3. La trasmissione del Carisma apostolico del Bertoni
ai suoi figli uniti in comunità consacrata
1) Prima di trasmettere il suo carisma apostolico il Bertoni preparò per così dire il terreno adatto costituendo una comunità consacrata, fusa nell’amore e nella osservanza dei consigli evangelici. Il carisma comunitario fu così previo al carisma apostolico.
2) I primi Padri e Fratelli, che, dietro il suo esempio, abbracciarono la vita religiosa, come espressione più completa dell’amore nella libera e intera consegna della propria persona a Dio, intesero perfezionare la loro consacrazione battesimale, accettando al di là delle esigenze richieste dal sacramento non solo l’obbligo della castità, ma la scelta della verginità, non solo il distacco dai beni della terra, ma la povertà come rinuncia a qualsiasi proprietà personale, non solo l’obbedienza all’autorità della Chiesa, ma la sottomissione ad una regola comune e all’autorità di un superiore.
3) Siccome ogni chiamata di Dio alla vita religiosa trova la sua attuazione solo in una piena radicale comunione fraterna, e siccome la sua autentica dimensione consiste nell’esprimere la tensione unitaria della Chiesa non soltanto come testimonianza che trascina a realizzare questa unione, ma come reale contributo alla realtà profonda della Chiesa che è essenzialmente una nella carità, così il Bertoni si pose nettamente in tale prospettiva quando diede la seguente regola: "Ciascuno si tenga davanti agli occhi, come norma di questa concordia, ciò che negli Atti degli Apostoli si legge della condotta dei primi fedeli, donde ogni ordine di Religiosi trasse origine e forma: "Essi avevano un sol cuore ed un’anima sola e tenevano tutto in comune e lo dividevano ai singoli secondo il bisogno di ciascuno. E perciò ogni giorno prendevano pure il cibo con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo: ed era grande in tutti essi la grazia, 4, 32-33" (c.189).
4) I voti religiosi sono considerati dal Bertoni non solo in funzione di consacrazione, ma anche di unità. Il celibato infatti permette di donarsi ancora di più ai fratelli con l’amore stesso di Cristo (cfr. c. 109); la povertà aiuta a capire come la via per l’unità passi per quella della comunione dei beni (cc. 225-226); infine l’unione in gran parte si compie con il vincolo dell’obbedienza (c. 224).
5) Per la crescita dell’unità il Bertoni vide indispensabile l’incremento nell’amore verso Dio e verso Gesù Cristo, la preghiera e la meditazione, infine l’aumento delle virtù e dei doni (cc. 221-223).
6) La presenza di Gesù Cristo in mezzo ai fratelli uniti e concordi è fonte di quella gioia che i religiosi provano nei loro rapporti d’amore comunitario (cc. 228,190).
7) Il Carisma apostolico partecipato dal Bertoni ai membri del suo Istituto uniti in comunità consacrata si manifesta in una disponibilità maggiore al bene delle anime in forza del voto di castità (c. 109), per il distacco completo dalle cose terrene con il voto di povertà, nell’esercizio dell’obbedienza che fa correre ovunque la volontà del Superiore sotto l’ordinazione del Vescovo mandi a compiere una missione.
8) La coscienza ecclesiale del Bertoni è espressa infine in quel ripetuto richiamo all’ossequio della Chiesa ed all’aiuto ai Vescovi, a cui ha voluto improntare e orientare tutta l’opera dei suoi missionari apostolici.