Conclusione
2122 Ora che ho assolto l’incarico ricevuto di svolgere la narrazione delle gesta illustri del nostro Padre, chiuderò - come ho cominciato - seguendo i sentimenti stessi del nostro S. Zeno, per indicarvi con le sue stesse parole il fine per cui questo discorso mi è stato affidato dalla vostra pietà, e cioè: imitare almeno in parte i costumi del nostro Padre, se non possiamo imitarne le virtù sublimi ed eroiche. “Se ciò è possibile, - scrive S. Zeno - imitiamo almeno in qualche parte i costumi dei grandi, se non possiamo imitare le loro virtù.” (II.15.1). Se non possiamo convertire infedeli, riportare gli eretici alla fede, né santificare i popoli corrotti, almeno imitiamo in qualche parte i costumi mansueti, dolci, casti, pii, caritatevoli; poiché fu così bella ed onesta la vita del Padre, che il conoscere le opere rende in parte felici i suoi figli. “Vissero infatti con tanta rettitudine, che sarà parte della felicità il conoscere ciò che fecero.” (ivi).
2123 La nostra felicità consiste nel possedere tutte le virtù cristiane ed operare in conformità ad esse: “Beato l’uomo che teme il Signore” (Sl 111, 1). Una parte di questa felicità per i figli sta nell’avere dinanzi agli occhi un buon modello nel loro Padre; l’altra parte è imitarlo. E se davanti a quel grande esempio i nostri difetti ci appaiono maggiori per numero e bruttura, e la nostra carne è debole ed la lotta delle passioni è dura, ed i nemici che ci combattono sono forti ed insidiosi e ci minacciano grandi mali e disastri, facciamoci coraggio, perché da figli abbiamo dove rivolgerci: alla pietà del Padre.
2124 Sì, pietà, Padre, pietà di questo popolo che voi avete conquistato alla fede e liberato dai suoi nemici e che perciò è vostro e si appella al nome del suo Padre e protettore.
“Abbi pietà del tuo popolo, sul quale è stato invocato il tuo nome” (Eccl 36, 14). Pietà, o Padre, pietà di questo popolo che avete amato con tanta predilezione e tenerezza, come vostro primogenito, lasciandovi l’eredità dei vostri meriti, dei vostri esempi, delle vostre dottrine: “E Israele, che tu hai trattato al tuo primogenito” (ivi). Pietà di questo popolo che voi avete santificato e reso stabile in una pace profonda e conservato sotto il vostro patrocinio in mezzo a tanti pericoli. “Abbi pietà di Gerusalemme, città della tua santificazione” (ivi, v. 15).
Abbiate pietà di questo popolo in mezzo al quale, come voi avete voluto vivere, così anche avete desiderato fermarvi dormendo placidamente nel vostro sepolcro, come un Padre in casa dei suoi figlioli: “Alla città del tuo riposo” (ivi).
2125 E specialmente in questo giorno, in cui il vostro popolo celebra il ritrovamento del vostro sepolcro e l’autorevole ricognizione del corpo del suo Padre, si rinnovino in noi gli effetti di quella pietà che vi ha mosso a cercare noi, e vi ha fatto fermare qui in perpetuo, come vostra proprietà, vostra dimora e vostro sepolcro in mezzo a noi. “Abbi pietà della città del tuo riposo” (Eccl 36, 15).
Lode a Dio, alla Beata Vergine e a San Zeno.