IL MIO DIARIO DI VIAGGIO
Venezia 10 novembre 1932.
In gondola per i pittoreschi canali veneziani, ci recammo al porto. Il «Conte Rosso» aveva già ancorato alle sei di mattina: è un gigante, un grosso bestione, un immenso palazzo galleggiante, di una maestà meravigliosa; sembrava ci attendesse. Un viavai di gente nel porto, macchine gigantesche che caricano le merci nella stiva, gondole che giungono da ogni parte con passeggeri d'ogni nazione, un gridare continuo dei facchini. Salimmo a bordo per vedere la nostra cabina, per dar un'occhiata al nostro colossale amico. Quanto è maestoso all’esterno, altrettanto è bello all'interno. In prima classe una magnificenza! Corridoi tappezzati, pavimenti lustri, sale signorili, con fregi, stucchi, poltrone, tavolini ed ogni comodità. Lampadari bellissimi, passeggiata, giardino ecc. ecc.
Tra una cosa e l'altra venne l'ora della partenza; il prolungato e stridulo fischio della sirena l'annunciò a tutti. Presto presto, si parte. Tra la più viva commozione diamo l'ultimo addio e l'ultimo abbraccio ai confratelli presenti, poi saliamo in alto sul ponte, per vederli ancora una volta, per ricevere di nuovo il loro ultimo addio, per imprimere meglio nella nostra mente le loro care fisionomie. Si levarono i ponti, e lentamente il grandioso piroscafo si mosse. Addio, addio... arrivederci.
Si sventolano i fazzoletti, si fan cenni con le mani, con la testa... qualcuno piange... Addio, arrivederci... arrivederci... lassù.
La nave prese a poco a poco il largo, passando di fronte alla Giudecca, tra altre navi. Si vedeva S. Marco illuminato, il Canal Grande, il palazzo del Doge, gli altri magnifici palazzi veneziani, là in un incanto notturno, eloquente monumento delle glorie della Regina del mare. Seduti sul ponte tutti e tre, in una intimità che solo certe circostanze rendono spontanee e naturali, mentre le mille luci di Venezia si spegnevano ad una ad una nell'ignoto, lasciandoci nel triste nostalgico senso della separazione, per la prima volta ci comunicammo i nostri sentimenti i nostri pensieri. Eravamo tutti e tre felici, contenti, nel sacrificio di una giovinezza di una vita intera.
Si viaggia per la Cina. Siamo nelle mani di Dio.