Venerdì 1° Luglio 1949

Oggi due soli pasti, come sempre nei giorni festivi, in compenso però si mangia un po’ meglio. Sogno ad occhi aperti tante belle cose e poi finisco per addormentarmi davvero, non avendo riposato tutta la notte.

La vespa vegliò fino a mezzanotte; prestissimo poi vennero a svegliarci per il grande giorno di oggi. Si commemorano le vittorie vecchie e nuove: cortei, musiche, canti.

Il ritornello più alto: “Senza Comunismo non c’è più Cina, senza Comunismo la Cina non può star!” - Avreste potuto vedere tutta la Questura a cavalcioni del muro di cinta del mio cortile, per godersi lo spettacolo. Io mi contento di ascoltare.

Nella camera vicina arrivano 2 militari giapponesi, fermati nei pressi di TA-TUNG. Quanti di questi infelici sono ancora dispersi per la Cina? Viene loro assegnato come inserviente il ragazzo che prima serviva il cinese che se ne andò il giorno 25. Essi non sono dei vigilati e sospetti come me. Il loro ragazzo che da principio non osava guardarmi, ora si è fatto molto sfacciato e mi rivolge addirittura degli atti sconci. Prima di notte gli misuro un paio di ceffoni. 

Sabato 2 Luglio 1949

Dopo mezzogiorno arriva un nuovo fermato cinese. È di TA-TUNG, ha già fatto due mesi di scuola comunista, condizione obbligatoria per avere un qualsiasi impiego. È maestro ed ha un po’ di cultura; dormendo al mio fianco mi fa un po' di compagnia e mi insegna un po’ di cinese, ciò che non sanno fare le guardie.

La vespa è il più fervoroso nello studio dei libri comunisti; spera forse di passare sergente. Ha terminato la cronistoria del comunismo in Russia; ora ha cominciato la teoria, ma si arena spesso. È curioso sentire che si domandano a vicenda: “Cos’è l'imperialismo? - Cos’è la democrazia?”

Da quei cervelli sprizzano poche scintille, o forse è il testo che non è troppo chiaro... 

Domenica 3 Luglio 1949

Piove sempre. Me ne sto con i miei pensieri, con i miei disegni; l’unica mia consolazione.

A notte, credendomi addormentato, si confidano con il nuovo arrivato dicendo che io devo essere un americano e non un italiano. Chissà perché! - Forse l’alta statura, forse... Chi può conoscere le vie recondite del cerebro comunista? Comunque è un metodo comodo quello di crearsi pretesti per opprimere la gente.

Mentre ripenso ai loro sospetti, mi casca l’occhio sulla borraccia di fra Ugo: è americana, ma del 1918. 

Martedì 5 Luglio 1949

I due vicini giapponesi non fiatano. Qui nessuno osa parlare; facciamo tutti gli esercizi di sant’Ignazio ma manca il predicatore...

Io mi arrabatto, con l’aiuto della sola memoria, circa la cronologia di san Paolo e delle sue lettere. 

Giovedì 7 Luglio 1949

Oggi si festeggia il 12° anniversario dell’incidente di LU-KOW-KIAO, inizio della guerra con il giappone.

Alla sera dopo cena, vengono a giocare a carte nella mia camera. Seduti sul k’ang scalzi, con i piedi fra le mani, al chiarore fioco di una lampadina, brutti: sono proprio dei primitivi. 

Venerdì 8 Luglio 1949

Verso le 10 vengo chiamato per comunicazioni da parte del vice-Commissario. Vuole assolutamente addossarmi la colpa di questi 3 mesi di detenzione, io invece la rifiuto. Prometto di non lamentarmene se si decideranno a darmi il

loro passaporto (salvacondotto). Mi comunica che hanno ritrovata la mia penna stilografica; l'aveva rubata una delle guardie; riconoscono il loro torto. Io però dovrò fare, per iscritto, le mie scuse per aver ingiuriato i signori della Questura di LAI-YUAN chiamandoli “Signori della non se ne cura”.

Approfitto dell’occasione:

Primo per accusare il ragazzo dei giapponesi e diverse guardie di immoralità.

Secondo per accusarle ancora di avermi impedita la celebrazione della Messa e di avermi ingiuriato.

A proposito della religione mi dice che si tratta di una propaganda di idee italiane.

Ribatto che si tratta di religione cattolica e che, come tale, non ha patria ma è patrimonio comune.

Giocando sulla mia pronuncia difettosa (k’ung invece di kung) dice ehe si tratta di una propaganda vuota, vana. Gli scrivo col dito il carattere cinese e gli lascio intendere che non è proprio il caso di scherzare. La parola gli muore sul labbro e mi licenzia. Scrivo subito le mie scuse usando del mio socio cinese come scrivano. Intanto però, non firmo finché non mi danno la penna. Vogliono proprio apparire santoni, ma devono provare ad esserlo.

Nel pomeriggio la seconda guardia mi fa ampie scuse per tutto il loro comportamento passato. Le mie accuse hanno fatto colpo. 

Sabato 9 Luglio 1949

Il ragazzo dei giapponesi, di buon’ora, viene chiamato ed allontanato. Il mio socio di prigione viene anche lui ehiamato per comunicazioni. Anch’io poi vengo chiamato di nuovo e trovo il Commissario capo. Dibattito sulle solite quisquiglie circa il passaporto popolare.

Loro sono proprio senza argomenti. Per avere qualcosa di cui farmi domandare scusa si vuol assolutamente farmi ammettere di aver insultato il Prefetto di LAI-YUAN, il che è del tutto falso, non avendo io avuto con lui nessun rapporto, (non ho nemmeno potuto vederlo) e non avendo verso di lui alcun rancore. Si è tentato già un mese fa, di addossarmi simile accusa, lo hanno tentato ieri; ma più loro insistono, più io la rigetto energicamente.

Sui contrasti con la Questura non insistono, perché hanno più da perdere che da guadagnarci. Devo riscrivere due volte l’atto di scusa di ieri, ma non ne sono mai contenti. La prima guardia è peggiore di tutti loro: mi vorrebbero far passare per forza per nazionalista, accusandomi di aver difeso il valore della carta d’identità in nome del Kuo-ming-tang. 

Lunedì 11 Luglio 1949

Viene il vice-Commissario per farmi scrivere un’altra volta la domanda di scusa. Non ci accordiamo sul suo contenuto. Insiste ancora circa il Prefetto di LAI-YUAN. Il mio compagno dopo aver assistito al dibattito, stende spontaneamente la nuova formula e speriamo che sia la buona. Firmo. 

Martedì 12 Luglio 1949

Nel mattino nessuno si fa vedere, ma verso sera viene il Commissario: per una ulteriore edizione (5ª) della domanda di scusa. Si conviene di togliere l'inciso circa le ingiurie al Prefetto di LAI-YUAN. La mia strenua difesa ha avuto effetto. Il mio compagno mi consigliava a cedere. Poveri cinesi! Sono senza spina dorsale: sempre pronti a piegarsi a tutto e subire qualunque sopruso. 

Mercoledì 13 Luglio 1949

Vengo chiamato dopo colazione per essere senz’altro dimesso. Non sarò accompagnato a Pechino, né consegnato al nuovo generale. Tanto meglio: una tappa di meno!

Controllo delle mie cose con l’inventario alla mano. Mi viene restituita la penna ancora in buono stato. Penso che sia stata proprio essa uno dei motivi della mia salvezza. L'orgoglio dei santoni ne è rimasto molto abbassato.

Esco sulla via per noleggiare una carrozzella e mi si fa spontaneamente innanzi un cristiano, che combina tutto indirizzandomi ai padri di Scheut della Missione di SIWAN-TSE. Devo chiedere in prestito dei soldi; non ho più che 50 dollari popolari che mi servono appena per il trasporto della roba.

Esco dalla Pubblica Sicurezza che sono le 11.

In pochi minuti sono alla Missione. Non ne sapevo affatto nulla; loro sono qui da un anno e mezzo. Dopo la distruzione della loro sede, chiesero a Roma di poter avere un rifugio qui in città. Il fiume che divide questa città la spartisce fra loro e la Missione di SUAN-HWA. Vengo accolto dal padre Provinciale - Sercu - che poi mi conduce da Mons. De Smet. Non sospettavano affatto la rnia presenza in prigione; sono loro che mi chiedono, e mi informano circa i tre sacerdoti cinesi ancora detenuti.

Pranziamo assieme e stasera partirò per Pechino; per restare almeno un giorno (come loro vorrebbero) ci vogliono troppi permessi e non si fa in tempo a chiederli. Domani sarò a casa, dopo 88 giorni di prigione e 100 di assenza. 

Giovedì 14 Luglio 1949

S. Bonaventura (mala præterita - i malanni sono finiti).

Invece di andare fino alla CHIEN-MEN, smonto alla TUNG-CHE-MEN e in poco tempo sono a casa completamente inaspettato. Si supponeva che non dovessi tardare molto oltre i tre mesi, ma non si sapeva affatto dove mì trovavo. Dopo la prima lettera da LAI-YUAN, nessuna è giunta a destinazione. Loro inviarono a me una lettera del Comitato di Parma, ma anch’essa deve essere finita negli uffici della censura generale di TIEN-TSIN. Prima che questi ignoranti riescano a leggere tutto...

A pranzo ci troviamo tutti riuniti. Ho la barba lunga di un mese, ma non faccio paura. Ridiamo tutti allegramente riandando alle mie avventure. 

Venerdì 15 Luglio 1949

Cantiamo una Messa solenne di ringraziamento ad onore del S. Cuore di Gesù che dopo tante prove mi ha condotto a salvezza.

Vado poi anche a ringraziare coloro che più si sono adoperati per liberarmi, faccio cioè visita di dovere al nostro Console, nella vecchia sede dell’Ambasciata.

I nostri si sono assai preoccupati per me, e pur non avendo ricevuto nessuna soddisfazione dai nostri padroni, sono essi probabilmente che mi hanno risparmiato l'ultima tappa. 

Sabato 16 Luglio 1949

Il Superiore dei padri Salesiani mi ha invitato a cantare la Messa di ringraziamento ad onore della Madonna del Carmine. Anche i loro cinesini hanno tanto pregato per me, ed io accetto di pieno cuore. Molte volte nella Messa mi sono ricordato e mi ricordo di tutti i benefattori ed amici che per me hanno trepidato. 

Mercoledì 20 Luglio 1949

Con fotografie e moduli debitamente riempiti, mi presento alla Polizia per iniziare le pratiche di iscrizione all'anagrafe comunista. I nostri di casa sono allo stesso punto di me. Vedete dunque che se io, uscendo da Pechino, non avevo quel famoso passaporto del nostro governo popolare non è stata colpa mia... 

F I N E