4. - La Scuola
Ma il pensiero dei muri non era stato il primo pensiero di quei preti; il loro primo pensiero fu quello delle anime dei loro scolari.
"Quomodocumque" dice allegramente Don Gramego, e cioè "in qualche modo" si sistemarono, facendo scuola, camera da letto, refettorio e cucina nello stesso locale: a rotazione, facendo ruotare quei pochi mobili ed altri aggeggi che sono compresi nel "quomodocumque".
Un testo autentico del 1823 attesta un tale stato di cose, ma noi qui vogliamo citarne un altro ancora più esplicito e caratteristico del 1828, quando ormai da dodici anni essi avevano appreso il gioco.
"Dover fare fuoco e cuocere ogni cosa a un solo camino, in una sola stanza, per me e per i muratori; e nettar le stoviglie in un'altra stanza da letto, e mangiare in un'altra, che è la mia camera e scuola, sulle tavole medesime che servono per gli scolari".
È Don Gaspare che parla, e non vi è proprio bisogno di commento.
Il 4 novembre 1816 arrivarono alle Stimate Don Gaspare Bertoni, Don Giovanni Maria Marani e il signor Paolo Zanoli, tornitore di professione, il quale per sfuggire alle leve napoleoniche aveva fatto voto di consacrarsi a Dio nella vita religiosa. Avendo ottenuto la grazia, ora manteneva la sua parola.
Il secondo, Don Marani, classe 1790, era stato allievo del primo Oratorio di Don Gaspare a San Paolo in C. M., e gli era sempre rimasto accanto come aiutante ed assistente. Ordinato sacerdote nel 1814, lo seguì alle Stimate, e dopo la sua morte divenne il suo successore.
Il 4 dicembre venne anche Don Michele Gramego, e il 1° gennaio 1817 Don Matteo Farinati. Erano i più fidi di Don Gaspare e non potevano mancare.
Quello che mancava era lo spazio, poiché quei miseri locali erano ancora occupati dagli inquilini antecedenti, e lo furono fino al 24 marzo 1817.
Così la prima invernata passò in rigida e dura penitenza.
Se si aggiunge che gli anni dal 1815 al 1820 furono anni di carestia e di grandi miserie, si avrà un quadro completo della situazione.
Per la celebrazione delle messe dovevano recarsi nella vicina chiesa di Santa Teresa - Convento della Naudet - e, solo il 6 settembre 1818, ossia solo dopo due anni, poterono usufruire del loro piccolo Oratorio annesso alla chiesa delle Stimate e dedicato all'Immacolata.
L'apertura delle scuole però non subì ritardi. Il 4 novembre (lunedì) erano arrivati, e il giorno 11 (il lunedì successivo) cominciarono.
La scuola da essi aperta (per quanto concerne quei primi tempi) potrebbe essere riguardata come la fusione delle nostre ultime classi elementari con la scuola media, a tipo e con caratteri nettamente ecclesiastici.
Così fu per due anni. Nel 1818 il Governo di Vienna emanò un suo Metodo di studi con un Codice Ginnasiale, e Don Gaspare vi conformò le sue scuole, adattandosi allora e in seguito a tutte le dipendenze legali degli enti scolastici o politici, municipali e governativi.
Aggiungendo anno per anno una classe, si arrivò nell'anno scolastico 1824-1825 ad avere un ginnasio completo secondo il sistema dell'Austria, e cioè: 4 classi grammaticali, una classe biennale di Umanità e Retorica, premesse pure due classi preparatorie con programma elementare: la 2ª e la 3ª, omessa sempre la prima (8 anni in tutto).
Accettati gli ordinamenti dello Stato, il carattere dell'insegnamento restò pur sempre quello d'un ministero eminentemente ecclesiastico, tanto la pietà e la virtù impregnavano là ogni cosa.
L'insegnamento vi restò di tale unità, che parola e metodi nelle varie classi, in tutte e in ciascuna, sembravano parole e metodi personali dello stesso Servo di Dio. Egli ne fu molto felicitato dai personaggi più competenti, perché il frutto corrispondeva all'abilità.
Il celebre P. Antonio Bresciani scrisse che: "Quegli scolari, a giudizio degli uomini dotti, primeggiavano negli esami di paragone". E secondo la testimonianza di altri Padri della Compagnia di Gesù: "Avanzavano di gran lunga nella pietà e nelle lettere tutti gli altri".
Per le Scuole delle Stimate, dal 1816 al 1843, passarono non meno di settanta futuri ecclesiastici. (P. Stofella).
L'opera delle Scuole fiorì per 27 anni, fino al 1843, quando, per mancanza di soggetti nel proprio Istituto, il Bertoni dovette chiudere. Nel frattempo i Gesuiti erano tornati a Verona (1837) e dopo qualche tempo avevano potuto riaprire le antiche loro scuole di San Sebastiano. A loro Don Gaspare rimise ben volentieri i suoi scolari.