NATO: Badia Calavena 23.12.1934
PROFESSIONE TEMPORANEA 9.9.1952
PROFESSIONE PERPETUA: 24.12.1955
ORDINAZIONE: San Leonardo 24.6.1960
MORTO: Borgo Trento 22.8.2017
ETÀ: 82 anni
P. Pietro Mantovani era nato il 22 dicembre 1934 da Vito ed Erminia Perlati a Badia Calavena (VR).
Entrato nella Congregazione a Galbiate (CO) nel settembre del 1946, emise la sua prima Professione a Cadellara (VR) il 9 settembre 1952, consacrandosi poi al Signore in modo definitivo il 24 dicembre 1955.
Fu ordinato sacerdote il 24 giugno 1960 a S. Leonardo da mons. Giuseppe Carraro.
Ottenne la laurea in lettere alla Cattolica di Milano, nonché l’abilitazione all’insegnamento.
Spese la sua vita nell’insegnamento prima a S. Leonardo (1960-62), poi al Centro professionale a Via Mameli, di cui fu anche direttore (1963-66), alla Scuola Stimate (1966-67 e 1970-98) e in quella di Cadellara (1969-70, 1994-98 e 2006-7). Fu anche prefetto dei chierici a S. Leonardo (1967-69) e preside e superiore nelle comunità delle Stimate e di Cadellara.
Fu insegnante apprezzato nelle varie scuole dove operò e negli ultimi anni si dedicò in modo particolare agli studi storici, soprattutto della sua valle di origine (Val d’Illasi – VR). Di carattere deciso e nel contempo buono, amava la montagna e il luogo dove era cresciuto da bambino (la frazione Cuneghi).
Dal 2007 risiedeva a S. Leonardo, come assistente al Santuario di N.S. di Lourdes e dedicandosi in special modo al ministero delle confessioni.
Ammalatosi quasi improvvisamente, fu sottoposto ad una importante operazione chirurgica alla fine di luglio del 2017, le cui conseguenze lo portarono al decesso il 22 agosto 2017, memoria della B.V. Maria Regina, di cui era particolarmente devoto.
Figlio di Vito e Erminia Perlati.
Entrato a Galbiate il 6.9.1946 con il superiore Giovanni Armani.
Noviziato a Cadellara 8.9.1951 con Maestro Luigi Dusi.
Diaconato 19.12.1959 a Verona.
1960-1962 San Leonardo Prefetto e insegnante.
1963-1966 Via Mameli direttore CFP.
1966-1967 Stimate insegnante.
1967-1969 San Leonardo prefetto dei chierici.
1969-1970 Cadellara insegnante.
1970-1977 Stimate insegnante.
1977-1979 San Leonardo.
1979-1994 Stimate insegnante e preside.
1994-1998 Cadellara insegnante e preside.
1998-2017 San Leonardo e aiuto al Santuario.
Con breve parentesi a Cadellara.
Ricordando P. Pietro Mantovani
Funerale: omelia di P. Gianni Piccolboni al Santuario Madonna di Lourdes - 0re 13.15 del giorno 24 agosto 2017.
In devoto raccoglimento, siamo convenuti qui in chiesa, in quest’ora insolita per stringerci attorno a P. Pietro al quale oggi ufficialmente e insieme, come amici, famigliari e confratelli, auguriamo il buon viaggio verso l’abbraccio del Padre. È il viaggio verso il Padre che tutti faremo. Il ritorno a casa è sempre un momento che riempie il cuore.
La morte è ladra; ci toglie dalla vista le persone care, ci coglie nei momenti inaspettati, impensabili e non programmati.
Ma la morte è anche la sorella, l’amica, la benefattrice che ci trasporta, con le sue braccia invisibili, al cancello della sala del banchetto nuziale preparato dal Signore per i suoi amici.
Eppure, nonostante le belle definizioni e riflessioni teologiche, si ha paura e noi si fa fatica a morire, per due motivi fondamentali:
1) di solito si muore quando siamo anziani, anche debilitati fisicamente e il corpo soffre.
2) perché ci siamo costruiti delle false idee chiare su Dio. Frutto di una distorta riflessione, abbiamo trasformato Dio in un mostro, in un giustiziere, pronto a colpire se i conti non tornano. Nasce di conseguenza la paura. Si vive nella paura per lo spauracchio della morte e dell’incontro con Dio. Abbiamo paura di quel libro che verrà aperto e dove tutto è rigorosamente registrato.
Per salutare P. Pietro, che esce dalla scena di questo mondo, la liturgia di oggi, festa di san Bartolomeo, ci ha fatto leggere un brano dell’apocalisse, molto bello, che ci presenta il compimento del disegno, del sogno di Dio sull’uomo che non è un disastro o una terribile e disgustosa esperienza, ma un evento bellissimo quasi indescrivibile. “Vieni ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino”.
Usando il linguaggio nuziale, san Giovanni suggerisce l’immagine dell’intima unione tra l’Agnello immolato e glorificato, lo “Sposo” e la Chiesa– la Gerusalemme nuova “la “sposa” in un rapporto sponsale. È la l’unione sponsale tra ciascuno di noi credenti e Cristo, noi che, insieme, formiamo la chiesa diventando noi pure la sposa di Cristo; una sposa che lui stesso rende bella, attraente preziosa e la ammanta di sé e la fa degna di sé.
Questa Parola di Dio illumina e fa capire che il nostro pellegrinare sulla terra, alla luce di chi lo ha ideato, è come il cammino del giovane che si apre all’amore e che ha l’amore che gli canta dentro nel petto e che cerca la fidanzata /o con la quale stabilire rapporti sponsali duraturi, piacevoli, amorosi addirittura estasianti. Mi auguro e prego che più che paura, il pensiero della morte sia come quel sano timore e trepidazione della Sposa che si incammina verso l’altare per il suo sì allo sposo e vive quel momento pieno di gioia, di un amore così dilagante e intenso che il suo cuore non può contenere e.. allora piange. Piange perché ha il cuore pieno, traboccante di tenerezza, di amore, di stupore e di attesa e lo esprime nelle lacrime risanatrici, liberatrici , silenziose .
P. Pietro, negli ultimi anni della sua vita si era dedicato anche a delle riflessioni che avevano come tema l’amore. Sembrava quasi fissato e noi forse ci prendevamo gioco di lui. Può essere che non abbiamo capito quello che intendeva. Forse, nella fase matura della sua esistenza, aveva sintetizzato la vita cristiana, spirituale come una esperienza sponsale. Unione sponsale con Cristo che solo i mistici comprendono, della quale abbiamo sentito parlare nella prima lettura di oggi. Si sentiva di scriverlo anche in una forma letteraria un po’ provocatoria, un po’ fraintesa, un po’ fantasiosa romanzando anche piccoli fatti di cronaca.
Ora P. Pietro, tutto liberato e purificato, risplende della gloria di Dio. Ha compiuto la sua metamorfosi diventando Dio. Lo immaginiamo così. Il sogno dell’unione sponsale con Cristo ora, per lui, è realtà.
P. Piero entro nell’istituto degli stimmatini nel primo dopo guerra. Fu ordinato sacerdote nel 1960.
La sua è stata una vita spesa prevalentemente per ragazzi ed adolescenti nell’ambito scolastico. Ha svolto l’attività di missionario apostolico stimmatino, sulle orme di san Gaspare Bertoni, nel settore educativo, nella scuola, dedicandovi quasi quarant’anni. Aveva professionalità e creatività. Ricordo la sua presenza in mezzo a noi liceali di terza, pronti per gli esami di maturità. Ricordo la passione, che gli era propria, con la quale voleva formare noi giovani, futuri stimmatini, a ragionare con la nostra testa, a saper cercare la verità e ad essere noi stessi. Un buon educatore insegna agli alunni a volare, ma sa che ognuno deve fare il suo volo. Erano gli anni rivoltosi del ‘68. Stava nascendo un mondo nuovo che al suo sorgere era molto caotico e instabile. Assieme ai suoi colleghi e confratelli, nell’insegnamento P. Pietro era in prima linea per proporre valori duraturi ai quali aggrapparsi. Credeva nella potenza della cultura che penetra il cuore del giovane, trasformandolo.
Noi stimmatini lo ricordiamo bene, per la sua creatività, per la sua ilarità, il buon umore, per la sua caparbietà, per le sue battute ma soprattutto per la sua fede, per la sua intelligenza e per la sua grande umanità.
Dopo la sua Carriera di insegnante e Preside (Stimate, Cadellara Via Mameli) P. Pietro si dedicò alle ricerche storiche sulla sua vallata di origine, sui cimbri. Ricerche ben circostanziate ed apprezzate.
Caro P. Pietro. Ti diamo l’ultimo abbraccio terreno in uno spirito cristiano proprio con la santa Messa che tu hai celebrato tantissime volte nei tuoi 57 anni di prete, e in questo santuario dedicato alla Madonna di Lourdes dove negli ultimi anni della tua vita, dedicavi tempo e passione soprattutto nel ministero delle confessioni. Ti vediamo ancora passeggiare ogni giorno fino alla statua di san Giuseppe, puntuale alle 4 di ogni pomeriggio, incurante del freddo e della calura, assieme alla tua cara cognata, recitando il rosario e portando un fiore a san Giuseppe. Tu sai che san Giuseppe ha sempre una scaletta nascosta per far entrare in paradiso i suoi devoti. Ti salutiamo con il cuore pieno di consolazione e di riconoscenza per quello che sei stato per noi, e per molti di noi, tuoi ex alunni. Ti ringraziamo per la tua umanità, per il tuo essere contro corrente, per averci aiutato nei giorni del nostro liceo a pensare con la nostra testa, a vivere con grande discernimento le proteste e gli scioperi, i movimenti studenteschi sessantottini che miravano a cambiare la società e il modo di gestire la cultura, il lavoro, promuovendo i diritti e la dignità delle persone e a vedere il mondo non come nemico ma come il campo dove gettare il seme del bene, del bello del buono. Sappiamo che hai vissuto in pienezza la tua missione da buon figlio del Bertoni, da zelante sacerdote, da insegnante ed educatore.
Missione compiuta, caro P. Pietro!
Bene servo buono e fedele, entra nella gloria del tuo Signore.
Sì, siamo certi che il Signore ti ha già ammantato della sua gloria e che ora vivi nel cuore di Dio. Grazie P. Pietro e ricordati di noi.