I protagonisti della ricostruzione del Santuario

 

P. Luigi Fantozzi

 

Certamente il primo fu p. Fantozzi. Sulla sua figura di religioso, apostolo, realizzatore, missionario, trascinatore con la sua parola, è stato già scritto, ma molto rimane ancora da mettere in luce. Ricordo solo quanto mi disse più volte monsignor Pietro Albrigi, superiore del Mazza e, per un certo periodo, Vicario generale della diocesi di Verona: «Voi Stimmatini fate un peccato mortale se non scrivete la vita di p. Fantozzi. Insieme a mons. Manzini e a don Calabria forma la triade di ecclesiastici che maggiormente hanno dato il tono alla Chiesa veronese nei primi anni del ‘900».

Io ne parlo solo in relazione alla ricostruzione del Santuario.

Nel 1908 egli aveva trasformato la chiesa di s. Teresa in piazza Cittadella in Santuario dedicato alla Madonna di Lourdes. Fece sfondare l’abside della chiesa, richiudendola poi a modo di grotta. In alto venne collocata la statua marmorea dell’Immacolata, scolpita da Ugo Zannoni. Statua riconosciuta universalmente come uno dei capolavori dell’artista veronese per la bellezza d’arte e profonda ispirazione religiosa. Lo scultore nel 1865 scolpì la statua di Dante Alighieri nella piazza dei Signori. Dopo 43 anni realizza la statua della Madonna nella piena maturità artistica.

Lo stesso P. Luigi raccontava che si decise a questa trasformazione dietro suggerimento del Servo di Dio conte Francesco Perez, il quale pure gli consegnò la prima offerta di lire 15.000 per i lavori di ristrutturazione. Il motivo immediato fu quello di disporre di una chiesa per i ragazzi dell’oratorio delle Stimate, ma ben presto divenne luogo di preghiera per molti devoti di Maria. Si voleva inaugurare il nuovo santuario nel 1908 - in coincidenza col 50° anniversario delle apparizioni della Madonna. Invece fu inaugurato l’anno dopo da parte del vescovo di Lourdes, accolto alla stazione di Porta Nuova con tre complessi bandistici e gran folla di popolo (22.3.1909). Organizzò pellegrinaggi a Lourdes, nei quali era sempre parte attiva. Fece eseguire alcune copie, di dimensioni ridotte, delle statua dello Zannoni. Alcune le ho viste personalmente: nel cortile dell’abitazione del vescovo a Lourdes, nella chiesa parrocchiale di Boscochiesanuova e in quella di Erbezzo. Difese la Madonna contro miscredenti e blasfemi. Una volta che il Podrecca – o altri – venne a Verona a parlare contro la "superstizione" di Lourdes, fece tappezzare la città di manifesti con la sfida: «Saranno date a lui o a chi avesse dimostrato falso anche un solo caso di guarigione riconosciuto dal Bureau de constatation, £. 10.000, - da ritirare presso la Cassa di Risparmio». Per questo suo amore verso la Vergine, fatto di devozione e di operosità combattiva, veniva chiamato "il cavaliere dell’Immacolata". Titolo reso ancora più bello e splendente da ciò che fece e sopportò per Maria nella ricostruzione del suo nuovo Santuario.

P. Fantozzi, subito dopo la guerra, venne a Verona col "mandato" di ricostruire il Santuario, da parte del superiore generale p. Giovambattista Zaupa. Ma forse era solo un mandato esplorativo. C’era in quasi tutti il desiderio di veder risorgere il Santuario distrutto, anche se non si sapeva dove e come.

P. Fantozzi si incontrò con i suoi grandi amici, monsignor Giuseppe Manzini e d. Giovanni Calabria i quali lo confortarono nel suo proposito. Si mise subito al lavoro e tentò varie soluzioni.

Dopo il Capitolo generale (26 maggio - 5 giugno 1946) ritornò a Roma, dove il nuovo superiore p. Dionigi Martinis gli riconfermò il mandato di ricostruire il Santuario. Riappare nuovamente a Verona il 13 settembre del 1946 con destinazione casa dell’AMB (alcuni locali salvatisi dalla distruzione, alla ss. Trinità).

Nei primi momenti, per le ricerche e per la progettata ricostruzione, si affidò all’arch. Vincita e pensò di ricostruire il Santuario sul terreno della chiesa di s. Antonio, sul corso Porta Nuova. Ricordo bene quando un giorno mi parlava dei vantaggi che sarebbero venuti se si trasportava l’opera delle Stimate sul Corso. «Vedi, mi diceva con serietà e convinzione, qui siamo quattro metri più alti, ciò vuol dire aria buona!».

Quando questa prospettiva si chiuse perché le promesse fatte dal Vincita si erano rivelate infondate, restò amareggiato e ruppe le relazioni con lui, pronunciando parole amare e risentite, da buon toscano! Fu allora che venne incontro la Provvidenza nella persona del professor Gazzola.

 

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