Bruno Facciotti
(nato 1949)Sacerdote stimmatino, vivente. Di spiccate propensioni inventive, si è dedicato nel tempo libero alla musica e alla pittura.
Il carisma di San Gaspare (1989) - Il Bertoni diceva di "non essere figura di fondar religioni". Ma intanto "scriveva a piccole gocciole" un libretto di norme per i Preti delle Stimate.
Tuttavia non osò dare un nome alla creatura che non sentiva ancora nata e che vedeva più nelle mani di Dio che nelle proprie. Fu così che anche il nome di "Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo", dato dall’autorità della Chiesa ai suoi figli, parve "una divina disposizione".
San Gaspare è ritratto nell’atteggiamento composto del Fondatore degli Stimmatini: è pienamente pervaso dalla presenza di Cristo crocifisso e da quelle cinque stelle che brillano lassù, le sue piaghe gloriose.
Con questo santo viene richiamata la reale presenza di Cristo, morto e risorto, nel nostro mondo "tinto di sanguigno".
Gli Stimmatini ne sono i fedeli continuatori.
Per due volte questo grandioso dipinto - solo in parte ritoccato nei volti - è stato religiosamente esposto alla Chiesa universale.
In due solennità irripetibili: la festa di tutti i Santi del 1975, il giorno della beatificazione di don Gaspare Bertoni; e di nuovo la festa di tutti i Santi del 1989, il giorno della sua canonizzazione.
Il santo appartiene a tutta la Chiesa. - Alto sull’orizzonte si apre uno squarcio nel cielo e come uscendo da una fantastica porta di luce ecco apparire nella sua veste quotidiana il sacerdote don Gaspare.
Gli fanno silenzioso e modesto corteo sei Angeli scelti appositamente per l’occasione: tengono in mano ciascuno i simboli delle virtù teologali della vita cristiana e delle virtù proprie della vita religiosa. Sono la fede, la speranza, la carità, la povertà, la castità, l’obbedienza.
Ai piedi del Sacerdote come soglia della porta celeste un lembo di terra amata - oasi di gioie e dolori - la cara città di Verona: la luce che ne illumina l’orizzonte sconfinato è quella stessa del cielo.
Così resteranno tutte le sorelle creature del cantico, nell’estremo addio, in una musica d’infinita nostalgia.
Benedite rugiada e brina, il Signore
Benedite gelo e freddo, il Signore
Benedite ghiacci e nevi, il Signore
Benedite notti e giorni, il Signore.
Il santo don Gaspare sembra venuto per un po’ sulla terra a partecipare alla sua grande festa, ma sarà ben presto di ritorno nel regno dei beati.
Ci resti negli occhi il gesto accogliente delle braccia e l’invito di Cristo: «Entra nella gioia del tuo Signore».