti, dei tuoi amici, di tutta la gente di santa Croce che hai conosciuto in questi lunghissimi anni della tua presenza qui a Milano. Oggi la predica la fanno loro. Ti abbiamo voluto accanto a noi per l’ultima volta questa notte, sei arrivato ieri, abbiamo pregato per te e con te ieri sera, ci siamo messi accanto a te questa mattina per ascoltare ancora la tua voce attraverso i tuoi libretti, ora diamo voce a chi ti è stato vicino.
So che succede così. Si resta arrabbiati perché alla fine la malattia e il dolore che sembravano durare troppo a lungo, non ci hanno dato tempo di dirsi scusa, e di dirsi grazie, buon viaggio. Sarebbe stato meglio in una casa a Verona, sarebbe stato meglio a casa vostra qui a Milano, sembra che il nostro fratello abbia tempo di decidere e invece ormai è in una nuova dimensione, di paura, di abbandono nel Signore, di partenza. Pensiamo di avere gli strumenti per capire, ma non è vero che capiamo il dolore. Vediamo che c'entra col paradiso, e affidiamo il nostro fratello al Signore, che mandi angeli abbastanza forti per portalo al cielo. A noi rimane qualche domanda, magari stupida, su questioni pratiche. E ci restano queste ore di commiato per dire scusa, grazie. Grazie fratel Ferdinando per averci educato alla cura di questa casa. La prima volta che sei stato al pronto soccorso nel 1969 era per fare un presepio più bello. L'ultima per ornare il tabernacolo vivo di nuovo dopo l'ultima veglia pasquale. Grazie che in terza elementare mi hai portato a Chiaravalle, eri tutto sorridente a parlare del mese di maggio, sulle scale verso la Madonna della buona notte. Che venivi casa per casa a fotografare tutti i nostri presepi. Che ci insegnavi a cantare con le cassette. Che ci hai schierato in Corso XXII Marzo al passaggio di Giovanni Paolo II. Grazie che non ti piaceva la cripta, ma ci regalavi l'incenso, i granelli di senape, le tovaglie per le nozze di Cana. Chiudevi il portone e davanti ai bambini facevi apparire la croce del Signore, vero portone. Grazie di aver avuto tempo e sorriso per parlare del senso della celebrazione al gruppo di catechesi di Anna, aprendo gli armadi della sacrestia e lasciando che toccassero, annusassero, chiedessero ... Grazie per l'ultimo sforzo di parlare del battesimo al gruppo di Marta. E del numero di scalini, di colonne, di angeli, di reliquie ... Grazie per essere stato uno stimmatino malato, tra noi. Scusa se abbiamo violato la tua intimità negli ultimi due mesi. Grazie di aver riso di gusto, a Pasqua, quando tre maldestri nipoti putativi si prendevano cura di te scarrozzandoti tra ospedale, farmacia, corso Buenos Aires ... Serviva a noi. E probabilmente è stato un ultimo grande dono di discernimento per i tuoi fratelli, per la tua famiglia religiosa. Noi testoni e brontoloni abbiamo adesso un patrono in cielo, con il privilegio di averlo conosciuto. Possiamo chiedergli di intercedere per dare pazienza a chi vive con noi. E possiamo chiedere di intercedere perché alla fine del brontolare ci sciogliamo, sfreghiamo la fronte con le mani, e sorridiamo, e accogliamo gli altri, e addirittura siamo docili e obbedienti e fedeli. A tutti noi resta un'eredità, come una piccola nota a pie' di pagina nella lapide del centenario che ha lasciato in fondo alla chiesa. Ognuno scrive quello che eredita. E ci resta anche da preparare la cenere per l'inizio della Quaresima: fratel Ferdinando lo faceva ad agosto, ma quest'anno era già all'ospedale. - Ciao Matteo
Dati i miei scarsi rapporti con la Chiesa non lo conoscevo molto di persona, non so che passato avesse, da dove venisse. Ma era una presenza sicura, da anni, in Santa Croce. Metteva serenità, aveva qualcosa di antico, da fioretto francescano; anche i suoi volumetti, nella loro semplicità, erano capaci di addolcire le nostre asprezze, o almeno le mie. Mi sorrideva sempre le rare volte che entravo in chiesa "fuori orario" liturgico e ricambiavo il saluto non per cortesia ma per condivisione sincera, così come non era di circostanza il suo sorriso accogliente. Era una presenza. Una sorta di genio benefico, come nelle favole. Ho sempre pensato che sapesse della vita molto di più di quello che dava a vedere. Col suo congedo, Santa Croce ha perduto molto. - Gianandrea
Pare che San Pietro avesse difficoltà con tutti quegli angeli esuberanti che lanciavano nuvolette festanti sull'ingresso del paradiso ... ed allora il nostro fratel Ferdinando pare si sia già messo all'opera per mettere un po' d'ordine, lanciando qualche frecciatina qua e là insieme a qualche ironico e furbo sorriso di amicizia. Ci mancherai, ma goditi l'abbraccio del Padre sul quale hai scommesso, vincendo, tutta la tua vita. - Guido Morosi
È una grave perdita per la nostra parrocchia, era speciale perché sapeva descrivere nei minimi particolari il sagrato della chiesa, il fonte battesimale, l'altare e tutti gli affreschi con passione ed amore ... lo ricorderemo sempre guardando le mura della chiesa perché lui era una piccola ma grande Pietra della nostra comunità. - Mary
Grazie Fr. Ferdinando per tutto quello che mi hai insegnato quando dal coro dei "cantori" di P. Albino, passai al gruppo dei "chierichetti" sotto la tua attenta e severa guida. Ora che sei lassù, in compagnia di S. Gaspare Bertoni vedi di proteggere questa Comunità che ti ha sempre stimato e voluto bene. Stefano
Un abbraccio forte a fr. Ferdinando che ci ha accompagnato con affetto e profonda fede nel nostro cammino con i suoi “tascabili”, attento curatore della nostra chiesa che conosceva così bene, in ogni dettaglio anche artistico, aspetto a me caro e da lui raccontato con semplicità ma competenza in un pregevole pieghevole dal titolo “Visitando la chiesa di S. Croce”. Alberto
Quando nelle Beatitudini sentivo di “miti che erediteranno la terra” mi venivano sempre in mente certi grandi alberi pazienti che reggono a tutte le stagioni e persone come fratel Ferdinando dalla presenza discreta, tenace, capace di dare certezza e consolazione. Sarà molto triste non vederlo più a Santa Croce, ma mi piace pensarlo mentre con ferma dolcezza rimette nella fila un angelo distratto. Venerdì sarò a Santa Croce con il pensiero e con la preghiera. -Donella
Siamo nati lo stesso giorno, solo a qualche anno di distanza. Abbiamo sempre scherzato su questo episodio, ogni volta che la domenica più vicina al "nostro" 11 ottobre ci trovavamo a Messa per un abbraccio e lo scambio di auguri. Di lui ricordo la capacità di ascolto, la docilità. Voleva imparare da tutti, anche osservando noi giovani, perché si sentiva povero, inadeguato. Questa recettività, virtù rara, lo rendeva profondo a partire dalla propria introversione, pensosità naturale. Ce lo ricordano i suoi tascabili, che ho sempre avuto la fortuna di leggere in anteprima quando me li consegnava in una busta bianca perché li potessi annunciare su Testata d'Angolo. Ad accompagnarli qualche riga scritta rigorosamente a mano per raccontare alla comunità, la sua comunità, la gioia provata nello scriverli e l'importanza di trovare un momento per leggere le pagine dei tascabili in famiglia, facendosi accompagnare solo dalla preghiera. Fratel Ferdinando parlava poco, osservava e imparava. Si sentiva una matita nelle mani di Dio. Gli piaceva questo atteggiamento di Gesù del vangelo di Giovanni. “Non sono venuto a fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 6 37-38). Misurarsi su questa Parola era la sua sicurezza. Era anche un uomo affidabile: serio, di fatti. Ogni incarico che gli veniva affidato, lo portava a termine. Di lui, della sua parola ci si poteva fidare. Prendeva sul serio ogni responsabilità: fedele e perseverante. Così lo ricordo quando da piccola, il sabato pomeriggio, ci aspettava puntuali per la riunione dei chierichetti. Un uomo “resistente”. Perseverante nell’amare il Signore durante la malattia, nella debolezza, nella vicinanza della morte. Viveva in una serenità spirituale frutto della lotta del credente, maturata nella fede. Forse gli sarebbe piaciuto essere ricordato con le parole di una giovane cristiana della Rosa Bianca, Sophie, arrestata dai nazisti all’interno dell’università, che disse a sé stessa in attesa del processo: «È un tempo in cui occorre avere uno spirito duro e un cuore tenero». Raccogliamo il tuo insegnamento, fratel Ferdinando, come sfida per affrontare la nostra vita. Buona vita tra le braccia del Signore - Silvia
Per me Ferdinando era l'uomo dalle memorie e della memoria. Meravigliava tutti per la sua precisa memoria. Ricordo la bellezza di certe sere passate con lui, quando particolarmente ispirato, mi raccontava a ruota libera tante storie della sua vita, con una particolare passione che mi riempiva il cuore. Sembrava, in qualche maniera, farti rivivere quegli eventi. Per questo mi ha insegnato a custodire gli eventi che vivevamo. Lui scriveva le cronache della comunità e le faceva con naturalezza, come sua indole innata. Inoltre, mi ha insegnato a valorizzare le cose che ci sono già, prima di innovare con delle nuove. Grato al Signore della sua persona lo raccomando al Dio della Vita! Un abbraccio p. Andrea Martinelli
Grazie, fratel Ferdinando, per la tua testimonianza di religioso esemplare e fedele. Grazie per i tuoi tascabili che ci hanno riscaldato il cuore. Grazie per esserti ricordato di noi con una cartolina nel giorno del nostro compleanno. Grazie per aver accompagnato centinaia di chierichetti e chierichette a servire il Signore. Grazie per la tua testimonianza di sacrista di santa Croce laborioso e autorevole. Grazie per aver accompagnato tantissimi pellegrini in molti santuari d’Europa a pregare Gesù e Maria. Grazie per essere stato servo buono e fedele del Signore in ogni momento. Il Signore ti doni la vita per sempre e faccia fiorire ancora luminosi esempi di generosità e di bontà d’animo.
In questi 40 anni ha accompagnato me, con le sue sgridate e la sua ironia, la tenerezza verso i "suoi" chierichetti, esempio di presenza costante e del servizio silenzioso e gratuito svolto nella totale dedizione al Padre ... burbero e tenero, ci mancherai... - Silvia Santaterra
Ho conosciuto come tanti chierichetti la sua dedizione insieme alle sue fragilità e ai suoi limiti ... e rimpiango di non averlo saputo amare "di più", anche di fronte ai suoi gesti di attenzione negli anni che sono venuti dopo. Il Signore conceda a lui e a noi abbondanza di pace e di perdono! - Raffaele Carbone