2. Elementi particolari dello spirito bertoniano
1) Per educazione, per ispirazione e per sua personale elezione il Bertoni si sentì portato ad assimilare in sommo grado la spiritualità ignaziana. La struttura e i metodi del Fondatore della Compagnia di Gesù entrarono così nella sua vita e nella sua opera in una maniera preponderante, ma senza però soffocarne l’originalità personale e senza ridurre la sua Congregazione ad una copia di quella del Loyola. Gli elementi ignaziani sono rimasti alla radice, costituiscono come l’intelaiatura dell’opera bertoniana, ma l’edificio risulta con un suo disegno distinto, con caratteri ben differenziati. Il Bertoni non ha riproposto nel secolo XIX un rigido programma di vita e di azione adatto al secolo XVI, ma ha adattato alle sue esigenze modificando anche profondamente lo schema ignaziano, come risulta, per esempio, nella Parte X "De unitate seu unione Sodalitatis".
2) Nel Bertoni appare prima di tutto in modo assai spiccato l’elemento cristocentrico. "Dobbiamo fare un ritratto in noi stessi di Gesù Cristo" (Mem., 26 febbraio 1809). Non si tratta soltanto di un imitazionismo esteriore fin nei più minuti particolari della vita, della passione e della morte di Cristo, ma di ripetizione anche dei suoi stati interiori, imitare per esempio "l’orazione e i desideri santissimi del Cuore di Cristo" (Ep. B. p. 66). Il suo Memoriale privato è una eloquente dimostrazione di questo spirito cristocentrico, che si alimenta in modo particolare con l’Eucarestia, nella celebrazione della quale egli sente i moti più veementi, di ordine anche mistico, in rapporto alla sequela di Cristo "per la povertà e l’ignominia" (25 sett. 1808), fino a trasformarsi completamente in Lui, in modo che "Gesù viva in me e non più io" (25 ott. 1808). Non v’è allora nel Bertoni solo l’aspetto militare, proprio della meditazione del Regno e dell’ispirazione avuta ai piedi di S. Ignazio: "Suvvia soldati di Cristo..." (15 sett. 1808), ma il moto dell’anima contemplativa che vede in Cristo l’amico amoroso e il padre misericordioso. Le sue Costituzioni hanno a tale riguardo dei richiami che sono di importanza capitale:
a) quando egli tratta dello studio, il cui inizio e movente è costituito dal Crocifisso, secondo la sentenza di S. Paolo: "Non credetti di sapere altra cosa fra voi, se non Gesù Cristo, e questo, crocifisso" (Cost. 51).
b) quando vede la consacrazione del celibato nella luce di uno spirituale sposalizio con Cristo: "la cui anima (del Missionario Apostolico) a Lui unicamente sposata... deve essere a Cristo presentata come vergine casta, cioè santa di mente e di corpo" (c. 109).
c) quando l’apostolato conduce il Missionario Apostolico a diventare procuratore o paraninfo di mistiche nozze fra le anime e Cristo" (c. 109), ed a tenere costantemente davanti agli occhi il modo stesso di conversare di Cristo fra gli uomini (c. 271).
3) Il Bertoni, membro fin da giovinetto della Congregazione Mariana di S. Sebastiano e fondatore poi degli Oratori Mariani di Verona, fu sempre figlio affezionato della Madonna, rinnovando ogni giorno la consegna completa di sé nelle sue mani materne. E con la Vergine Santa egli onorò di culto speciale il suo castissimo Sposo Giuseppe. La triste esperienza ch’egli fece in seno alla propria famiglia, disgregata da insanabile disaccordo fra i suoi genitori, non deve essere rimasta estranea alla scelta dello Sposalizio della Madonna con S. Giuseppe a festa patronale del suo Istituto, quasi a ripagarsi, all’ombra di quella unione santa d’amore casto e fedele, di quelle afflizioni che aveva provato in casa propria. L’altare maggiore dei SS. Sposi, ch’egli dedicò nella chiesa restaurata delle Stimmate, divenne come il centro spirituale della sua famiglia religiosa, non solo perché a Maria e Giuseppe si riguardava come ai tutelari principali in tutti gli eventi della Congregazione (v. Cronache Gramego, Lenotti ecc.), ma anche ai modelli più appropriati di quella unione di vita consacrata a Dio e alle anime che si doveva condurre alle Stimmate.
Per l’azione poi dei suoi Missionari Apostolici lo Sposalizio diventava un mezzo efficace a suscitare nei coniugi cristiani fedeltà e perfezione di vita.
4) Il Bertoni, che si sentì chiamato alla restaurazione del ministero ecclesiastico, inculcò a tutti i sacerdoti diocesani l’esigenza della santità, come stato di vita, nello spirito dei consigli evangelici. A maggior ragione egli sentì questa necessità per la Congregazione che andava fondando nel più genuino spirito evangelico, con la professione della povertà, castità ed obbedienza, in una vita comunitaria perfetta, e con la cura particolare di favorire esteriormente ed interiormente la più intima unione con Dio fino ai gradi più elevati della contemplazione infusa (Med. 16, I Re).
5) La Congregazione del Bertoni è per istituzione apostolica, perché per sua vocazione partecipa alla missione della Chiesa nell’ annunciare e portare la verità salvatrice ovunque, in diocesi e nel mondo. Ciò le deriva dal particolare carisma apostolico affidato al Bertoni e trasmesso ai suoi figli. Nel piano di riforma del ministero ecclesiastico il Padre Bertoni vide indispensabili questi caratteri o esigenze proprie:
a) una aperta confessione di fede senza debolezze e timori: vita soprannaturale;
b) imitazione della Passione di Cristo senza i comodi della vita, sprezzando la morte: mortificazione;
c) unione di veri sacerdoti per cercare d’accordo la gloria di Dio: carità comunitaria;
d) desiderare il Cielo e non le rendite della terra: gratuità assoluta dei ministeri (Med. 14, I Re).
6) L’elemento ecclesiale ha particolare risalto nello spirito del Bertoni non solo per il suo attaccamento incondizionato al Sommo Pontefice, ma anche per quell’obsequium Ecclesiæ, che è il motivo ricorrente nelle intenzioni, nelle preparazioni e nelle attività del Missionario Apostolico. Il fine specifico poi che il Bertoni assegnò ai suoi figli fu quello di collaborare con i Vescovi particolarmente nel ministero della Parola.
Ma se il suo Missionario Apostolico deve avere una visione universale della Chiesa, non deve trascurare i bisogni particolari della regione in cui vive collaborando con i sacerdoti diocesani e degli altri Ordini, e dedicandosi di preferenza al bene dei sacerdoti e dei chierici.
7) La disponibilità, in individuo o a squadre volanti, in aiuto dei Vescovi, è condizione indispensabile per realizzare il fine proprio dei Missionari Apostolici. Si richiede adunque il mandato o la missione del Vescovo, previa la designazione dei Superiori, perché i ministeri siano in senso vero e proprio apostolici, ed è necessaria l’obbedienza perché l’opera sia inserita nella divina volontà salvifica.
La disponibilità e la prontezza sono prerogative proprie dei missionari bertoniani; e se lo zelo creativo dei singoli porta ad iniziare nuove opere, l’iniziativa dovrà sempre portare il crisma della licenza dei Superiori, secondo l’aureo insegnamento del Padre: "Quando un’anima è così docile ai Superiori anche a fronte del proprio giudizio, allora è sicuramente condotta dallo Spirito di Dio" (Med. 35, IRe).