Capitolo XIII
TESTIMONIANZE DAL CIELO
I tocchi di campana che diffusero in Verona la notizia del trapasso di Don Gaspare suscitarono prima un brusio e poi un coro universale: “È morto un santo”. I buoni veronesi l'avevano conosciuto tutti, chi in un incontro, chi in un altro.
Ora mettendo in comune la loro sorpresa ed il loro dolore, uscivano in quelle espressioni di ammirazione e di glorificazione.
Il fenomeno si ripete abbastanza spesso, per estesa inflazione e con notevole abuso, ma il poco che abbiamo riassunto nei capitoli precedenti ci pare sufficiente a giustificare i concittadini del Bertoni.
Il funerale si fece il lunedì 13 giugno, verso sera.
In quel giorno i veronesi (secondo il loro costume) avevano onorato Sant'Antonio da Padova con una solennissima processione. Ebbene il funerale di Don Gaspare parve come la ripetizione di quella solenne manifestazione religiosa. Tutti vi vollero partecipare. Questa fu la prima prova della solidità della loro convinzione.
Altra prova concreta della profondità di quel sentimento di stima e venerazione fu la richiesta presentata alle autorità civili ed ecclesiastiche perché fosse concessa la facoltà di seppellire Don Gaspare nella sua chiesa. Ne abbiamo già parlato.
Dopo tredici mesi e mezzo dalla sua morte egli ritornava tra i suoi figli e veniva inumato al centro di quella loro chiesa, che da lui era stata riattivata e riaperta al culto trent'anni prima. Anche quel ritorno fu un trionfo.
Nel novembre 1854, qualche mese dopo la tumulazione, i figli e discepoli promossero una solenne commemorazione funebre, per la quale il P. Camillo Cesare Bresciani (Camilliano, diverso dal P. Antonio Bresciani, gesuita) sfoggiò tutta la sua alta oratoria.
Nel 1858 (cinque anni dopo la morte) uscì la prima biografia del Bertoni scritta con ampiezza. Fu opera lodevole del Rev.do Don Gaetano Giacobbe, che reggeva la parrocchia della SS. Trinità e che perciò, nella sua qualità di parroco, oltre che averne celebrato il funerale era stato il primo a tesserne l'elogio.
Dopo ciò i preti delle Stimate parvero non pensare ad altro. Paghi di aver riavuto fra di loro il venerato Padre e Maestro, non presero alcuna di quelle iniziative, che adesso si promuovono con tanta sagacia e prontezza. Del resto anche quel primo favore l'avevano ottenuto per iniziativa di altri.
Le venerate spoglie rimasero in quel luogo troppo umido e inadatto per quarantacinque anni. Solo il 13 marzo 1899 venivano rimosse per la ricognizione canonica richiesta dal Processo informativo Diocesano.
Il corpo fu trovato in buono stato di conservazione, fatta eccezione delle gambe, la destra in particolare, che in conseguenza delle operazioni subìte appariva scarnificata.
Essendo però troppo soggetto all'umidità il luogo dove fino allora aveva riposato, dopo essere stata esposta per due mesi in una stanza ben arieggiata, la salma benedetta fu collocata in un loculo scavato nel muro dell'attiguo Oratorio della Concezione.
Una seconda ricognizione del corpo ebbe luogo per autorità apostolica il 12 giugno 1923: a settanta anni dal giorno della morte.
La salma fu ritrovata nel buono stato in cui era stata riposta nel 1899.
Il 16 settembre 1937, senza nuova ricognizione, senza riaprire le casse, ma con tutte le debite facoltà, quel sacro deposito venne rimosso dal loculo dell'Oratorio e riportato dentro il perimetro della chiesa.
Una cappelletta, semplice ma decorosa, lo protegge ancora adesso, come lo protesse nel 1945, quando il posto del primo loculo nell'Oratorio fu centrato in pieno da una bomba e squarciato.
Un'altra bomba cadde dentro la chiesa, davanti alla balaustra e all'altare maggiore, ma per manifesta protezione divina non scoppiò, pur avendo penetrato il pavimento ricoperto di pietra viva.
Il Processo Ordinario, quello fatto dal Vescovo con propria autorità, fu indetto dal Card. Luigi di Canossa, Vescovo di Verona, il 30 dicembre 1897 ed ebbe termine il 21 agosto 1899. Come tutti i processi del genere esso constava di tre parti:
1. Raccolta degli scritti del Servo di Dio.
2. Raccolta di testimonianze e informazioni circa la sua fama di santità.
3. Raccolta di prove e attestati per dimostrare che al Servo di Dio non era stato reso nessun culto religioso.
È evidente per chiunque che 44 anni di ritardo avevano ridotto di molto il numero dei testimoni diretti; comunque primo fra essi volle e poté essere il Cardinale stesso.
La sentenza del Tribunale Diocesano e tutto il complesso dei documenti furono inviati a Roma ancora con del ritardo.
Tutto il Processo fu esaminato e discusso presso la Sacra Congregazione dei Riti il giorno 20 febbraio 1906. Il susseguente 2 marzo il Santo Padre Pio X segnava la Commissione per l'Introduzione della Causa del Servo di Dio.
Secondo il vecchio Diritto, da quel momento spettava al Bertoni il titolo di Venerabile. Secondo il nuovo Diritto, invece, tale titolo viene concesso solo dopo il riconoscimento canonico della eroicità delle virtù.
Il Processo Apostolico, ossia quello fatto per indizione e con l'autorità della Santa Sede, comprende molte fasi.
Nella sua duplice fase di Incoativo e Continuativo fu dichiarato chiuso il 15 gennaio 1925. Il giorno 27 dicembre 1929, venne discussa in Roma presso la Sacra Congregazione dei Riti, e venne approvata la validità dei Processi fatti sia per Autorità Ordinaria, sia per Autorità Apostolica.
L'indomani il S. Padre Pio XI si degnò di ratificare la sentenza della Congregazione.
Circa lo stesso tempo fu istituita dal Papa una speciale Sezione Storica presso la S. Congregazione dei Riti. Ad essa furono affidate parecchie incombenze, nel numero delle quali rientrava anche l'incarico di rivedere le Cause in corso. Per questo motivo anche la Causa del Bertoni dovette subire un arresto.
In questi trent'anni si è lavorato assai per raccogliere nuovo materiale storico informativo, come pure per rivedere ed interpretare meglio quanto già si conosceva.
Ora si attende il Processo o Discussione sulla eroicità delle Virtù.
Detta Discussione si fa per legge in tre Congregazioni o Sessioni o Adunanze: la Congregazione Antipreparatoria - la Congregazione Preparatoria - la Congregazione Generale.
Essendo state ampiamente soddisfatte le richieste della Sezione Storica non ci resta che bene sperare per la nuova fase del Processo Apostolico. Contemporaneamente a questi nuovi procedimenti, se e dove avvenissero dei miracoli operati per intercessione del Venerabile, si fanno i processi locali per stabilire la natura del fatto e fornire la connessa documentazione (medica o d'altra natura) da presentare poi a Roma, dove le grazie e i miracoli vengono ulteriormente vagliati.
Per ottenere la Beatificazione si richiedono almeno due miracoli; per ottenere la Canonizzazione o Santificazione se ne richiedono altri due, che siano stati operati dopo la Beatificazione ufficiale.
I biografi del Bertoni riferiscono varie grazie da lui operate sia durante la sua vita, sia dopo la sua morte. Sono fatti e cose non numerose, non vistose, quindi non tali da aggiungere all'uomo vasta fama di taumaturgo. Tanto più che, forse per un malinteso spirito di nascondimento, non se ne fece gran conto.
Qualche maggiore attenzione si ebbe quando anche per il nostro Servo di Dio cominciò a profilarsi la Causa di Beatificazione.
Si raccolsero alcuni fatti, si richiesero documenti e se ne fece presentazione al Processo Informativo: 1897-1899.
Negli anni che seguirono si ebbero ancora guarigioni e favori operati dal Venerabile, ma, fosse per imperizia, fosse per difficoltà delle circostanze, non ci si preoccupò di redigerne una documentazione scientifica tale da far valere i detti fatti dinanzi al giudizio dell'Autorità.
Tutto ciò nel periodo che corre dal 1901 al 1922.
Dopo la pubblicazione della Vita scritta dal P. Giuseppe Fiorio (1922) ci si mise al passo col nuovo Codice di Diritto Canonico, anch'esso allora di recente promulgazione (1918).
Ora, da circa vent'anni, sembra che il Ven. Gaspare attiri singolarmente la fiducia di molte anime nella Provincia Stimmatina di Santa Croce, cioè nel Brasile. Le relazioni che ci vengono di là riportano non di rado cose assai consolanti, dove tratto, tratto emergono fatti che fanno pensare davvero ad interventi ultraterreni.
Per animare la fiducia dei lettori e quella di tutti nel ricorso a Dio per mezzo del Bertoni, soggiungiamo qui una decina di brevi relazioni circa grazie ottenute ad intercessione di lui.
Su di esse riserviamo ogni giudizio alla competente Autorità Ecclesiastica. Avvertiamo inoltre che intorno ai fatti numero 1 e numero 5 sono già stati fatti in Brasile i Processi Apostolici locali.
Noi vogliamo sperare che fra tante grazie si possano trovare presto almeno due miracoli validi per la Beatificazione del nostro amato Padre.
1 - (1937).
Padre Giuseppe Anselmi, della Congregazione dei Padri Stimmatini, trovandosi a Rio Claro (Stato di San Paolo - Brasile) nel 1936, allora in età di anni 22 e ancora studente, fu operato di ulcera al duodeno. In seguito alla operazione, anziché migliorare, andò sempre peggiorando. Nell'aprile del 1937 fu ricoverato nell'ospedale Umberto I di S. Paolo, dove fu costatata la necessità di un altro intervento chirurgico, il quale però non si poté fare per la estrema debolezza del malato.
Ritornato a Rio Claro il malato continuò a sentire dolori, specialmente dopo i pasti. Il suo nutrimento era ridotto a qualche frutto e a qualche biscottino. Qualunque altro cibo gli causava dolori atroci.
Nel maggio cominciò anche a soffrire frequenti vomiti, nei quali si scorgevano grumi di sangue oscuro, finché il 22 maggio ebbe una abbondante ematemesi con la quale vomitò circa un litro di sangue di colore vivo con coaguli neri. Il medico, chiamato di urgenza, ordinò, insieme con altre cure, una trasfusione di sangue, la quale però non poté essere fatta che in minima parte per la difficoltà di trovare una vena, essendo i vasi vuoti di sangue.
Il caso era disperato. Da un'ora all'altra si attendeva la morte. Al malato furono amministrati gli ultimi Sacramenti.
Intanto in casa si cominciò a pregare la SS. Trinità per ottenere la guarigione per intercessione del Ven. Bertoni.
Una sua reliquia fu posta sotto il cuscino dell'infermo. Il malato continuò nelle stesse condizioni altri tre giorni, a completo digiuno. Poteva inghiottire solo qualche cucchiaio di acqua minerale. Il suo aspetto era bianco-pallido, con una tendenza al giallo cadaverico; il respiro era impercettibile e il polso estremamente debole.
La sera del 25 maggio, con grande precauzione, l'infermo fu trasportato all'ospedale dove le sue condizioni rimasero immutate nei giorni 26 e 27.
La mattina del 28 maggio, dopo aver fatta la Comunione, P. Anselmi si sentì ispirato ad invocare l'intercessione del Ven. Bertoni. Prese tra le mani la reliquia che teneva sotto il cuscino e rivolse alla SS. Trinità una preghiera domandando la istantanea e perfetta guarigione. Con un po' d'acqua inghiottì un filamento del panno di cui constava la reliquia, e sull'istante si sentì rinato a vita nuova. Chiese subito da mangiare, ed avendone ricevuto il permesso come soddisfazione di un ultimo desiderio, mangiò con appetito ogni sorta di cibo, senza risentirne alcun disturbo.
Chiese i vestiti per alzarsi, e quando gli furono dati, il giorno 29, si alzò e rimase alzato tutto il giorno, girando per l'ospedale e parlando con gli ammalati, senza sentire stanchezza.
Il giorno 30 usciva dall'ospedale perfettamente guarito.
2 - (1946)
Nel luglio 1946, a Marina di Campo in Toscana (Elba-Livorno) un giovane di 22 anni di nome Glauco fu colto all'improvviso da febbre altissima accompagnata da emissione abbondante di sangue dalla bocca.
Fu chiamato prima un medico, e poi anche uno specialista, che riscontrarono una tubercolosi polmonare galoppante e che consigliarono il trasporto del malato all'ospedale di Livorno.
Anche là il caso fu giudicato gravissimo e senza alcuna speranza di guarigione. In quei giorni si trovava casualmente a Marina del Campo una parrocchiana di S. Croce Flaminia in Roma, che consigliò i familiari ad implorare l'intercessione del Ven. Bertoni, del quale lei teneva una immagine con preghiera.
D'accordo con i familiari ne parlò al Parroco, che indisse un pubblico triduo di preghiere per ottenere la guarigione del malato per la intercessione del Ven. Bertoni. Fino dal primo giorno del triduo cominciarono ad arrivare da Livorno notizie consolanti: il malato migliorava visibilmente e con una rapidità sbalorditiva, cosicché dopo pochi giorni poté essere dimesso dall'ospedale. Un esame radiologico eseguito qualche mese più tardi non palesava più nessuna traccia della lesione avuta, e il medico curante dichiarò alla famiglia che quella guarigione era un fatto umanamente inspiegabile.
3 - (1947)
Nel 1947 il giovane ventiduenne Lino Cengiarotti, di Caldiero (VR), giaceva a letto da 56 giorni per una pleurite unilaterale di gravità allarmante. Erano stati estratti in più volte tre litri di liquido, ma esso non accennava a diminuire. Il medico, preoccupato per la ostinazione del male, che minacciava di estendersi anche all'altro lato, consigliò la famiglia di ricoverare l'infermo all'ospedale.
Fu nel momento di maggiore sconforto, nel costatare l'insufficienza dei mezzi umani, che il malato ed i suoi familiari pensarono di ricorrere all'aiuto celeste. Cominciarono una novena di preghiere per domandare a Dio la guarigione per intercessione del Ven. Bertoni. Al termine di essa il malato fu trasportato in camera di medicazione per una nuova estrazione di liquido (di cui poco prima si era costatata la presenza) ma il medico, con sua grande sorpresa, riscontrava che il liquido era scomparso. Con la stessa rapidità inspiegabile cessava la febbre, cessavano tutti gli altri sintomi, e l'ammalato si avviava a perfetta guarigione.
Bastarono pochi giorni perché il malato riprendesse completamente le sue forze.
4 - (1948)
La signora Rosetta Giuliani, di S. Michele Extra (VR) nel 1948 si ammalò di appendicite complicatasi rapidamente con peritonite, e fu trasportata all'ospedale in stato molto grave.
I medici giudicarono il caso disperato, ed anzi, alla prima sera, dissero che l'ammalata sarebbe morta durante la notte. Un chierico stimmatino, che conosceva l'inferma, diede ad essa una immagine con reliquia del Ven. Bertoni e la consigliò di raccomandarsi a lui.
Piena di fiducia ella coi suoi familiari cominciò un triduo di preghiere, domandando al Signore la guarigione per la intercessione del Servo di Dio. Ben presto l'ammalata vide l'effetto delle sue suppliche. Quasi immediatamente cominciò a migliorare e poté essere dichiarata fuori pericolo. Dopo pochi giorni veniva dimessa dall'ospedale del tutto guarita. Tutti videro in questo fatto un intervento straordinario del Ven. Bertoni, che l'inferma insieme coi suoi familiari aveva tanto invocato.
5 - (1950)
Nel maggio 1950 il signor Raimondo Zanatta, di Palmeira (S. Paolo - Brasile) notò nella propria faccia e per tutto il corpo un esteso gonfiore ed avvertì una sensazione di grave malessere e di prostrazione.
Le urine assai scarse erano di colore oscuro. Si fece esaminare dal medico, che lo riconobbe affetto da nefrite acuta e lo fece ricoverare all'ospedale di Casa Branca.
L'esame del malato eseguito all'ospedale mise in evidenza: ipertensione arteriosa, che nonostante tutte le cure andò sempre crescendo; azotemia di gr. 1,60 per litro; temperatura di 39 gradi.
La diagnosi fatta da parecchi medici fu: nefrite azotemica.
Nel corso della malattia l'infermo ebbe tre gravi crisi di edema polmonare. A nulla valsero i salassi e la altre cure prestate dai medici. Anzi le sue condizioni andarono rapidamente aggravandosi per la comparsa di gravi fatti tossici. Il giorno 10 giugno tutti i medici dell'ospedale davano il caso per disperato, con previsione di morte a breve scadenza. Furono informati i parenti, che accorsero in gran numero al letto del malato, al quale nel frattempo erano stati amministrati gli ultimi Sacramenti.
Perduta ogni speranza nei mezzi umani, il P. Gino Righetti, stimmatino, che aveva amministrata l'estrema unzione, diede al malato una immagine con reliquia del Ven. Bertoni ed invitò tutti i presenti ad invocare l'intercessione del Servo di Dio, pregando la SS. Trinità che volesse concedere la guarigione per la glorificazione del Ven. Bertoni.
A quella preghiera si unì, come meglio poté, anche l'infermo.
Subito dopo la preghiera egli dichiarò di avvertire una sensazione di benessere; si calmò, venne a cessare la tosse, e poté prendere sonno, cosa che non aveva potuto fare da molti giorni. Svegliatosi domandò da mangiare e mangiò con appetito. La febbre diminuì; il respiro divenne regolare, e nella notte dormì di un sonno tranquillo.
Il mattino seguente, sentendosi in buone condizioni, chiese di alzarsi ma non gli fu concesso. I medici costatarono un grande miglioramento dell'ammalato e lo dichiararono fuori pericolo.
Il giorno 12 giugno (giorno anniversario del transito del Bertoni) poté alzarsi alcune ore, ed il giorno 22 veniva dimesso dall'ospedale perfettamente guarito.
Tutti quelli che conobbero questa guarigione, ivi compresi i medici, ritengono che sia intervenuto un vero miracolo operato per intercessione del Ven. Bertoni.
6 - (1950)
La signora Maria Domingos di Araquara (Brasile) soffriva da qualche anno di crisi di dolori acuti addominali, che le portavano persino la perdita della conoscenza.
In famiglia si pensava trattarsi di coliche epatiche, ma un esame radiologico eseguito nel settembre 1950 fece costatare la presenza di un tumore al duodeno, tumore che richiedeva assolutamente un pronto intervento chirurgico. Siccome l'inferma si trovava in uno stato di estrema debolezza, i familiari non acconsentirono all'operazione e cominciarono invece, una novena al Ven Bertoni per chiedere la guarigione.
Nel secondo giorno della novena l'inferma cominciò a sentirsi meglio; nel terzo giorno, con grande sorpresa e quasi spavento, i familiari la videro comparire in cucina all'ora del pranzo e sedere con loro a tavola. Mangiò ogni sorta di cibo senza sentire alcun dolore: era perfettamente guarita, e da quel giorno poté riprendere le sue ordinarie occupazioni.
7 - (1952)
Il bambino Antonio Fenile, nato a Columbia (Brasile) il 2 gennaio 1948, fin dai primi mesi della sua esistenza, risultò affetto da grave infiammazione agli occhi, tanto che era obbligato a tenerli sempre chiusi. In seguito comparve anche una macchia sulla cornea dell'occhio sinistro, che produceva gravi disturbi al bambino.
Avendo portato il piccolo infermo a visitare, diversi medici riscontrarono una gravissima congiuntivite ad entrambi gli occhi ed una flittena sulla cornea dell'occhio sinistro.
Furono prescritte speciali cure che furono continuate per due anni e mezzo, senza alcun vantaggio. Nel febbraio 1952, dopo aver portato ancora una volta il bambino dal medico specialista, i genitori, passando per Marilia, entrarono nella chiesa parrocchiale per farlo benedire da un sacerdote. Il P. Ferruccio Tribos, stimmatino, dopo averlo benedetto esortò i parenti a ricorrere al Ven. Bertoni per ottenere la guarigione, e diede loro una immagine con reliquia del Servo di Dio.
Nello stesso giorno fu cominciata una novena. Alla fine di quel giorno le condizioni del bambino parevano peggiorate, ma nel giorno seguente si cominciò a notare un leggero miglioramento, che nel terzo fu nettissimo. Era scomparsa tanto la infiammazione agli occhi, quanto la flittena corneale, ed il bambino non accusava più nessun dolore.
8 - (1953)
La signora Benilde Petrucci, della Parrocchia di Santa Croce Flaminia in Roma, nell'ottobre del 1951 si ammalò di una grave forma di nefrite, tanto che alla sua orina era frammista grande quantità di sangue e di pus. Fu visitata da due medici e per diciotto mesi praticò le cure da essi prescritte senza ottenerne alcun risultato. Nel maggio del 1953 fece ricorso ad un altro medico specialista che, dopo un esame radiologico, emise il sospetto di tumore al rene sinistro. Si ritenne di dover sottoporre la paziente al più presto ad operazione, ma essa ricusò assolutamente, sia per la sua età (72 anni), sia per lo stato di estrema debolezza in cui si trovava. Ricorse invece al Bertoni, del quale teneva un'immagine, pregandolo con grande fiducia.
La notte del 17 giugno 1953 parve all'ammalata di vedere il Venerabile, che le copriva tutta la persona con un mantello e le diceva: “Il caldo ti fa bene”. In quel momento ella ebbe una sensazione di benessere e disse: “Mi sento bene; sono guarita”. E davvero da quell'istante si trovò perfettamente guarita: non ebbe più perdita di sangue, né sentì più disturbo alcuno.
9 - (1953)
Il bambino Sebastiano Casani, di anni 13, da Gemona del Friuli (UD) nell'agosto del 1953 fu ricoverato in gravi condizioni all'ospedale, essendo affetto da una grave forma di itterizia, con infiammazione intestinale. La zia Giuseppina, vedendo che le cure prescritte dai medici rimanevano infruttuose, ricorse al Ven. Bertoni. Tenendo fra le mani una immagine del Servo di Dio, con grande fede lo supplicò di salvare il nipotino ammalato. La risposta alla preghiera non si fece attendere molto. Il bambino, infatti, cominciò subito a migliorare, e dopo pochi giorni poté uscire dall'ospedale in perfetta salute.
10 -
Molte altre persone ricorrono alla intercessione del Servo di Dio, in qualunque loro bisogno e necessità, e sempre esperimentano la sua protezione.
La signora Elvira Savoia di Bussolengo (VR) essendo stata colta da dolori alla gola e allo stomaco (nel 1948) si rivolse al Venerabile con un triduo di preghiere: i dolori scomparvero. Un'altra volta avendo il marito disoccupato da parecchi mesi si rivolse al Bertoni con un altro triduo e alla fine delle preghiere il marito trovò lavoro.
Una signora di Verona scriveva nel 1956: “Mi trovavo in un momento difficile e di grande abbattimento morale. Ho pregato il Bertoni ed ho fatto fare una novena al mio nipotino, che ha verso il Bertoni una particolare devozione. Alla fine della novena la croce si è fatta meno pesante e molte difficoltà si sono appianate.
Invio un ringraziamento al caro Venerabile e mi metto sotto la sua protezione”.
Un'altra signora, pure di Verona, scriveva nel 1955: “Ancora una volta ho il dovere di esprimere la mia riconoscenza al Ven. Bertoni, che continuamente si degna di benedire la mia famiglia e di esaudirmi ogni qualvolta che mi rivolgo a lui per aiuto. Lo pregai per mio marito, che doveva subire una operazione, e l'operazione riuscì felicemente; lo pregai per una causa di interessi fra parenti, e la causa si è conclusa senza troppe complicazioni. Mio figlio ha pure lui per il Bertoni tanta devozione e lo prega ogni giorno”.
Venerdì 22 febbraio 1957