Sabato 9 Aprile 1949
Anche a YU-SHAN-PU fui infastidito da molte visite di curiosi, fra i quali anche gli ufficiali dei soldati là dislocati o di passaggio. Lasciandomi credere di essere l'autorità locale, vollero vedere le mie carte, avanzando le solite riserve circa i visti, ecc. A1 mattino di buonora, mentre stavo per partire, si fece vedere anche l'unico vero autorizzato, in veste tutt’altro che autorevole. Senza saperlo mi ero fermato proprio all'ultimo paese della Prefettura di CHUO-CHOW, LAI-HSUI. Il primo paese più innanzi apparteneva alla Prefettura di LAI-YUAN. Il brav’uomo, sentite le mie dichiarazioni, non ebbe nulla da ridire o da opporre; si contentò di guardarmi con due occhi enigmatici di cui solo più tardi dovevo capire il segreto. La mia audacia incosciente mi faceva superare un confine proibito, e ciò doveva essere per mio danno. Questo voleva dire quello sguardo enigmatico. Se avessi saputo forse... ma infine è stato meglio che non abbia saputo comprendere, così ho potuto esplorare quella nefanda politica più addentro. Partii appiedato perché la sera prima avevo rotto mezzo anello della catena. Per di più ce ne andammo digiuni e furono 25 Ly (12 Km) ben duri. Arrivando al piccolo mercato di WA-GAN-GCHEN potemmo sfamarci, ed io con molte insistenze potei ottenere che un fabbro mi riparasse il guasto. Andando più in su la strada si faceva sempre migliore sebbene non in stato buono per la bicicietta.
I paesi sono quasi tutti scomparsi: non restano altro che ruderi e rovine; le rappresaglie dei giapponesi contro i comunisti che fuggivano al loro arrivo, sono state feroci. Proprio si constata come il mondo senza carità e senza Gesù Cristo, è pieno di vendette.
Alle ore 16 arrivavo finalmente a LAI-YUAN e mi indirizzai, franco e sicuro, verso la vecchia residenza dove vivono rifugiati parecchi cristiani e pagani. Qualcuna delle spie disseminate dappertutto corse immediatamente in Questura ad annunziare che era arrivato un americano, un aviatore, un guerriero armatissimo. Stavo facendo i primi saluti e i primi complimenti ai cristiani, quando uomini, armati di fucile e un capoccia con la rivoltella spianata, vennero a intervistarmi. Durante tutto il colloquio (una ventina di minuti) il capoccia (Lao Ly) tenne sempre il dito sul grilletto, sebbene io insistessi più volte perché deponesse quella sua aria feroce. Ci sarebbe stato da ridere al vederli tanto allarmati per così poco, ma nonostante la mia indifferenza e disinvoltura non riuscii a smontare il loro cipiglio. Credo, del resto, che parte di quella fierezza fosse ostentata per incutermi paura, ma a ciò non riuscirono affatto.
I cristiani fin dal primo vedermi avevano fatto i visi lunghi; dopo quella comparsa erano terrorizzati. Io ero sicuro di me stesso e cercai di consolarli, ma essi più consci di me dei grandi benefici della nuova libertà, tremavano per sé e per me. Non hanno più visto alcun sacerdote dal 1943 e la loro gioia sarebbe esplosa fragorosa, ma il grande incubo ha il potere di frenare tutti i moti dell'animo umano.
Appena preso un po’ di ristoro vado a restituire la visita. Passo dal Commissariato di Lao Ly (Pai Chu Suo) a quello di città, che è ad esso superiore, e porta il nome di Pubblica Sicurezza (Kun An Kiu). Il sostituto del Commissario si difende debolmente di fronte alla mia esposizione dei fatti, circa la mia dimora a LAI-SHUI e YI-HSIEN. Lo richiamo all’osservanza delle disposizioni superiori, ma non sa far altro che oppormi vane proteste. La loro ferma intenzione è di bloccarmi in tutto, ma io protesto che non obbedirò. Senza che io lo chiedessi si diedero gran premura di darmi spiegazione della distruzione completa della nuova residenza. Chiesa, casa, scuola sono scomparse completamente e non restano più né venti né dieci centimetri di muro. Nella chiesa avevano fatto un deposito di polveri, e la gente (quel famoso Pai Sing per il quale essi ostentano tanto culto), lo stupido popolo fumando aveva dato fuoco alle polveri causando il disastro. Ci furono 130 morti e un’ottantina di feriti, la domenica 9 dicembre 1945. Alcuni scampati invece hanno raccontato di aver visto un militare rosso che inchiodava una cassa di bombe come si trattasse di una cassa di aranci, e allora ne seguì quello che non poteva non seguirne.
Dopo questo primo approccio, vedendomi tanto stanco, mi rimandano.