Giovedì 24 Febbraio 1949

Distando solo 9 chilometri da LAI-SHUI decido di andare a fare una breve visita per aprirmi la strada. Passo per CHIANG-TANG, piccola cristianità a 6 Ly dalla città.

Vado poi al Yamen o sede del distretto che si è stabilito nella nostra residenza. Nel passare volli rivedere l’antica residenza del borgo sud, dove anch’io abitai per qualche mese. Ora è tornata ai suoi padroni maomettani ed a stento potei riconoscerla. Più oltre visitai la famiglia di un domestico nostro, ma non trovando in casa nessuno, all’infuori della vecchia mamma, non mi ferrnai più di 5 minuti, promettendo di tornare presto. Ero uscito appena che due zelanti si presentarono alla vecchietta chiedendo con severo cipiglio: “Chi è quello straniero? Che è venuto a fare in casa tua? Come mai avete delle relazioni con quegli stranieri?” - “Noi siamo cristiani e quello è il nostro prete, cosa avete da dire?”

Corsero dal Commissario, ma io li avevo già prevenuti, presentandomi da solo e dichiarando i miei permessi e le mie intenzioni. Sapendo che il Prefetto era a LAI-SHUI chiesi di rivederlo, ma era fuori per tenere una conferenza. Chiesi allora di poter visitare quella nostra residenza cascata nelle loro mani. Vedendomi franco e sicuro si limitavano ad assensi fatti con il capo e a brevi smorzate parole. Trovai tutto in buono stato, nonostante manchino porte e finestre e nonostante che una cannonata abbia colpito il tetto della cappella; il buco è stato in qualche modo riparato. Me ne andai poi per i fatti miei, ossia scesi fino a KAO-LÒ, dove, presso la famiglia, viveva il più giovane dei nostri due padri Ts’ai. Ci facemmo festa a vicenda consolati finalmente di essere in Missione. I cristiani montarono addirittura in entusiasmo prevedendo tempi migliori.

Per la notte volli tornare a LY-TSUN dove ero atteso e dove avrebbero potuto mettersi in ansia per me, non vedendomi comparire. Attraversai un fiume in barca e poi alcuni paesi a me poco noti. In uno di essi un gruppo di sfaccendati mi aveva osservato con occhi stupefatti, avanzare e poi svoltare. All'uscita del paese - NIE-CHWANG - c’era una ripida discesa e io smontai di bicicletta per chiedere indicazioni. Fu in quel momento che venni rincorso da un ragazzo, che voleva assolutamente che tornassi indietro per dar conto di me a quei signori della strada. Io temevo che si facesse notte e risposi che non avevo tempo da perdere e senz’altro me la diedi a tutta velocità giù per la discesa. Non so che impressione avrò lasciato, ma certo avranno concluso che dovevo essere una pericolosissima spia. Questi piccoli episodi non meriterebbero di essere raccontati, ma sono costretto a riferirli per dare un’idea della liberazione dei nuovi padroni e dello spirito in cui la gente è tenuta per l’imposizione venuta dall'alto. Guai ad allentare la pressione su un punto qualsiasi, guai a parlare d'altro che di liberazione. 

Venerdì - Sabato (25 e 26)

Sono a KAO-LÒ con padre Ts’ai Iob per assistere a due matrimoni. La nostra chiesa è stata trasformata in sala di conferenze comuniste, ma pure godiamo di una certa libertà perché i cristiani sono più numerosi e coraggiosi. Celebriamo le Messe in una casa privata e poi i cortei matrimoniali si svolgono con gran pompa di musica e spari.

Visito le tombe dei martiri del l900: erano 7, ma uno è stato esumato e poi trasportato al suo paese SHE-CHU. Nel 1900 vennero massacrati appena fuori del paese e poi interrati sul luogo del martirio. Adesso, essendo cresciuto il paese, sono quasi al centro di esso in un piccolo quadrato che a stento si può distinguere dagli altrì sepolcri cinesi. Penso che, se presto verrà la pace, potremo esumarli tutti e trasportarli nella chiesa rifatta e ampliata. Sul luogo de1 martirio si potrà costruire una cappella ricordo. 

Domenica 27 Febbraio 1949

Sono a CHWANG-TANG per la Missione a questa piccola cristianità. Una delle spose di KAO-LÒ era nipote del capo dei cristiani di qui, per questa occasione molte cristiane sono venute qua, fermandosi qualche giorno. Mi edificarono e consolarono con la loro fede e devozione. Sono quasi tutte vecchie cristiane e sanno approfittare della presenza del sacerdote. I cristiani di LY-TSUN dovevano trasportare loro il mio bagaglio fin qua, ma quelle continue conferenze li hanno così fiaccati e storditi che non hanno trovato il tempo necessario. Due di queste pie donne vanno loro a prendere la valigia-altarino. Nel pomeriggio faccio una corsa fino a PING-SHANG per vedere come stanno le cose. Trovo che non hanno avuto la Messa da più giorni. Ci sono tre suore e pochi cristiani, ma essendo giorno festivo mi valgo delle facoltà straordinarie di cui siamo muniti e celebro circa le ore 15 amministrando la Comunione. 

Lunedì 28 Febbraio 1949

Lascio CHWANG-TANG e approfittando di una buona occasione mando il mio bagaglio verso YI-HSIEN. Porto la Comunione alla vecchietta di LAI-SHUI a cui l’avevo promessa qualche giorno fa. Con lei trovo suo marito e sua figlia, maestra delle scuole pubbliche, e sono felicissimi di approfittare delltoccasione. A sera sono di nuovo a PIN-GAHANG. 

Martedì 1° Marzo 1949

Con un vento potente, ancora gelido, vado fino a SIWU-SHAN, dove alcuni fervidi cristiani mi attendono. Il più anziano di essi conobbe la nostra religione molti anni fa, in Manciuria, proprio presso i confini della Siberia. Ricevette allora una buona formazione, ed ancora adesso è di edificazione a tutti, è il tipo della vecchia Cina: sobria, solida, pacifica e laboriosa.

Suor Lucia Tung, che è venuta con me, ha modo di curare anche qui tanti malati. Tutti la cercano, tutti la vogliono; è di una industriosità e di una carità straordinaria. 

Mercoledì 2 Marzo 1949

Le Ceneri. Compio il sacro rito nella piccola comunità di PING-SHANG e poi parto subito per YI-HSIEN-PAI-FU, alla ricerca del mio bagaglio-altarino portatile e letto portatile, in Cina non si può neanche fare a meno del secondo.

È il secondo grande passo che faccio sul territorio della Missione; da LAI-SHUI mi spingo verso ovest per una ventina di chilometri lasciandomi dietro tutti i preti cinesi. Mi conviene procedere con prudenza e dovrò quanto prima saggiare gli umori del diverso Prefetto.

Intanto però, giunto sotto le mura della città, devio a sud in cerca dei miei oggetti, più preziosi per me che la faccia del Prefetto.

Nonostante che avessi ricevuto qualche rimprovero per essermi troppo fidato, ritrovo ogni cosa in perfetto ordine a completa soddisfazione mia e del trasportatore. Questi anni disgraziati buttano all'aria la paglia, mettendo in vista gli uomini più grami, ma i galantuomini ci sono ancora e si può credere che la Cina reggerà alla prova. 

Giovedì 3 Marzo 1949

PAI-FU a 6 chilometri da Yl-HSIEN, non fa più parte di YI-HSIEN: è stato annesso a TING-SIN-HSIEN, che ne dista 25 Km. Questa prima notizia mi mette in panne e mi trovo proprio nello stato d'animo del ciclista appiedato, privo di risorse. Decido di fare la faccia franca e se qualche cosa dovesse nascere scapperò subito sul territorio di YI-HSIEN. Con soddisfazione mia e dei cristiani attendo al ministero delle confessioni, comunioni e battesimi. Nel pomeriggio andavo ad assumere informazioni circa un matrimonio da regolare, quando fui affrontato da due poliziotti di TING-SIN. “Ci siamo” pensai. Mi sbrigai al più presto, tagliando molto corto. I due uomini però non rimasero molto soddisfatti e mi seguirono nella casa dove andavo. Dopo un supplemento di interrogatorio dibattuto fra loro, me ed i cristiani, si ritirarono. Non erano del tutto contenti, ma infine se ne andarono e non successe poi niente. Il peggio in questi casi sono le rappresaglie e le punizioni a cui possono andare incontro i cristiani anche dopo che è partito il prete, anzi, specialmente allora.