MESSA DOMENICALE - 13.11.1932

Alle 9 di mattina vi fu la messa solenne nella splendida sala di musica, in prima classe. Sulla parete era stata spiegata la bandiera italiana, e l’altarino lì presso nel punto più bello della sala. Intervenne non tanta gente, ma si può dire abbastanza, quando si pensa che sulla nave vi sono 34 nazionalità ed individui d'ogni religione. Era commovente contemplare la devozione e il raccoglimento degli astanti. Il nostro rito assumeva un non so che di sublime e di maestoso, che conquideva gli animi e strappava la fervida preghiera. Le mirabili, stupende grandezze del creato, un cielo sereno, un mare tranquillo, cuori che pulsavano all'unisono senza essersi mai conosciuti, preghiere in tutte le lingue, il sacerdote cattolico nel suo bello ed austero paramento, nella devozione e compunzione del volto, con le braccia aperte, elevate congiunte, assorto nella preghiera, nel ringraziamento, nell’invocazione; il capitano ritto, nella sua divisa, parte dell’equipaggio schierata di fronte, tutto concorreva a rendere solenne il momento. Mi sentivo felice. Gesù, siate conosciuto da tutti. Potessimo vedere tutto il mondo prostrato ai tuoi piedi, convertito alla tua dolcissima e sublime dottrina, la sola vera, la sola giusta, la sola che risponda alle esigenze dell'uomo, e dia la dovuta gloria a Dio.

Un momento dopo nella stessa sala, si tenne il servizio protestante. Certamente io non presi parte, ma mi fermai sul ponte, vicino alla sala, dove potevo ogni tanto sbirciare dentro qualche occhiata per vedere cosa facessero. In mezzo c’era un vecchio con una barbetta bianca, con una faccia austera, rivolto verso l'assemblea. Era il ministro protestante. Sentii cantare in coro, all'unisono; poi il ministro si mise a leggere. Ciò che fecero poi non lo so, perché mi ritirai. Certo mi fecero tanta compassione. Ah! i sublimi, profondi misteri di Cristo, ridotti ad una lettura, ad un canto, ad una seduta!!