Cenno storico della Congregazione
4) I tempi in cui il Bertoni iniziò e svolse il suo ministero (1800-1853) furono particolarmente difficili. Nel ceto colto dominavano le correnti dell’illuminismo e del razionalismo, del liberalismo e dell’idealismo ateo, che avevano nefasti influssi sulle masse portandole alla indifferenza religiosa, allo scetticismo e alla ribellione, col pretesto di un ideale democratico e di una unificazione nazionale. In seno alla Chiesa poi lavoravano con un’azione sottilmente corrosiva giansenismo, gallicanesimo e febronianismo.
Sebbene tutto questo non apparisse ancora in larga scala a Verona, tuttavia anche qui era urgente premunirsi da quelle nefaste infiltrazioni, tanto più pericolose in quanto avrebbero trovato nello scadimento del costume operato dall’invasione degli eserciti stranieri, il terreno adatto per attecchire maggiormente.
5) Il Bertoni si sentì chiamato ad operare per un rinnovamento generale dando una testimonianza ancora valida col ritorno ad una vita genuinamente evangelica e ad un ministero riformato secondo lo spirito degli Apostoli. Sappiamo che "fino dalla più tenera età si era deciso di voler essere il missionario dei giovani" (Proc. Ord. f. 96). Da chierico questa vocazione gli si palesò più distintamente attendendo all’istruzione ed educazione dei fanciulli, tanto da pensare concretamente fin da allora alla fondazione di una congregazione religiosa, radunando intorno a sé degli "zelanti cooperatori" (Summ. Add., p. 342).
Appena sacerdote, la vocazione missionaria gli si esplicitò sul pulpito sia di S. Paolo che di altre chiese, palesando nel ministero della Parola non solo "esimie qualità" di "Predicatore Apostolico", ma la sua "celeste ispirazione", la "sua sembianza di santità", il "suo dire animato e in un grave, patetico, riposato" che restava scolpito nei cuori, lasciandovi "le più grate e consolanti rimembranze, e le più confortanti e soavi emozioni" (Summ. Add., p. 337).
6) Una unione di sacerdoti si forma ben presto intorno al Bertoni ("funiculus triplex") per ragione di studio e per una formazione spirituale più approfondita. Nella fondazione e direzione degli Oratori Mariani (1802) ha come collaboratori dei "Fratelli Sacerdoti", che sono con lui anche ai piedi dell’altare di S. Ignazio dove riceve una particolare investitura (15 sett. 1808). Ed espressamente di "Compagnia religiosa" egli parla l’11 ottobre 1808, con la quale sembra prepararsi ad una "impresa" che richiede "l’acquisto di grande, eroica virtù" (23 luglio 1809). Si trattava di una "grande guerra" da ingaggiare "coll’inferno" (24 luglio 1809).
È il periodo in cui in Verona si vive momenti di costernazione: gli Ordini religiosi sono stati concentrati e parzialmente soppressi, e ormai si sa che saranno totalmente aboliti. Il 24 maggio 1810, quando la generale soppressione è in atto, il Bertoni segna nel suo Memoriale degli appunti sulla conservazione dei monasteri "ubi minima custodiuntur" e sulla loro rovina dove ciò non avviene. E nelle Meditazioni ai chierici tratta della vita religiosa come di una "grande scuola di virtù" che può portare alla più sublime santità, ma anche ad una estrema rovina per chi è infedele (Med. 37, I Re). Il 15 luglio 1810 nel trasporto di S. Gualfardo, dei quattro sacerdoti che reggono l’urna tre sono del circolo Bertoni e sensibilmente provarono un forte impulso divino a raccogliersi insieme e dedicarsi perpetuamente al bene del prossimo" (Lenotti, Cenni sulla vita del P. Michele Gramego, CS, I, p. 412).
7) Non risulta quando il Bertoni abbia palesato ai compagni i suoi piani, ma è certo che un accenno chiaro, sebbene discreto, egli lo fece "presso l’anno 1812" al suo confidente Marani, ancora chierico, il quale lo riferisce nei "Cenni intorno alla Congregazione": lo Spirito del Signore aveva messo in cuore al Bertoni l’idea di una istituzione religiosa "facendogliene vedere anticipatamente un simbolo, una figura" (CS, I, p. 179 s). Ricordiamo che è del 1812 l’estasi davanti al Crocifisso che gli mostra il suo Cuore.
In questo medesimo tempo, dopo aver predicato gli Esercizi in cui inculcò agli ecclesiastici l’esigenza per loro di una santità che includesse la pratica dei consigli evangelici, nel dare settimanalmente le meditazioni in Seminario, ricevette dei lumi riguardanti la sua Congregazione. Nelle notti di preghiera nella cantoria della Cappella (CS, IV, p. 262), egli veniva invitato ad attuare la riforma nella Chiesa mediante la innovazione del ministero ecclesiastico, e in particolare gli si offriva la visione di "un novello ordine di Predicatori", di una "Società" o "divisione di operai imitatori della vita apostolica", il cui scopo sarebbe stato di "diffondere ovunque la luce della predicazione" (cf CS, IV, pp. 257 ss).
8) Due però dei tre sacerdoti sensibilmente chiamati ad unirsi durante il trasporto di S.Gualfardo sono presi da un senso di impazienza. Il Farinati nel 1815 è in procinto di partire per farsi Gesuita, ma è trattenuto dal Vecovo. Il Gramego, che vuol partire anche lui, è trattenuto invece dal Bertoni "illustrato da lume superno" (CS, I, p. 412).
9) D. Gaspare si sente chiamato "dallo Spirito innovatore e restauratore d’ogni cosa" "a rinnovare e restaurare il suo ministero e, mediante questo, la sua Chiesa, abolendo il vecchio spirito umano, eccitando il nuovo e divino sulla ineffabile rettitudine della prima pietra" (Med. 16 b I Re).
Per realizzare questo piano il Bertoni dice che bisogna adottare diverse misure, fra le quali anche quella di discernere il tempo. "Il tempo di manifestazione viene indicato ordinariamente da una soprabbondante infusione di carità e accensione di amore. Euntes docete omnes gentes (= piano comunicato o missione).
Sedete in civitate donec induamini virtute ex alto (= infusione dello Spirito che riempie di ardore e muove ad agire)" (Ivi).
Sappiamo che il Bertoni ebbe la sua Pentecoste sul palco di S. Fermo nella straordinaria Missione del maggio 1816. Lì il suo carisma si precisò con la netta visione della importanza delle Missioni al popolo e la nomina di Missionario Apostolico (20 dic. 1817) che ne seguì non fu che autorevole conferma della sua specifica missione (Cf. Memorie intorno ai Padri e Fratelli..., p. 20). La realizzazione fu possibile per merito di un autentico ignaziano, D. Nicola Galvani, che offrì al Bertoni "le Stimmate come luogo opportuno a porre una Congregazione di Preti che vivano sotto le regole di S. Ignazio" (Ep. Bertoni, p. 130).
Quindi nel realizzare la missione apostolica veniva adottata la struttura ignaziana, ma siccome si era ancora in regime di soppressione, per intanto bisognava appigliarsi ad una parte accessoria sebbene sostanziale del piano: l’insegnamento scolastico, in attesa di tempi migliori (Summ. Add. p. 283).