LE MIE BELLE SCARPE
Mia sorella Evelina mi veniva a trovare all’orfanotrofio. Un giorno mi portò un paio di scarpe bellissime, di color marrone chiaro che era un gusto ammirarle. Per me non poteva esserci regalo migliore. Le guardai con affetto, aspettando una buona occasione per inaugurarle.
Quando aprii l’armadio per indossarle non trovai nemmeno la scatola. Cercai, domandai, ma non le trovai. Piansi e brontolai un po’, ma alla fine mi consolai esclamando: «In cielo voglio vedere chi mi ha preso le mie bellissime scarpe!».
Che fede bella e consolante quella di un adolescente!
La festa di s. Lucia, che portava i regali ai bambini, è rimasta nel mio cuore. Un ricordo gustoso e allegro. È una usanza della regione veneta in Italia. I bambini curiosi prendevano negli occhi polvere di carbone, che “il castaldo”, l’aiutante della Santa, portava con sé. Immaginate come tenevo gli occhi ben chiusi. La trombetta che suonava, il rumore in cucina; immaginavo l’asinello che s. Lucia cavalcava: tutte queste cose creavano un’atmosfera da sogno.
La mattina presto correvamo per vedere i regali. Ognuno aveva un piatto pieno di noci, arance, mele, dolci e il famoso torrone. Là c'era anche il regalo richiesto.
Ricordo che una volta ricevetti uno schioppetto a turacciolo. Purtroppo il primo tiro colpì la faccia di mio fratello. Così ci guadagnai una solenne sculacciata.
Sognare fa parte della nostra vita.