6. - Don Luigi Bragato alla Corte di Vienna
Un incarico del tutto straordinario fu chiesto a Don Gaspare nel 1835. A Vienna era asceso al trono Ferdinando I, che aveva in moglie Maria Anna di Sardegna. La Corte si trovò ad avere bisogno per la Sovrana di un confessore di lingua italiana. Fu dato incarico al Vescovo di Verona di provvedere.
Era allora vescovo (1829-1839) Mons. Giuseppe Grasser, tirolese, veramente santo uomo ed amicissimo di Don Gaspare. Egli chiese a Don Gaspare uno dei suoi, e precisamente Don Luigi Bragato, che per Don Gaspare era il figlio del cuore.
Entrato alle Stimate nel 1818, aveva quasi subito dovuto uscirne per malattia di petto. Rientrò dopo dieci anni col corpo risanato e la salute rassodata. Il cuore però non aveva mai potuto abbandonare il suo venerato Padre, e quel ritorno fu una gran gioia per tutti. Dopo pochi anni eccolo di nuovo messo alla prova; non più per ragione di salute, ma per un altissimo ministero.
La Comunità delle Stimate era allora nel massimo dello sviluppo raggiunto vivendo il Fondatore.
Vi erano 12 sacerdoti, quattro coadiutori e due studenti.
Dal 1° al 5 luglio 1835 si tennero molti consigli in tutti i momenti liberi dalla scuola. Vi prendevano parte: Don Gaspare, Don Bragato e i tre più anziani della casa.
Finalmente il giorno cinque, radunata tutta la comunità, il Superiore e Padre spiegò a tutti il motivo di quel lungo confabulare in segreto. Disse: "È volere di Dio, manifestato nel nostro zelantissimo Vescovo, che il nostro fratello Don Bragato si divida da noi e parta per Vienna; e domani - giorno 6 - partirà col Veloce. Pregate tutti per lui onde Dio benedica l'opera che egli va ad intraprendere". E, volti gli occhi al cielo, aggiunse: "Santificetur nomen tuum! Fiat voluntas tua!".
Fu per tutti un vero stordimento. Don Gramego, nelle sue note intime, ne fa alte meraviglie e trepida. Don Cainer invece, ne trae motivo a bene sperare a favore delle Stimate.
Per illustrare questi nomi, noi dovremmo qui rifarne un po' la storia, ma preferiamo rimandare il lettore a quello che ne scrivono gli storici.
In questa nostra galoppata non possiamo indugiarci tanto, e questo capitoletto è già troppo lungo.
Aggiungeremo solo qualche riga su Don Bragato. Andò a Corte e servì la Sovrana pei tredici anni che rimase al trono. La seguì poi a Praga, dopo l'abdicazione di Ferdinando I, godendo sempre della loro stima.
Ai confratelli delle Stimate serbò sempre immutato affetto, invidiandoli per la compagnia del Padre e la vita umile e nascosta.
Col suo Padre amatissimo ebbe una deliziosa e frequente corrispondenza, di cui purtroppo, non ci rimangono che poche briciole.
Nel 1866 infatti, quando le truppe italiane entravano a Verona e gli avvoltoi anticlericali si gettavano sui conventi, si temette alle Stimate che quel prezioso deposito compromettesse tutto, con la sua testimonianza di relazioni con la Corte austriaca. Venne dato alle fiamme e fu per noi immenso danno.
Il suo destinatario e autore concorse in quell'occasione al salvataggio dell'amatissima Congregazione, e prima di morire poté vedere appianate tutte le grosse difficoltà che erano insorte da quelle vicende politiche.
Si addormentò nella pace di Dio il 13 ottobre 1874, alla bella età di 84 anni; lui tisicuzzo da giovane, incapace di sopportare troppi rigori.